Per il mercato dell’auto del vecchio continente, giugno è andato male. Nei Paesi dell’Unione e dell’Efta le nuove immatricolazioni sono state 1.175.363, con un calo del 6,3% rispetto al giugno 2012. In testa è sempre il gruppo Volkswagen, che pur perdendo il 4,4% in volumi, ha aumentato la sua penetrazione dal 23,9 al 24,4%. Tra i gruppi più sofferenti c’è Fiat, che ha perso il 13,6% (da 79.892 a 69.027 immatricolazioni), passando da una quota del 6,4% al 5,9%. E sarebbe andata anche peggio senza le cosiddette ‘km zero’, cioè le vetture autoimmatricolate dai concessionari senza un cliente e poi vendute a prezzi scontati. Di recente il Lingotto s’è pronunciato contro tale espediente (che ‘droga’ le immatricolazioni, ma riduce i margini) attribuendo il fenomeno ai concorrenti. Tuttavia, negli ultimi tre giorni del mese, cioè il periodo in cui si concentrano molte immatricolazioni ‘forzate’, in Italia è stato targato il 43% delle vetture, e anche se al trucchetto ricorrono più o meno tutte le case, i numeri (non proprio riservati, ma nemmeno troppo ‘pubblici’) dicono che è stato il gruppo Fiat a primeggiare nelle targhe last minute: in testa, infatti, ci sono Fiat (con il 59,62% delle sue auto targate nelle ultime 72 ore del mese), Lancia (57,17%) e Alfa Romeo (55,65%). In Francia, poi, il gruppo è risultato primo (con il 62%) nelle autoimmatricolazioni e in quelle del noleggio a breve termine, un altro tipo di vendita che talvolta ‘gonfia’ il targato. Insomma, senza giochetti i numeri di Fiat sarebbero stati ancora più sconfortanti. Peggio di noi hanno fatto solo la cino-svedese Volvo, che ha perso il 14,3%, e la nipponica Suzuki con (-13,7%). Anche i dati del semestre confermano la debolezza del Lingotto: 409.142 targhe contro le 456.060 dei primi sei mesi 2012 (-10,3%). In pratica, quanto a segnimeno, tra i grandi costruttori Fiat è risultato il terzo dopo il disastrato gruppo francese PSA (-13,3%) e General Motors che, con un -10,9%, è a pari demerito con Volvo. La penetrazione Fiat è scesa di altri 0,2 punti percentuali, dal 6,6 al 6,4%: Era del 7,3% nel 2011.
La situazione di Torino, però, preoccupa davvero per le immatricolazioni dei singoli marchi. Grazie al successo dell’ultima Panda e della nuova 500L, infatti, Fiat tiene, perdendo appena il 2,9% nel semestre (cioè molto meno del mercato, che è sceso del 6,7%), ma è vero crollo per Alfa Romeo, che è precipitata del 33,1% perdendo quasi 18mila immatricolazioni sulle oltre 54mila del 2012. Brutti anche i risultati di Lancia-Chrysler (congiunti, perché certi modelli sono venduti con entrambi i loghi), che è scesa del 26,7% (41.132 targhe contro 56.100), e di Jeep (-25,4%, cioè 11.317 invece delle 15.169 del 2012). In altre parole, senza l’apporto delle ultime piccole Fiat, i risultati del gruppo l’avrebbero probabilmente spinto al vertice della classifica continentale delle flessioni.
E’ da questi numeri che si comprende qual è il vero problema del gruppo: la mancanza di modelli che possano competere in altri segmenti che non siano quelli delle utilitarie. Il Lingotto, infatti, non ha proposte adeguate nel segmento “C” (per intenderci, quello delle compatte in cui primeggia l’inossidabile Volkswagen Golf), il cui presidio è affidato all’Alfa Romeo Giulietta (che però è troppo di nicchia per fare grandi volumi) e alla coppia Fiat Bravo-Lancia Delta, ormai alla fine del ciclo di vita senza che si vedano le eredi. Fiat è assente pure dal segmento “D” delle berline medie, dove non può opporre nulla alla Volkswagen Passat e, nella fascia di prezzo “low”, a modelli come la Chevrolet Cruze e la Hyundai i40. Infine, non c’è più una sola giardinetta tricolore, mentre il compito di difenderlo tra le grandi berline è affidato alla Lancia Thema, una Chrysler 300 “italianizzata” che però (le scarse vendite lo dimostrano) alla clientela europea e nostrana dice poco, anche perché manca una versione station wagon che pure, nella vecchia “300”, aveva avuto estimatori.
