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Il principe Philippe diventa re del Belgio. Tra scandali e pulsioni secessioniste

Momento difficile per la monarchia. Gli scandali della famiglia reale hanno intaccato i vent'anni di reame Albert II. I fiamminghi spingono per una monarchia puramente rappresentativa. Con la scusa degli sprechi e della democrazia, i partiti nazionalisti del Nord attaccano la corona, l'ultimo baluardo rimasto per l'unità de Paese, in attesa del voto del 2014

Domenica 21 luglio il principe Philippe sarà incoronato Re del Belgio. Succede al padre Albert II dopo vent’anni di reame. Philippe, non ancora particolarmente amato dai belgi, riceve la corona in un momento particolarmente delicato per la famiglia reale, colpita da vari scandali, in un clima di disaffezione popolare piuttosto diffuso e a meno di un anno da un appuntamento delicatissimo per l’intero Paese: le elezioni federali della primavera 2014.

Il 3 luglio scorso Re Albert II ha annunciato l’abdicazione. A Bruxelles si dice che l’anziano monarca (79 anni) aspettasse da tempo questo momento, rimandato più volte solo a causa della lunga crisi politica seguita alle elezioni del giugno 2010 che ha lasciato il Paese senza un governo per quasi due anni, un record mondiale. Gli ultimi mesi non sono stati certo facili per re Albert, coinvolto in una querelle legale con Delphine Boël, 45 anni, a suo dire figlia illegittima di Sua Maestà. Non potendo trascinare il Re in tribunale, visto che gode dell’immunità totale, la Boël, sul piede di guerra da 15 anni, ha denunciato tre membri della famiglia reale, tra cui proprio l’erede al trono Philippe e sua sorella la principessa Astrid. Questo perché dimostrando il legame di sangue con loro di riflesso verrebbe confermata la parentela anche con il presunto padre.

Ma gli scandali della famiglia reale non riguardano solo re Albert II. La ex regina, Fabiola de Mora y Aragón, di chiare origini spagnole, si è fatta beccare ad intestare ad una fondazione iberica la villa delle vacanze per non pagare in Belgio le tasse di eredità del passaggio di proprietà ai nipoti. Di certo non un toccasana per la reputazione reale, specie in tempo di crisi, tanto che il Premier Elio Di Rupo si è visto costretto ad accettare un taglio alla dotazione reale riservata all’ex regina in seguito a una grossa pressione da parte dell’opinione pubblica e dei partiti politici fiamminghi.

Sì perché che si parli di politica o di monarchia, in Belgio è impossibile non toccare l’annosa questione Fiandre-Vallonia. Nei mesi scorsi i cinque principali partiti fiamminghi (N-VA, Groen, CD&V, Open VLD e LDD) hanno inviato una lettera pubblica al principe ereditiere Philippe dove si legge che “la monarchia non è nient’altro che un anacronismo”. La parte fiamminga del Paese è infatti quella più ostile alla famiglia reale, sia per motivi storici (la monarchia in Belgio è tradizionalmente principalmente francofona), sia per uno spiccato senso repubblicano, ma anche per motivi più strettamente politici. Il re è visto, infatti, come uno degli ultimi baluardi all’unità del Belgio che in molti, specie nelle Fiandre, vorrebbero invece dividere. Il ruolo conciliatore sul piano nazionale e di aperto contrasto nei confronti dei partiti nazionalisti e separatisti del Nord (N-VA e Vlaams Belang) giocato da re Albert II all’indomani delle ultime elezioni, ne è la conferma.

Inutile dire che il neo Re Philippe dovrà necessariamente fare i conti con questa realtà. Anzi a dire il vero ha già iniziato a farli. Proprio in questi giorni il quasi re è stato criticato per aver annunciato la decisione di firmare i documenti ufficiali con il nome di re “Philippe”. Sì perché fino ad oggi al Nord nelle comunicazioni ufficiali è sempre stato chiamato “Filips” alla fiamminga (nel corso degli anni 80 la “s” è scomparsa per evitare ogni riferimento a Filippo II di Spagna, che non ha lasciato un buon ricordo in Belgio). Una decisione obbligata visto che Philippe non può utilizzare due nomi per la firma degli atti ufficiali, ma che nelle Fiandre non è stata presa bene, se non fosse altro che per ragioni simboliche.

“Nelle Fiandre c’è molta apprensione che Philippe possa regnare come il suo antenato Baudouin”, ha detto Steve Samyn, caporedattore del quotidiano fiammingo De Morgen. Precisamente i fiamminghi temono un certo personalismo di Philippe in senso politico e nella formazione del prossimo governo. Sì perché nella primavera 2014 in Belgio ci saranno le elezioni federali, e dopo la sesta riforma dello stato presentata dal Premier Di Rupo (una maggiore autonomia per le regioni e le comunità in materia di sussidi familiari, politica del lavoro, sanità e cura degli anziani), i fiamminghi nazionalisti sperano di proseguire nella loro missione di maggiore indipendenza regionale, per non dire di secessione.

Uno dei meriti maggiormente riconosciuti al Re Albert II è infatti quello di aver tenuto unito il Paese durante i suoi due anni più difficili, ovvero dopo l’exploit della N-VA alle passate elezioni. Adesso tocca a re Philippe che, per riuscire nello stesso intento, dovrà prima guadagnarsi la stima e il rispetto dei suoi sudditi ad oggi non al massimo nemmeno in Vallonia.

Twitter: @AlessioPisano