“Adesso mi dimetto”. “No, non mi dimetto più”. A parlare così, nell’arco di pochissime ore, è stato il sindaco di Alcamo, Sebastiano Bonventre (Pd), da un anno in carica. Un articolo di ilfattoquotidiano.it su una serie di intrallazzi elettorali avvenuti alle ultime amministrative, oggetto di indagine della Procura di Trapani, lo aveva indotto alle dimissioni. Le aveva anche scritte (la lettera era comparsa sul web e poi è sparita ma il sito Marsala.it è riuscito a riprenderla). Poi ci ha ripensato, dopo un incontro con il procuratore di Trapani, Marcello Viola, e un vertice con la sua maggioranza.
Per la Procura di Trapani nell’elezione di Bonventre c’è stato voto di scambio. L’inchiesta però non riguarda il sindaco, ma il suo maggiore referente politico, l’ex senatore Pd Nino Papania. Tutto è emerso da un’indagine su un attentato da lui subito. Intercettazioni rivelatrici: “Lui è stato servito e straservito, ora deve a me servire”; intercettazioni nelle quali si parla di denaro da dare in cambio di assunzioni e del “prezzo” di ogni voto.
Ma per la maggioranza a sostegno del sindaco “sono solo illazioni”. Si va avanti, hanno deciso. Il sindaco Bonventre è rimasto “fedele” a Papania, ha rifatto la Giunta trovando nuovi alleati, fuori dal centrosinistra. Estromessa Sel, dentro assessori espressione di altri “potenti”, come Massimo Melodia, vicino al senatore Pdl D’Alì, e il medico Giuseppe Simone (un passato nel centrodestra). Lo ha indicato un consigliere, Francesco Ferrarella, è del Pd, ma proviene dal biancofiore cuffariano ed è indicato in quota al “proposto” sorvegliato speciale Pino Giammarinaro, il “rais” della Salemi di Sgarbi. Ma deus ex machina resta sempre il senatore Papania che “comanda” ancora nonostante l’esclusione dalla competizione nazionale. Fu definito “impresentabile”, oggi pare pronto a schierarsi con Matteo Renzi.
Il nome del senatore Papania lo si ritrova in diverse indagini, come quella che ha visto l’arresto per mafia del suo factotum Filippo Di Maria, o ancora in un’inchiesta palermitana sull’Aimeri (società per la raccolta dei rifiuti): avrebbe evitato che l’impresa fosse multata per gravi disservizi, in cambio avrebbe avuto garantite assunzioni e “una penna col diamantino”. Attorno al sindaco Bonventre poi ci sono altre ombre. Tra i firmatari della mozione a suo favore c’è Antonio Fundarò, si è dovuto dimettere da capogruppo Pd ma è rimasto consigliere nonostante una condanna per avere ottenuto col trucco una cattedra e con precedenti per furto, atti osceni, e molestie.
In questo clima i consiglieri della maggioranza ad Alcamo hanno gettato alle ortiche le indagini e si sono detti solidali con Bonventre, ma gli hanno scritto l’agenda dei prossimi mesi: ”piani costruttivi dell’edilizia”, “spesa dei finanziamenti europei” e infine “welfare cittadino a misura d’uomo”. Ovviamente tutto in nome del bene cittadino, come dicevano già in campagna elettorale, mentre c’era chi comprava i voti.