Insomma, gli affanni del Lingotto sono dovuti principalmente alla sua ritirata nei confronti della concorrenza che, nonostante le difficoltà del mercato, ha continuato a presidiare alcuni segmenti chiave abbandonati da Fiat. In passato, l’ad Fiat Sergio Marchionne aveva giustificato il mancato rinnovo della gamma dicendo che presentare novità in un mercato europeo poco ricettivo significava sprecare preziosi investimenti. Tuttavia, proprio il gradimento di Panda e 500L (e forse della promettente 500X) dimostra che se i nuovi modelli ci sono e centrano i gusti della clientela, le vendite arrivano anche in un mercato non facile. In realtà, la ritirata europea di Fiat è figlia della decisione di destinare le migliori risorse economiche all’avventura americana, cioè a impadronirsi di Chrysler. Una decisione magari azzeccata per la salute del gruppo, ma che getta un’ombra sul destino del marchio Lancia e, dopo l’abbandono dello stabilimento di Termini Imerese, anche sul futuro di Mirafiori e soprattutto di Cassino, da dove oggi escono la Giulietta e la coppia Bravo-Delta ormai al tramonto.
Fatti a motore
Mercato dell’auto da incubo per Fiat. Ecco cosa c’è dietro il crollo europeo del Lingotto
Nonostante il boom dei modelli a km zero e il successo di Panda e 500L, per la casa torinese le vendite nel vecchio continente sono disastrose. I motivi? Mancanza di modelli nei segmenti strategici, investimenti spostati esclusivamente in America. Ombre sugli stabilimenti di Mirafiori e Cassino
Per il mercato dell’auto del vecchio continente, giugno è andato male. Nei Paesi dell’Unione e dell’Efta le nuove immatricolazioni sono state 1.175.363, con un calo del 6,3% rispetto al giugno 2012. In testa è sempre il gruppo Volkswagen, che pur perdendo il 4,4% in volumi, ha aumentato la sua penetrazione dal 23,9 al 24,4%. Tra i gruppi più sofferenti c’è Fiat, che ha perso il 13,6% (da 79.892 a 69.027 immatricolazioni), passando da una quota del 6,4% al 5,9%. E sarebbe andata anche peggio senza le cosiddette ‘km zero’, cioè le vetture autoimmatricolate dai concessionari senza un cliente e poi vendute a prezzi scontati. Di recente il Lingotto s’è pronunciato contro tale espediente (che ‘droga’ le immatricolazioni, ma riduce i margini) attribuendo il fenomeno ai concorrenti. Tuttavia, negli ultimi tre giorni del mese, cioè il periodo in cui si concentrano molte immatricolazioni ‘forzate’, in Italia è stato targato il 43% delle vetture, e anche se al trucchetto ricorrono più o meno tutte le case, i numeri (non proprio riservati, ma nemmeno troppo ‘pubblici’) dicono che è stato il gruppo Fiat a primeggiare nelle targhe last minute: in testa, infatti, ci sono Fiat (con il 59,62% delle sue auto targate nelle ultime 72 ore del mese), Lancia (57,17%) e Alfa Romeo (55,65%). In Francia, poi, il gruppo è risultato primo (con il 62%) nelle autoimmatricolazioni e in quelle del noleggio a breve termine, un altro tipo di vendita che talvolta ‘gonfia’ il targato. Insomma, senza giochetti i numeri di Fiat sarebbero stati ancora più sconfortanti. Peggio di noi hanno fatto solo la cino-svedese Volvo, che ha perso il 14,3%, e la nipponica Suzuki con (-13,7%). Anche i dati del semestre confermano la debolezza del Lingotto: 409.142 targhe contro le 456.060 dei primi sei mesi 2012 (-10,3%). In pratica, quanto a segnimeno, tra i grandi costruttori Fiat è risultato il terzo dopo il disastrato gruppo francese PSA (-13,3%) e General Motors che, con un -10,9%, è a pari demerito con Volvo. La penetrazione Fiat è scesa di altri 0,2 punti percentuali, dal 6,6 al 6,4%: Era del 7,3% nel 2011.
