Se
Pierferdinando Casini fosse nato a Napoli o Palermo avrei saputo spiegarmi l’origine della sua battuta col classico ‘non sa di cosa parla’. Ma lui è nato a
Bologna, capitale italiana degli spostamenti in bici, l’unica città che vanta una tangenziale delle biciclette e che
nel piano della mobilità a due ruote punta ad arrivare a 154 km di piste ciclabili entro il 2013 (erano 77 nel 2004). Poi penso che il leader dell’Udc si è trasferito a Roma, in Parlamento, dal 1983 e mi spiego come mai si sia dimenticato così in fretta della sua Bologna e delle sue virtù…
La battuta, che non mi ha fatto ridere, Casini l’ha pronunciata all’assemblea dell’Udc di ieri: “la sinistra delle biciclette che ha vinto a Roma (ndr Ignazio Marino) è la sinistra della demagogia che non ha nulla a che fare con la sinistra riformista, poi quando piove voglio vedere che fa”, ha detto.
Ho 5 cose da dire a Casini.
1) Un politico che si sposta in bici e non in auto blu costa meno al contribuente e alla qualità dell’aria.
2) A Berlino, dove in inverno fa davvero freddo, ogni giorno 400mila cittadini, l’11 per cento dei residenti, percorrono le oltre 600 km di piste che l’attraversano.
3) A Milano il bike sharing è nato nel 2008 su proposta di 3 consiglieri: uno di destra (Marco Osnato, Fratelli d’Italia) uno di centro (Carlo Montalbetti, Centro Democratico) e uno di sinistra (Maurizio Baruffi, Partito Democratico). I soldi per finanziarlo li ha trovati Letizia Moratti. Oggi Giuliano Pisapia continua il suo lavoro.
L’Italia non diventerà mai un Paese normale fino a quando i politici non smetteranno di dividersi su battaglie per il bene comune. Un motivo ci sarà, d’altronde, se per la prima volta dal 1953 il numero delle bici vendute ha superato quello delle automobili. Muoversi in bicicletta ha i suoi vantaggi: ambientali (non si inquina), economici (si risparmia sulla benzina e sui costi legati al possesso delle auto) e salutisti (il movimento aiuta il cuore e i muscoli). Ecco tre valide ragioni per consigliare a Casini di acquistare una bici. Poi – prometto – non diremo che è diventato di sinistra.