Tremano e tramano. I vertici di Fonsai e di Premafin – “asserviti” alla famiglia secondo il gip di Torino – hanno paura delle conseguenze dell’indagine avviata nell’aprile 2012 dalla Procura di Torino e la Guardia di Finanza sui bilanci della compagnia assicurativa e che ha portato agli arresti della famiglia Ligresti. Per questo si incontrano, parlano, prendono iniziative, “istruiscono” i testimoni, additano altri responsabili e organizzano “viaggi”. Dall’ordinanza emergono anche tutti i benefit di cui ha goduto la Ligresti family.

“Speriamo che ci si ferma a queste ipotesi qua… che non salti fuori la corruzione”.  Tremano gli ex amministratori delegati Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta mentre parlano al tavolo del caffè Norman a Torino il 29 maggio scorso. Temono che dalle indagini emergano non solo le conferme dei bilanci falsati, ma anche episodi di corruzione. A esprimere questa preoccupazione è l’ex amministratore delegato di Fonsai e di Milano Assicurazioni Marchionni che dice a Erbetta: “Speriamo che ci si ferma a queste ipotesi qua, che non salta fuori tutta la storia della parte immobiliare e della corruzione altrimenti viene fuori un casino”. Allude a due episodi: le compravendite immobiliari (forse quella degli Atahotel, o forse gli interessi immobiliari più ampi dei Ligresti) e la corruzione, della quale non è emerso nulla. Almeno finora. 

Erbetta in compenso non si perde d’animo. Quando un dipendente di Fonsai viene chiamato dai pm Vittorio Nessi e Marco Gianoglio per essere interrogato, cominciano le sue telefonate per incontrare i futuri testimoni e istruirli. Al vicedirettore generale Ettore Rigamonti dice: “Bisogna decidere insieme che cosa dire a quella persona di Firenze (parlano di Alberto Marras, altro vicedirettore generale) perché ieri è venuto fuori che lo chiamano su tua indicazione e quindi bisogna istruirlo”. Un altro teste, il controller Mario Bellucci, è stato contattato da Erbetta e poi invitato negli uffici di Fondiaria a Torino prima dell’interrogatorio: “Ha insistito più volte chiamandomi tre volte nel giro di pochi giorni”, svela ai pm il teste. Il 14 maggio, dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia, l’ex ad cerca di comunicare con Marchionni tramite l’autista, mentre per parlare con Rigamonti organizza un incontro nello studio di un avvocato, al quale quest’ultimo non vuole partecipare. Ma non è tutto: gli ex ad Erbetta e Marchionni si mettono alla disperata ricerca del consulente della procura. In questo clima “stante i plurimi fronti in cui gli indagati sembrano muoversi per conoscere lo stato delle indagini – scrive il gip Silvia Salvadori -, ogni attività dell’ufficio si stata temporaneamente congelata”. 

Giulia Maria e il complotto della banche e dei salotti che contano. Per Giulia Maria Ligresti sono altri a tramare. Ai pm che la interrogano per tre volte parla solo di un “complotto delle banche e dei salotti che contano”. È una delle poche cose che ha spiegato: la prima volta che è stata interrogata si è presentata spontaneamente e non ha spiegato come viene redatto il bilancio, poi ha detto di non interessarsi alla questione Fonsai. La donna ha parlato ai pm di un dossier che stava preparando e che è stato sequestrato nella sua abitazione. Il documento era “finalizzato a dimostrare come il progetto di integrazione di Fondiaria-Sai spa e di Milano Assicurazioni spa con Unipol non sia altro che il risultato di un disegno ordito da Unicredit e Mediobanca, esclusivamente finalizzato ad estromettere la famiglia Ligresti dalla Compagnia”. Un pensiero che ha espresso pure a maggio in un’intervista all’Adnkronos.  

Intanto, mentre l’indagine matura, secondo i magistrati la famiglia Ligresti si prepara a un eventuale uscita dalla scene italiane. D’altronde don Salvatore e figli hanno a disposizione case in Svizzera, voli con aerei privati e altro. Marchionni al telefono parla invece dei viaggi di Paolo Ligresti tra la Svizzera e le Cayman: “Lo seguiranno poi anche gli altri”, dice. Per il gip c’è il “rischio concreto che i componenti della famiglia Ligresti decidano di allontanarsi dalla giurisdizione nazionale”. 

Tutti i benefit della Ligresti family: dalle auto di lusso ai compensi milionari. Auto di lusso, prestigiosi appartamenti a Roma e Milano, segretarie e collaboratori. Il tutto a carico di Fonsai. Sono i benefit che erano riservati ai Ligresti e che vengono elencati (per quasi tre pagine) dal gip Silvia Salvadori per dimostrare che, a differenza di quanto avevano affermato gli interessati, la famiglia ha avuto un ruolo attivo nella vicenda e “ha goduto della politica manageriale che ha portato al graduale depauperamento della società”. Il giudice, nell’ordinanza, rileva che a fronte della “caduta vertiginosa” del titolo Fondiaria-Sai, e dei due aumenti di capitale che hanno avuto come conseguenza “la distruzione del valore delle azioni acquistate da migliaia di risparmiatori”, il gruppo dirigente è stato “ben retribuito”. Nel triennio 2008-2010, Jonella Ligresti ha percepito – si legge – compensi per 9 milioni, Giulia Ligresti per 3,4 milioni, Antonio Talarico per 8 milioni, Fausto Marchionni per 15 milioni, Gioacchino Paolo Ligresti per 10 milioni, Emanuele Erbetta per 2.8 milioni. Secondo il gip “le società a monte della catena partecipativa di Fondiaria-Sai sono nel complesso delle scatole vuote, non in grado di produrre alcuna risorsa patrimoniale”. E il gruppo dirigente “si è reso disponibile a favorire interessi che esulavano anche da quelli propriamente dell’ente, ma con società correlate riferibili a Salvatore Ligresti”: si tratta di “operazioni immobiliari i cui vantaggi economici non erano certo per Fonsai”.

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