La maggioranza di larghe intese approva per due soli voti il provvedimento necessario a ottenere 2,5 miliardi di euro dal Fondo salvastati. Oggi la visita di Scheuble ad Atene, manifestazioni vietate fino alle 20. Spietata analisi dell'economista Varoufakis, che chiede l'uscita dall'euro
Nella notte e con soli due voti di margine, il Parlamento greco approva il “polynomoskedio” imposto dalla troika, ovvero il ddl per licenziare 25mila dipendenti pubblici. L’intervento rientra nell’ambito delle misure richieste dai creditori internazionali ed è propedeutico allo sblocco di una nuova tranche di prestito: approvato con di 153 voti su un totale 300 deputati (il minimo richiesto era di 151). Ed oggi un’Atene blindata si prepara a ricevere il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble.
Dopo un dibattito di dodici ore, la Voulì si piega al nuovo codice delle imposte sul reddito, alle procedure per la mobilità nel pubblico impiego, al prepensionamento dei funzionari di carriera: condizione per ottenere la dose di 2,5 miliardi di euro dal meccanismo Efsf, il fondo salvastati. I 153 sì corrispondono esattamente ai voti detenuti alla Camera dai due partiti nel governo delle larghe intese, i conservatori di Nea Dimokratia e i socialisti del Pasok. E’ stato aumentato fino al doppio (a 12.000 euro anziché a 6000 come inizialmente previsto), il limite di reddito annuo per essere escluso dal provvedimento di taglio, per quel dipendente con a carico un figlio disabile o un coniuge; sono escluse le disponibilità ad essere licenziati per magistrati e agenti di polizia municipale nei comuni con una popolazione inferiore ai 5000 abitanti. Dal primo agosto inoltre l’iva cala dall’attuale soglia del 23% al 13% per una serie di prodotti nel settore “food” venduti o consumati in ristoranti, trattorie, supermercati. Quindi alimenti come frutta e verdura, bevande come caffè, tè, cioccolato, bevande analcoliche, acqua.
Il voto precede di pochissime ore la visita nel paese del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, con misure draconiane predisposte dalle forze dell’ordine nella capitale dopo che ieri erano stati esplosi alcuni colpi di kalashnikov contro il quartier generale della Polizia ad Atene. Saranno vietati raduni e cortei all’aperto fino a questa sera alle ore 20, tra l’indignazione di cittadini e sindacati che si erano preparati a sfilare in una lunga manifestazione che sarebbe dovuta sfociare in piazza Syntagma, simbolo della protesta contro il memorandum e la troika.
Ad attendere il potente ministro, oltre alla squadra di governo al completo e il Presidente della Repubblica Carolos Papoulias, anche un duro editoriale apparso ieri sulla stampa ellenica dell’economista Ioannis Varoufakis, che darebbe il “nobel per la scemitudine” alla troika. L’editoriale analizza, dato per dato, il debito greco di inizio crisi, i denari prestati al Paese dal Fondo Salva Stati e la situazione attuale, con numeri inquietanti: il debito pubblico greco ad oggi è peggiorato (da 300 miliardi del 2010 ai 330 di oggi), il Paese è indebitato a vita per gli interessi del maxi prestito, la disoccupazione sfonda un record ogni trimestre. La soluzione? Per Varoufakis è l’espulsione del Paese dall’eurozona.
Il tutto mentre la Commissione europea lancia l’allarme povertà tra i paesi piggs, con Grecia, Spagna, Bulgaria e Croazia, a rischio estremo. In Grecia una famiglia su cinque (20%) vive al di sotto della soglia di povertà, vale a dire nel benessere sociale non riesce ad avere il reddito disponibile pari o superiore al 60% del reddito medio nel paese. Lo ha certificato l’organo continentale circa la situazione sociale europea, dove, come notato nella Ue, il 16% delle famiglie vive sotto la soglia di povertà. I più esposti sono i greci con un basso livello di istruzione. Secondo i dati, gli ellenici completamente poveri sono il 29,6% fra quelli sotto-istruiti (la corrispondente media UE è del 24,2%), il 19,7% nella scuola media (vs 14%) e 7 , 3% di quelli di istruzione superiore (rispetto al 7,1%). Infine, come detto, la Grecia e Cipro sono i soli paesi dell’Ue in cui il numero di uomini ascritti nell’elenco di quelli dotati di istruzione superiore è maggiore rispetto alle donne.
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