In un clima di crescente opposizione politica e sociale al programma F-35, tale da convincere la Difesa ad annullare la cerimonia prevista, ieri nello stabilimento novarese dell’Alenia, a Cameri, è iniziato l’assemblaggio del primo cacciabombardiere Joint Strike Fighter destinato alla nostra aeronautica militare. Delle tante questioni controverse riguardanti il programma F-35, l’avvio della produzione a Cameri riporta in primo piano il dibattito sulle ricadute occupazionali di questo costosissimo progetto di riarmo militare: uno dei principali cavalli di battaglia dei suoi sostenitori.
“Oggi qui alla Faco lavorano 203 tecnici di Alenia – spiega al fattoquotidiano.it il generale Domenico Esposito, capo della Direzione armamenti aeronautici e ispettore capo dei lavori alla Faco, e 250 dipendenti dell’azienda edile Maltauro impegnati nel completamento dello stabilimento. A questi vanno aggiunti altri 607 addetti delle circa 30 ditte appaltatrici esterne: 145 al nord, 176 al centro e 286 al sud”. Questa dunque è la fotografia della situazione attuale: tolti gli edili che stanno rifinendo la fabbrica, al momento gli F-35 danno lavoro a 810 persone. I nuovi assunti sono poche decine, la maggior parte sono risorse interne delle aziende.
“A chi critica il fatto che si ‘ricicla’ forza lavoro già esistente rispondo che almeno così stiamo salvando posti di lavoro che altrimenti andrebbero perduti”, dice il generale Esposito. Se sul presente non ci sono dubbi, sul futuro rimangono ampie divergenze tra le stime della Difesa e quelle di parte sindacale. “Quando si ragionava su un impegno per 131 aerei prevedevamo lavoro per 10mila persone a pieno regime produttivo”, spiega il generale Esposito. “Oggi, con un ridimensionamento a 90 velivoli, la nostra previsione è di 6mila posti di lavoro, tra gli addetti Alenia di Cameri e quelli delle ditte esterne coinvolte. Ma tutto, ovviamente, dipende da come precederà il programma”.
La prima discrepanza riguarda proprio i lavoratori Alenia di Cameri (stabilimento sul quale l’azienda “non è autorizzata” a diffondere dati sulla manodopera). Il capo della Direzione armamenti aeronautici spiega che la Faco novarese è disegnata per 1.500 addetti. Secondo il segretario nazionale della Fim-Cisl e coordinatore per il settore aerospaziale, Marco Bentivogli, quelli che ci lavoreranno veramente saranno, a pieno regime, poco più di un terzo. “Gli accordi sindacali che abbiamo firmato con Alenia-Aermacchi prevedono a pieno regime 550 addetti su Cameri, 600 su tutto il programma F-35 considerando la produzione del materiale composito nello stabilimento Alenia di Foggia“.
E poi ci sono le altre ditte, sia del gruppo Finmeccanica (Selex ES e OtoMelara) che esterne (Avio, Piaggio Aero, Aerea, Gemelli, Logic, Marconi, Sirio Panel, Mecaer, Moog, Oma, Secondo Mona, Sicamb, S3Log, Elettronica, Vitrociset, ecc.), quelle che oggi impiegano sugli F-35 607 persone. Stando alla previsione del generale Esposito, in queste aziende e nelle altre che si aggiungeranno in futuro, il programma F-35 darà lavoro ad almeno 4.500 persone. Invece secondo Bentivogli, rispetto ad oggi gli addetti di queste ditte potranno ulteriormente crescere di qualche centinaia di unità al massimo.
Per Bentivogli, la scelta di puntare sugli F-35 non solo non avrà le mirabolanti ricadute occupazionali propagandate dalla Difesa, ma produrrà anzi “pesanti sofferenze occupazionali” nel settore aeronautico dovute al conseguente “definanziamento” del programma alternativo Eurofighter che oggi impiega, questo sì, “circa 10mila addetti tra Alenia, Selex e altre aziende del gruppo Finmeccanica e non”: futuri esuberi che solo in minima parte potranno essere riassorbiti dal programma JSF.
Su una cosa Esposito e Bentivogli concordano: se lo stabilimento di Cameri, oltre ad assemblare gli F-35 italiani e olandesi, diventerà in futuro anche il centro di manutenzione per tutti gli F-35 europei ma anche turchi e israeliani, si aprirebbero ulteriori opportunità di partecipazione industriale per le aziende italiane e quindi maggiori ricadute occupazionali. Ma per ora, su questo, non ci sono garanzie.