Nel 2011, l’ultimo anno per il quale sono disponibili informazioni, quasi cento dirigenti italiani hanno portato a casa uno stipendio totale superiore al milione di euro con una media di 1,64 milioni a testa. Un dato che, seppur in flessione ci colloca al quinto posto della classifica europea per numero di “top earners”
Nel 2011, l’ultimo anno per il quale sono disponibili informazioni, quasi cento dirigenti bancari italiani hanno portato a casa uno stipendio totale superiore al milione di euro con una media di 1,64 milioni a testa. Un dato che, seppur in flessione rispetto all’anno precedente, colloca la Penisola al quinto posto della classifica europea per numero di “top earners”, i manager più pagati dei vari istituti di credito del Vecchio Continente. Lo segnala la European Banking Authority (EBA) nell’ultimo report pubblicato. Nella graduatoria per numero di milionari svetta, manco a dirlo, il Regno Unito con oltre 2.400 dirigenti sopra la soglia dei sei zeri e una retribuzione media superiore al milione e 400 mila euro. Seguono nell’ordine la Germania (con 170 dirigenti), la Francia (162) e la Spagna (125).
L’aspetto più sorprendente è invece relativo alla classifica per entità di stipendio. Nella Ue, la retribuzione media dei massimi dirigenti è di circa 1,7 milioni ma solo tre Paesi superano questo dato palesemente sbilanciato: la Germania, con 1,8 milioni di euro a testa, ma soprattutto la Grecia (2 milioni) e la Spagna dove mediamente i top hanno incassato nel 2011 ben 2,4 milioni ciascuno con un aumento individuale di 100 mila euro rispetto all’anno precedente. Nelle zone alte della classifica attorno a quota 1,6 si trovano anche ciprioti e portoghesi, anch’essi in ascesa rispetto al 2010 (quando a Cipro, ad esempio, si intascavano in media 1,15 milioni di euro).
Gli 1,64 milioni di euro di stipendio medio versati dalle banche italiane ai dirigenti più pagati identifica un esborso complessivo di circa 157 milioni contro i 247 versati nel 2010. Come dire un calo del 36%. Nel Regno Unito, per fare un paragone, la diminuzione è stata pari al 40% (da 5,8 a 3,5 miliardi) contro il meno 18,5% della Germania (da 383 a 312). A sorprendere, nel caso italiano, è però un altro aspetto: l’incredibile peso della componente fissa. Lo stipendio variabile, ovvero i bonus e i benefit vari accordati ai top manager bancari italiani, infatti, vale circa il 47% della retribuzione totale contro il 72% della Germania e il 78% del Regno Unito. Ad oggi, soltanto i dirigenti più ricchi di Svezia, Cipro, Danimarca e Grecia evidenziano percentuali inferiori.
La crisi, insomma, ha fatto il suo determinando una riduzione complessiva delle retribuzioni. Ma i banchieri, nonostante tutto continuano a passarsela piuttosto bene. Per lo meno in relazione ai loro dipendenti. Nel 2012, ha denunciato uno studio di Fiba Cisl, i massimi dirigenti bancari e assicurativi italiani hanno incassato in media stipendi 42 volte superiori a quelli degli impiegati del settore. E a qualcuno è andata persino meglio. Per Enrico Cucchiaini di Intesa Sanpaolo (nella foto), il rapporto rispetto alla media Abi è stato addirittura di 108 a 1. Federico Ghizzoni di Unicredit ed Enzo Chiesa di Bpm hanno ricevuto retribuzioni superiori alla media rispettivamente di 82 e 80 volte. Per guadagnare la cifra percepita da un impiegato medio nel corso di un anno, ha ricordato ancora la Fiba, agli amministratori delegati di Intesa Sanpaolo e Generali sono sufficienti appena tre giorni di lavoro. Anche per questo lo stesso sindacato di settore ha recentemente lanciato una campagna per una proposta di legge di allineamento delle retribuzioni massime dei banchieri a quelle dei grandi manager pubblici attorno a quota seicentomila euro.