La situazione di Torino, però, preoccupa davvero per le immatricolazioni dei singoli marchi. Grazie al successo dell’ultima Panda e della nuova 500L, infatti, Fiat tiene, perdendo appena il 2,9% nel semestre (cioè molto meno del mercato, che è sceso del 6,7%), ma è vero crollo per Alfa Romeo, che è precipitata del 33,1% perdendo quasi 18mila immatricolazioni sulle oltre 54mila del 2012. Brutti anche i risultati di Lancia-Chrysler (congiunti, perché certi modelli sono venduti con entrambi i loghi), che è scesa del 26,7% (41.132 targhe contro 56.100), e di Jeep (-25,4%, cioè 11.317 invece delle 15.169 del 2012). In altre parole, senza l’apporto delle ultime piccole Fiat, i risultati del gruppo l’avrebbero probabilmente spinto al vertice della classifica continentale delle flessioni.
E’ da questi numeri che si comprende qual è il vero problema del gruppo: la mancanza di modelli che possano competere in altri segmenti che non siano quelli delle utilitarie. Il Lingotto, infatti, non ha proposte adeguate nel segmento “C” (per intenderci, quello delle compatte in cui primeggia l’inossidabile Volkswagen Golf), il cui presidio è affidato all’Alfa Romeo Giulietta (che però è troppo di nicchia per fare grandi volumi) e alla coppia Fiat Bravo-Lancia Delta, ormai alla fine del ciclo di vita senza che si vedano le eredi. Fiat è assente pure dal segmento “D” delle berline medie, dove non può opporre nulla alla Volkswagen Passat e, nella fascia di prezzo “low”, a modelli come la Chevrolet Cruze e la Hyundai i40. Infine, non c’è più una sola giardinetta tricolore, mentre il compito di difenderlo tra le grandi berline è affidato alla Lancia Thema, una Chrysler 300 “italianizzata” che però (le scarse vendite lo dimostrano) alla clientela europea e nostrana dice poco, anche perché manca una versione station wagon che pure, nella vecchia “300”, aveva avuto estimatori.
Insomma, gli affanni del Lingotto sono dovuti principalmente alla sua ritirata nei confronti della concorrenza che, nonostante le difficoltà del mercato, ha continuato a presidiare alcuni segmenti chiave abbandonati da Fiat. In passato, l’ad Fiat Sergio Marchionne aveva giustificato il mancato rinnovo della gamma dicendo che presentare novità in un mercato europeo poco ricettivo significava sprecare preziosi investimenti. Tuttavia, proprio il gradimento di Panda e 500L (e forse della promettente 500X) dimostra che se i nuovi modelli ci sono e centrano i gusti della clientela, le vendite arrivano anche in un mercato non facile. In realtà, la ritirata europea di Fiat è figlia della decisione di destinare le migliori risorse economiche all’avventura americana, cioè a impadronirsi di Chrysler. Una decisione magari azzeccata per la salute del gruppo, ma che getta un’ombra sul destino del marchio Lancia e, dopo l’abbandono dello stabilimento di Termini Imerese, anche sul futuro di Mirafiori e soprattutto di Cassino, da dove oggi escono la Giulietta e la coppia Bravo-Delta ormai al tramonto.
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Milano, 18 mar. (Adnkronos) - Condanna ridotta in appello per il trapper Shiva. La Corte d'Appello di Milano ha accolto la proposta di concordato raggiunta dalla procura generale e dalla difesa del cantante, nome d'arte Andrea Arrigoni, di una pena a 4 anni e 7 mesi per aver sparato e ferito l'11 luglio 2023 due presunti aggressori all'interno del cortile degli uffici della casa discografica a Settimo Milanese.
