Hanno mangiato pesto della ditta che ha ritirato una partita di vasetti. Sotto osservazione anche un bambino. L'allarme era stato dato sabato con il ritiro delle confezioni in vetro di pesto genovese rintracciate in alcuni supermercati dell’Alessandrino da parte della stessa ditta produttrice
Sospetta intossicazione da botulino. Una ventina di persone sono state ricoverate nelle ultime ore nei pronto soccorso di tre ospedali genovesi in osservazione. Hanno mangiato pesto della ditta che ha ritirato una partita di vasetti e hanno mostrato sintomi compatibili con una eventuale intossicazione. Due persone, controllate all’ospedale Galliera, sono state già dimesse. Restano in osservazione in 17 tra cui due minori. Il direttore del pronto soccorso, Paolo Cremonesi, ha spiegato che “alcuni dei ricoverati presentano problemi gastrointestinali come diarrea e vomito, altri problemi neurologici come stanchezza e abbassamento delle palpebre. Dopo gli opportuni controlli potrebbero essere dimessi anche loro”. Anche nn bambino che ha mangiato pesto è tenuto invece in osservazione all’Ospedale pediatrico Gaslini, ma i medici tengono a escludere che i problemi gastrointestinali manifestati siano dovuti a una intossicazione da botulino. Altre due persone che si sono presentate al pronto soccorso dell’Ospedale San Martino e sono tenute in osservazione.
L’allarme era stato dato sabato con il ritiro delle confezioni in vetro di pesto genovese rintracciate in alcuni supermercati dell’Alessandrino. Si tratta del pesto prodotto dalla ditta Bruzzone e Ferrari di Genova. A lanciare l’allarme è stata la stessa ditta dopo un’operazione di autocontrollo e che ha provveduto, insieme all’Asl e ai distributori, al ritiro del prodotto dal commercio. In particolare, sotto la lente, sono le confezioni con scadenza 9 agosto 2013 e appartenenti al lotto 13G03.
Il ‘clostridium botulinum’, ha spiegato Gianfranco Corgiat, responsabile del settore Prevenzione della Regione Piemonte “può presentarsi in conserve e alimenti come il pesto che non possono essere sterilizzati, può anche essere inerme quanto invece produrre una tossina molto potente che può anche causare la morte di chi lo ingerisce. Il fatto che il prodotto abbia scadenza ad agosto potrebbe aggravare la situazione in quanto il microbo, fino ad allora avrebbe parecchio tempo a disposizione e potrebbe produrre la sostanza velenosa”. Poiché la tossina prodotta dal clostridium botulinum è un veleno molto potente che può anche causare la morte di chi lo ingerisce, è opportuno che i consumatori che hanno acquistato il pesto della ditta Bruzzone e Ferrari non consumino il prodotto e lo restituiscano al punto di acquisto. Regione Piemonte e Asl, a loro volta, hanno lanciato l’allerta ai cittadini per verificare se hanno acquistato delle confezioni. Il pesto in questione potrebbe, infatti, anche avere marchi diversi per cui i responsabili dell’Ufficio Prevenzione e Veterinaria della Regione Piemonte invitano gli acquirenti a controllare in particolare il lotto, la scadenza ed il nome del produttore sul retro del vasetto.
La tossina del botulino si sviluppa dal microrganismo Clostridium botulinum, comune nel terreno e nell’aria e innocuo finché è a contatto con l’ossigeno. A trasformarlo in una minaccia per la salute sono a volte le cattive condizioni di conservazione degli alimenti. La tossina viene infatti prodotta in mancanza di ossigeno e quando la temperature superano cinque-dieci gradi. Non si forma invece in ambienti molto acidi, come salsa di pomodoro o aceto. Il suo vero nemico è il calore, che la distrugge: basta cuocere i cibi a 105 gradi per due ore o nella pentola a pressione per dieci minuti. Se invece la cottura è breve e i cibi sono conservati sott’olio c’è il rischio che sfugga qualche spora. Riconoscere i cibi contaminati è quasi impossibile.