Dopo due anni di indiscrezioni, indagini e giornalisti arrestati (Kostas Vaxevanis, direttore del settimanale Hot Doc) il Parlamento greco ha deciso: tra venti giorni l’ex ministro delle Finanze Iorgos Papacostantinou sarà processato da un tribunale speciale. In nottata il sì della Camera all’incriminazione. Per la prima volta dopo 25 anni, un ministro viene processato da un tribunale speciale. Era accaduto solo al vecchio Andreas Papandreou, padre padrone dei socialisti del Pasok e dell’intera Grecia per trent’anni. Ma Papacostantinou nega tutti gli addebiti e si paragona a Ocalan.
Su un minimo di 151 voti richiesti (la metà del Parlamento più uno) ci sono stati 166 sì per il reato di falsificazione, 206 per infedeltà alla Repubblica e 220 per violazione del dovere di ministro. I fatti risalgono a quando Papacostantinou era ministro delle Finanze nel governo guidato dal socialista Iorgos Papandreou. Fu destinatario della Lista Lagarde con i 2mila nomi di illustri evasori ellenici inviata dall’attuale numero uno del Fmi, Christine Lagarde (all’epoca dei fatti ministro nel governo Sarkozy) ad Atene per corriere diplomatico. Ma che nessun ministro, né Papacostantinou né il suo successore Evangelos Venizelos sotto il governo tecnico del banchiere Papadimos protocollarono.
Proprio Venizelos, attualmente vicepremier e ministro degli Esteri, è stato duramente attaccato da Papacostantinou in nottata, quando il Parlamento ha votato sul caso, con un “Ave Cesare”. Lasciando intendere che anche lui era della partita, per il fatto di non aver protocollato la lista e rivolgendogli parole durissime: “Ha colpito me per seppellire il caso. Così è diventato vicepremier”. Ma Papacostantinou, che rifiuta tutti i capi di accusa, avrebbe anche manomesso quella lista depennando tre sui parenti dallo scomodo elenco, come riportato da queste colonne pochi mesi fa.
Il caso della Lista Lagarde è detonato nel 2009 all’interno della crisi greca come un vero e proprio ordigno bellico, dal momento che al suo interno si celano numerosi misteri dell’ultimo decennio ellenico. Il primo giornalista a parlarne fu il cronista Sokratis Giolias, di cui proprio in questi giorni ricorre il terzo anniversario della morte: fu freddato sulla soglia di casa da un non meglio precisato nucleo rivoluzionario. Ma in tre anni gli investigatori non hanno nemmeno controllato il pc del cronista (come ha denunciato pubblicamente la sua compagna) né hanno mai rinvenuto tracce degli esecutori materiali. Il segno che chi tocca quella lista rischia di finire male si è avuto lo scorso ottobre, quando il primo giornalista a pubblicarla, Kostas Vaxevanis sul suo settimanale Hot Doc fu un attimo dopo arrestato dai Mat i nuclei antisommossa, con l’accusa di violazione della privacy e addirittura processato per direttissima.
In una delle pagine più tristi e antidemocratiche della storia recente del paese, con la notte del suo arresto in cui migliaia di messaggi di solidarietà furono twittati in rete, anche dall’attivista cubana Yoani Sanchez. Passando per una serie di illustri nomi che in quella lista figurerebbero come il faccendiere Stavros Papastravros, una specie di Bisignani dell’Acropoli, attualmente ancora primo consigliere economico del premier Antonis Samaras. O la faraonica cifra di 500 milioni di euro intestati ad una prestanome, Maria Panteli, ma che celerebbe la signora Margareth Papandreou, madre dell’ex premier Iorgos (che respinge ogni addebito).
O i riverberi del processo in corso all’ex ministro della difesa Akis Tsogatzopoulos, braccio destro di Papandreou senior, accusato di aver creato fondi neri da 100 milioni di euro per l’acquisto di armi da Germania e Francia e che in questi mesi di dibattimento sta vuotando il sacco. In una sorta di spy stories vergata da Joh Le Carrè, dove la parola fine non è stata ancora scritta. Intanto oggi sciopero generale di 24 ore in tutto il Paese: ospedali pubblici, treni, aerei e pubblico impiego. Maxi raduno in contemporanea ad Atene e Salonicco per protestare contro i tagli al pubblico impiego. La crisi non si ferma.
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