Dai palazzi della politica a quelli della giustizia. Il caso Shalabayeva- Ablyazov arriva in Procura. Gli inquirenti hanno deciso di acquisire la relazione del capo della polizia Alessandro Pansa. Il dossier è stato inserito nel fascicolo già avviato dai pm su alcuni documenti, tra cui il passaporto, in possesso della moglie del dissidente kazako rispedita nel suo paese con la figlia di sei anni con un’operazione che da giorni sta mettendo in imbarazzo il governo per modi e tempi e con il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha riferito alle Camere come l’esecutivo fosse all’oscuro di tutto.
Nel fascicolo aperto alcune settimane fa dal pm Eugenio Albamonte, Alma Shalabayeva risulta indagata per i reati previsti dagli articoli 497 bis e 648 del codice penale: ovveri possesso di documenti falsi e ricettazione. La decisione di acquisire la relazione del capo della polizia è giunta al termine di una riunione svolta nell’ufficio del procuratore capo Giuseppe Pignatone. Dopo aver analizzato l’informativa di Pansa i pm potrebbero avviare una serie di nuovi atti istruttori. Tra questi ascoltare Alma Shalabayeva, tramite rogatoria.
Nella relazione il primo poliziotto offre la versione ufficiale dei fatti: “L’Interpol per statuto non inserisce nei suoi bollettini di ricerca rifugiati e ricercati per motivi politici e nel caso di Mukhtar Ablyazov non diceva che aveva ottenuto uno status di rifugiato a Londra – dice Pansa in audizione alla commissione Diritti umani del Senato – Il fatto che un diplomatico attivi direttamente organi dell’esecutivo e sia andato in questura per la denuncia rientra in uno schema di totale normalità, capita, ma la presenza massiccia delle autorità kazake in questura è un difetto per cui la vicenda non è stata gestita correttamente. Si tratta comunque di una disfunzione del sistema non mancanza di singole persone. Al gabinetto del ministro sono state date solo informazioni sulla ricerca del latitante e non sulla successiva espulsione” prosegue Pansa.
E’ ”grave” che gli avvocati della famiglia Ablyazov sostengano di non aver avuto accesso agli atti che hanno riguardato l’espulsione di Alma Shalabayeva. “A loro è stato fornito verbale di accesso agli atti – sostiene Pansa – Alma Shalabayeva non ha mai esibito il suo permesso di soggiorno in area Schengen, non so perché non lo ha fatto, avrà avuto motivi suoi e non ha mai fatto richiesta asilo, non so se il giudice di pace ha dimenticato di verbalizzarlo. Potevano segnalarlo gli avvocati, ma ciò non è avvenuto, potevano andare all’ufficio immigrazione che accoglie sempre i legali”. Al capo della Polizia non “risultano” telefonate dai diplomatici kazaki al capo di Gabinetto Giuseppe Procaccini, che ieri si è dimesso, mentre i diplomatici si trovavano all’aeroporto di Ciampino in attesa di imbarcare Shalabayeva e figlia sull’aereo diretto ad Astana. La piccola Alua, “non è stata espulsa, perché le norme vietano l’espulsione di minori. Abbiamo chiesto alla signora se voleva lasciare la figlia in Italia alla sorella, ma lei ha voluto che la bimba le fosse consegnata” spiega il capo della Polizia che sottolinea l'”invasività” dei diplomatici kazaki che chiedevano la cattura di Mukhtar Ablyazov. Inoltre “non mi risulta che i ministri lfano e Bonino prima dell’1 giugno sapessero dell’espulsione di Alma Shalabayeva”. Infine la conferma che nell’operazione sono stati impiegati una trentina di agenti nel blitz alla villetta di Casal Palocco per catturare Mukhtar Ablyazov perché l’uomo era stato segnalato come un soggetto pericoloso protetto da persone armate.
Secondo Pansa non c’è stata alcun tipo di violenza: “Non vedo perché bisogna dare credito alle affermazioni” di chi ha denunciato violenze da parte degli agenti intervenuti nel caso Ablyazov e “non a quelle dei poliziotti: io conosco la squadra mobile della Capitale, sono bravissimi”. In un memoriale Alma Shalabayeva ha parlato di poliziotti con catene d’oro che gridavano “siamo la mafia”, ma Pansa non dà credito a questa versione. “Io – spiega – poliziotti con catene d’oro non ne ho visti, mancavano solo spaghetti e pistole, si tratta di stereotipi”. Su Procaccini aggiunge “è stato informato delle ricerche del latitante e dell’esito delle ricerche, ma nessuna informazione ha avuto dal Dipartimento sull’allontanamento di Alma Shalabayeva e della bambina e, quindi, non poteva riferirle al ministro non conoscendole lui”.
“Non sono mai stati contattati i servizi segreti” nel caso Ablyazov, “non c’è una procedura per informare i servizi in questi casi”. La richiesta di asilo avrebbe bloccato l’espulsione di Alma Shalabayeva: ”Non direi che la vicenda Ablyazov rappresenti una macchia per la polizia, semmai un errore. Non so se ha fatto bene o male a dimettersi il capo di gabinetto Giuseppe Procaccini, ma mi dispiace, è una scelta personale”. Infine “avvierò le procedure per riorganizzare i rapporti centro-periferia. Abbiamo chiesto formalmente all’Inghilterra se Mukhtar Ablyazov è un rifugiato, ma ancora non abbiamo avuto risposte”. Intanto riguardo alla mancata visione della nota dell’ambasciata kazaka da parte del giudice di pace interviene il Guardasigilli: “Ho già richiesto a ispettorato generale di fare accertamenti” ha detto il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri al question time. Nella nota si riferiva, tra l’altro, di due passaporti kazaki validi di Alma Shalabayeva.
”In tale delicatissimo momento, l’unico obiettivo che si deve perseguire è quello di ricondurre Alma Shalabayeva e la piccola Alua nel nostro Paese dal quale sono state illegalmente espulse con un procedimento caratterizzato dalla palese e vergognosa violazione dei diritti umani afferma l’avvocato Riccardo Olivo, difensore della moglie del dissidente kazako. “I difensori della signora Shalabayeva e dei suoi familiari ritengono perciò di non dover replicare alle censure del tutto infondate mosse nei confronti loro e della propria assistita dal Capo della Polizia che denotano, quantomeno, una conoscenza dei fatti assai approssimativa”.