In primo grado, lo scorso 10 luglio, i giudici del tribunale di Milano avevano condannato il trapper a sei anni, sei mesi e 20 giorni per il reato di tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco ed esplosioni pericolose per la sparatoria avvenuta in via Cusago, a Settimo Milanese, nel corso della quale due giovani milanesi erano stati gambizzati. Il 24enne si era difeso con lunghe dichiarazioni spontanee, oggi invece 'festeggia' con una storia Instagram con la scritta 'free' (libero, ndr). La riduzione della condanna gli consente di concentrarsi solo sulla musica.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Sia un po' più sovranista, perché mi pare che lei stia cercando il bacio della pantofola con Trump: è andata più volte a incontrare Trump in occasioni non ufficiali, ma ancora non l'hanno invitata alla Casa Bianca come hanno fatto con Macron e Starmer, spero che accada presto. Ma sia sovranista, anziché inseguire Trump riprenda la lezione di Alcide De Gasperi del 1951 sulla difesa comune europea. Lei ha un grande statista che non appartiene alla sua storia politica ma noi lo apprezziamo; si chiama Alcide De Gasperi, quando dice non può essere soltanto una questione di armi ma di giustizia sociale, di libertà. Questo è il modello a cui deve guardare l'Italia non inseguire Trump come sta facendo lei". Lo ha affermato Matteo Renzi, intervenendo in Senato dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Confindustria, la sua base, quelli che hanno votato per lei, sono terrorizzati dai dazi, non dia retta a Salvini e a Lollobrigida, lei -ha aggiunto l'ex premier- non può rispondere li mette Trump, dazi vostri. Sono dazi amari, una cosa un po' diversa".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Una risoluzione che dimostra che se il Pd discute sa fare la sintesi. Spendere di più per la difesa europea in linea con libro bianco che ottiene il via libera e impegno a non aumentare i bilanci nazionali senza condizionalità che spingano verso la difesa comune”. Lo scrive Simona Malpezzi, senatrice del Pd, sui social.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni oggi ha parlato di tutto tranne che del ruolo che l’Europa deve avere. Ha però parlato molto di Trump, a cui si è affidata per la soluzione della guerra in Ucraina. In pratica, sulle grandi questioni internazionali, Meloni scarica l’Europa e, politicamente, consegna l’Italia totalmente nelle mani degli Usa, omettendo tra l’altro che le proposte da lei avanzate sono state tutte puntualmente ignorate dal presidente americano. Altro che sovranismo, autorevolezza e ruolo ritrovato dell’Italia”. Lo afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
“L’Europa che vuole Meloni è una Europa vassalla di Trump e di Musk, che non costruisce una propria difesa, che accetta passivamente i dazi e che osserva immobile che Russia e Usa si spartiscano l’Ucraina. In questo scenario, Meloni non disegna nè immagina un ruolo dell’Europa, sperando che la zatterina Italia non affondi nell’Atlantico. Tutto l’opposto di quello che chiediamo noi: Europa federale fino agli Stati Uniti d’Europa, esercito comune, politica estera comune, e più integrazione europea. In due parole: più Europa”, conclude Magi.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Nel valzer di poltrone Rai, che inizierà giovedì con una prima tornata di nomine, entrerà presto anche Roberto Genovesi, in procinto di assumere l'incarico di direttore di Rai Kids. A quanto apprende l'Adnkronos, lo scrittore e docente, attuale direttore di Rai Libri (la casa editrice della Rai), prenderà presto la guida di Rai Kids, quando Luca Milano (67 anni il 31 marzo) andrà in pensione. La nomina di Genovesi dunque dovrebbe riguardare una delle prossime sedute del Cda ma non quella di giovedì prossimo.
In pensione, a maggio, dovrebbe andare, a quanto si apprende, anche Marco Varvello, corrispondente Rai da Londra. E al suo posto andrà con ogni probabilità Nicoletta Manzione che lascerà la sede di Parigi, per la quale sarebbe in pole position Gennaro Sangiuliano.
Al momento non è stato ancora deciso chi a Rai Libri prenderà il posto di Genovesi, che ricopre il ruolo da luglio 2023: il nome verrà infatti scelto, successivamente, dal Cda di RaiCom. E l'incarico potrebbe anche essere affidato momentaneamente ad interim ad un dirigente di RaiCom.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Un ulteriore punto di cui ci occuperemo al Consiglio europeo sarà il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali, un passo decisivo e allo stesso tempo una necessità improcrastinabile per dotare l’Europa di un’infrastruttura finanziaria capace di stimolare quegli investimenti privati di cui non possiamo più fare a meno se vogliamo sostenere la competitività. Non possiamo più fingere di non vedere come ogni anno oltre 300 miliardi di euro di liquidità europea finiscano in investimenti extra Ue. Sono investimenti che abbiamo la possibilità, e il dovere, di intercettare. Il Vertice Euro, in agenda per giovedì pomeriggio, ci darà l’occasione di approfondire questi temi". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - La procura di Roma ha chiesto il processo per quattro medici in relazione alla morte di Andrea Purgatori, avvenuta nel luglio 2023. L’accusa contestata è di omicidio colposo. I pm di piazzale Clodio avevano chiuso le indagini lo scorso dicembre nei confronti del radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani. Ora la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare che prenderà il via il prossimo 19 settembre.