Ghizzoni, ad di Unicredit, principale creditore del finanziere, cerca di tranquillzzare. Ma i piccoli risparmiatori frodati dai presunti conti truccati alla base dell'inchiesta pensano a una class action contro Fonsai, in fase di fusione con il gruppo delle coop rosse
Per Federico Ghizzoni l’arresto dei Ligresti non avrà alcun impatto su Unipol. Secondo l’amministratore delegato di Unicredit, che è uno dei più importanti creditori dei Ligresti e il primo azionista del principale creditore di FonSai, Mediobanca, l’evoluzione dell’indagine sul dissesto della compagnia piemontese non danneggerà l’assicurazione delle coop che ha acquisito Fondiaria lo scorso anno in scia al tracollo della famiglia siciliana. E sull’altalena registrata mercoledì dal titolo a Piazza Affari (+4,6 per cento) ha aggiunto solo: “La Borsa reagisce sempre sulle notizie del momento. Vedremo che cosa succederà”.
Anche perché l’ottimistica visione di Unicredit non è unanimemente condivisa. Banca Akros, ad esempio, ha letto le reazione del mercato agli arresti come una “speculazione su una possibile offerta obbligatoria sulle azioni FonSai da parte di Mediobanca e Unipol congiuntamente”. Un’ipotesi che si basa sul passaggio del controllo di FonSai da Premafin a Unipol, con il conseguente obbligo di lancio di una costosa offerta pubblica di acquisto, che andrebbe a gravare sul gruppo delle coop e che affonda le radici nella vicenda del “papello” di Mediobanca, ovvero la lettera controfirmata dall’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, in cui Salvatore Ligresti rinunciava al controllo di Premafin in cambio di 40 milioni e altri benefit per sé e la sua famiglia.
“C’è un rischio di ribasso del titolo sulla base di una class action legata alla frode contabile perpetrata dai Ligresti – spiega poi la nota di Banca Akros – tuttavia azioni collettive su questioni finanziarie in Italia non inizieranno mai finchè non sarà chiaro il campo di applicazione della legge”. Considerazioni che non frenano però le iniziative dei piccoli risparmiatori che, con l’operazione Unipol-Fonsai, hanno assistito inermi al quasi azzeramento dei propri investimenti. Per questo, proprio lunedì, la Confconsumatori ha annunciato che “intende altresì valutare il comportamento tenuto dagli Organi di Vigilanza nella vicenda” facendo riferimento diretto alla “maxi inchiesta in occasione della fusione Unipol-FonSai per le condotte di aggiotaggio, falso in bilancio ed ostacolo agli organi di vigilanza che coinvolgevano la compagnia assicurativa Fondiaria Sai, anche attraverso la holding Premafin”.
Alla luce dell’evoluzione delle indagini e degli arresti, l’Associazione dei consumatori ha immediatamente chiamato a raccolta “tutti i cittadini che abbiano investito in titoli Fondiaria Sai, Premafin spa e Milano Assicurazioni spa, a prendere contatti con l’Associazione, per iniziare la battaglia legale volta alla successiva costituzione di parte civile nei procedimenti penali, per ottenere il risarcimento dei danni”. Sullo sfondo resta il fatto che la Unipol guidata da Carlo Cimbri in origine si aspettava di archiviare la fusione nella seconda metà del 2013, ma è ancora in attesa del via libera all’integrazione con FonSai da parte dell’Ivass, la vigilanza delle assicurazioni che ha sostituito l’Isvap. E prima ancora di essere state consumate, le nozze hanno fatto discutere i lavoratori e i sindacati tanto quanto i risparmiatori, dal momento che il piano post-fusione prevede almeno 2.240 esuberi su un totale di oltre 15mila dipendenti, creando anche contrasti politici fra Bologna e Torino sui livelli occupazionali da mantenere nelle due rispettive aree.