Sì unanime dell’Aula della Camera alla nuova normativa per il contrasto del reato di scambio elettorale politico-mafioso, che era stato licenziato nei giorni scorsi dalla Commissione giustizia. E il ddl, approvato senza modifiche, prevede da quattro ai dieci anni di carcere per chi scende a patti con la mafia per ‘comprare’ il voto dei cittadini.
Le tensioni in Aula, però, non sono mancate. Colpa degli emendamenti presentati dal Pdl che puntava a ‘smontare’ il ddl. Cinque in totale, a firma del capogruppo Pdl in commissione Giustizia della Camera Enrico Costa e del presidente della commissione Affari Costituzionali Francesco Paolo Sisto: l’emendamento 1.51 chiedeva di passare alla reclusione da 2 a 6 anni, l’emendamento 1.22 da tre a otto anni. Gli altri tre emendamenti miravano a modificare la previsione della “altra utilità” in cambio della quale si configura il voto di scambio. E chiedevano che tale utilità fosse “patrimoniale” o “valutabile economicamente” o “suscettibile di valutazione economica”. Le proposte, però, erano subito state stoppate dal Partito Democratico, e il Pdl aveva deciso di ritirare gli emendamenti in extremis. Così alla fine il ddl è stato provato all’unanimità senza modifiche. Il testo quindi passa adesso al vaglio del Senato. Dopodiché, se verrà approvato, diventerà legge.
Una legge più stringente sullo scambio elettorale politico-mafioso era un obiettivo già tentato, ma mancato, nelle scorse legislature. Attualmente, l’articolo 416-ter punisce infatti (con la reclusione da 7 a 12 anni) soltanto chi “ottiene la promessa di voti” con metodi mafiosi, “in cambio di denaro”. La nuova legge, invocata con forza anche dal movimento dei ‘braccialetti bianchi’ dell’associazione Libera, prevede invece che possa essere punito con la reclusione da 4 a 10 anni sia il criminale che procaccia i voti, sia il politico che “accetta consapevolmente” quel procacciamento. Inoltre, stabilisce che il reato esiste non solo quando si compra un voto con il denaro, ma anche quando viene “erogata altra utilità“.
Grande soddisfazione da parte delle forze politiche, alla fine ricompattate al momento del voto. “Il testo – dice Enrico Costa – “è una prova di maturità, perché si partiva da posizioni distanti”. “Con il voto di oggi abbiamo dato un importante segnale di determinazione e unità nella lotta alla criminalità organizzata. Un segnale di speranza, frutto anche della convergenza tra la volontà legislativa e la mobilitazione civile rappresentata dal movimento dei ‘braccialetti bianchì”, ha dichiarato Rosy Bindi del Pd. Per il deputato di Sel, Claudio Fava, “Per la prima volta una buona legge di contrasto alla mafia non è la risposta a un lutto ma a una sfida di civiltà, sfida rivolta alla politica da Don Luigi Ciotti e dagli oltre 250mila italiani che hanno sottoscritto la proposta di sanzionare in modo più esplicito lo scambio elettorale tra mafiosi e politici”. E proprio don Ciotti ha commentato l’approvazione del nuovo 416 ter come “un piccolo ma significativo passo avanti: Si tratta ora di procedere su questa strada, perchè i passi da fare sono ancora molti. Con una certezza: che quando si uniscono le forze – e ciascuno, nel suo ambito, fa la sua parte – si costruisce cambiamento. E’ sempre il noi che vince”, ha detto il presidente di Libera. Più prudente il commento da parte del Movimento 5 stelle: “E’ un leggero miglioramento ma non una rivoluzione. Per questo al Senato lotteremo per migliorarla”. Così il deputato del Movimento 5 Stelle Andrea Colletti, subito dopo la votazione in Aula. “Purtroppo il testo è il risultato di un compromesso al ribasso tra Pd, Pdl e Scelta civica. Abbiamo provato a migliorarlo, ma i gruppi sono stati sordi alle nostre richieste di buon senso”, aggiunge Colletti. “Volevamo estendere la fattispecie per rendere molto più semplice il lavoro della magistratura – spiega – Così com’è, la legge rende difficile condannare i politici senza provare l’effettivo accordo per il voto di scambio”.