Desta ben più di una preoccupazione, la riorganizzazione prevista dal gruppo Eni per gli impianti denominati Refining & Marketing sparsi un po’ in tutta Italia, sia dal punto di vista occupazionale che della sicurezza. Secondo il piano di razionalizzazione, con cui “Eni intende recuperare la redditività nonostante la debolezza dello scenario”, sembra prevista una pesante riduzione del personale, circa un migliaio di lavoratori a livello nazionale, con l’eliminazione dei turni notturni, sostituiti dalla tecnologia, cioè da un unico centro in cui questi impianti verrebbero sorvegliati a distanza. Inoltre il primo intervento, in caso di necessità, passerebbe a carico delle comunità locali.

Si tratta di depositi nei quali sono stoccati e movimentati idrocarburi liquidi. In buona sostanza è in questi impianti che benzina, gasolio e petrolio vengono custoditi in grandi quantità per poi essere trasferiti su autobotti verso il loro utilizzo finale. Depositi particolarmente delicati che, infatti, rientrano all’interno della denominazione Rir, “Rischio incidente rilevante”.

Il piano riguarda i siti di Voltiano, Rho, Imperia, Ravenna, Calenzano, Ortona, Civitavecchia, Pomezia, Gaeta, Napoli, Vibo Valenzia, Porto Torres, Palermo, Sannazzaro, e Fiorenzuola.

Ed è proprio dal territorio in cui risiede uno di questi impianti, cioè quello di Fiorenzuola in provincia di Piacenza (che immagazzina fino a 71mila metri cubi di materiale altamente infiammabile e si estende per 122mila metri quadrati), che istituzioni, politica, sindacati e ambientalisti hanno lanciato l’allarme: “Il piano previsto da Eni, con la riduzione del personale, può andare in contrasto al mantenimento in sicurezza di questi depositi” ha affermato il sindaco della cittadina della Valdarda, Giovanni Compiani. “Anche perché – ha aggiunto – si tratta di siti che necessitano di una assidua sorveglianza 24 ore su 24”.

Sorveglianza, a quanto pare, che non potrebbe avvenire con la riduzione del personale ai minimi termini. Solo a Fiorenzuola è previsto un dimezzamento, con il passaggio da 24 a 13 unità. “Siamo preoccupati – ha detto anche Floriano Zorzella della Filtcem Cgil -, noi abbiamo fatto sapere all’azienda che serve mantenere molti più lavoratori, se no si apre un problema sicurezza per il pronto intervento in caso di incidente”.

Incidenti che, hanno poi spiegato i sindacati, possono andare al di là delle previsioni di ordinaria manutenzione. In questo senso, lo scorso anno, era stata presentata una interrogazione in Regione da parte del consigliere del Pd, Marco Carini dopo il terremoto che colpì l’Emilia, per sapere se l’impianto di Fiorenzuola era stato danneggiato. Pericolo scampato, grazie al fatto che la provincia di Piacenza non fu interessata dal sisma.

Ora però torna la preoccupazione, tanto che anche la Federazione della Sinistra, rappresentata a Bologna dal consigliere regionale Monica Donini, ha depositato una interrogazione in questi giorni in cui chiede “quali iniziative intenda assumere la Giunta per verificare se la riorganizzazione programmata da Eni possa portare ad un aumento del rischio per la cittadinanza e il territorio”. E la stessa richiesta, ha annunciato Rifondazione comunista, verrà portata in Comune.

Infine, anche Legambiente Piacenza ha manifestato tutte le sue perplessità: “Gli insediamenti industriali che trattano sostanze potenzialmente pericolose, devono essere gestiti con una particolare attenzione alla sicurezza del territorio che li ospita – ha scritto Laura Chiappa, presidente locale dell’associazione ambientalista – dal momento che possono costituire un grave rischio per l’ambiente e la popolazione in caso di incidenti che possono procurare contaminazione del suolo, delle acque o dell’aria” .

Entrando nello specifico del progetto di riduzione del personale Eni, ha aggiunto: “C’è preoccupazione, in particolare a Fiorenzuola il deposito è situato nel centro abitato vicino all’ospedale, alla stazione ferroviaria, alle scuole, in una zona densamente abitata e sopra un’area ad alta vulnerabilità della falda acquifera”. Così si chiede se “la tecnologia e l’automazione può sostituire le capacità professionali e di intervento nelle emergenze di un lavoratore altamente specializzato, ma soprattutto l’impianto di notte a fronte dell’eliminazione dei turni notturni. Chi garantirebbe la vigilanza e la sicurezza?”.

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