Intervistato a Londra da Christiane Amanpour, il presidente del Consiglio torna sul caso che ha coinvolto il ministro dell'Integrazione. E spiega che l'Italia, che "non ha bisogno di nessun salvataggio", "è uno dei Paesi più virtuosi in Europa"
“Calderoli se ne deve andare, deve lasciare l’incarico. Gli ho chiesto di dimettersi”. Il presidente del Consiglio Enrico Letta, in un’intervista da Londra all’anchorwoman di Cnn International Christiane Amanpour, torna sul caso Kyenge che, spiega, “è stato uno choc per l’Italia” e “una vergogna”, e precisa di avere domandato personalmente al vice del Senato, indagato dalla procura di Bergamo per gli insulti al ministro, di fare un passo indietro. “La mia scelta di chiedere a Cécile Kyenge di essere ministro – prosegue – è stata una scelta molto chiara per il Paese. Gli italiani devono comprendere che l’integrazione interna è una delle maggiori questioni per il futuro e il messaggio era molto chiaro”, ha detto.
Nel corso dell’intervista Letta ha anche parlato della situazione economica dell’Italia che “non ha bisogno di salvataggi” e che oggi è uno dei Paesi “più virtuosi in Europa e – ha aggiunto – siamo più che mai determinati a tenere sotto controllo il nostro bilancio e a non far ripartire il deficit ed il debito”. “Certo – aggiunge Letta – restano molti problemi, come la crescita, la disoccupazione e l’elevato debito pubblico. E anche quello dello sviluppo e dell’ammodernamento delle infrastrutture, soprattutto al Sud’’.
Letta, presentato dall’intervistatrice come “il più giovane premier italiano di sempre che crede fortemente nell’Europa”, ha quindi spiegato l’importanza del progetto ‘Destinazione Italia’ per attrarre investimenti da qui al 2015, quando nel nostro Paese si svolgerà l’Expo. Infine, la riforma della politica per recuperare la fiducia degli italiani. Una riforma, dice, che passa per la riduzione del numero dei parlamentari, per il monocameralismo e per una serie di misure per rendere il sistema più efficiente e credibile. Vedi l’abolizione dei doppi stipendi per chi ha incarichi di governo.