Due euro per pulire una camera d’albergo, a due ma anche a tre stelle. Meno di 500 euro al mese in busta paga, pur lavorando almeno otto ore al giorno. Tariffe illegali, oltre che da sfruttamento, ma è la realtà. A Rimini. E non solo per i lavoratori migranti.
Come ormai ogni estate torna l’incubo del lavoro sottopagato, oltre che del lavoro nero, in Riviera. La differenza è che, ormai, negare l’evidenza parlando di “mele marce” sembra diventato un istinto sopito anche per i palazzi della politica, mentre tuttora manca una presa di posizione da parte delle categorie economiche. Sì, perché alla fine si va sempre a parare lì: gli alberghi e “la stagione” che, in realtà, come dimostrano gli ultimi dati sul mercato del lavoro, risulta sempre meno un ammortizzatore sociale per chi non trova occupazione durante gli altri periodi dell’anno.
L’ultima frontiera dello sfruttamento, dopo i casi al limite dello schiavismo raccolti anche nel rapporto Caritas 2012, sembra dunque quella della pulizia delle camere a cottimo. Si stanno moltiplicando i casi in cui alle addette al riassetto delle stanze, alle cameriere, viene corrisposta solo figurativamente una retribuzione oraria. L’impresa appaltatrice di turno, in sostanza, corrisponde alle lavoratrici una quota di retribuzione proporzionata al numero di camere pulite. Succede anche negli hotel a tre stelle.
“Nei casi come questi, oltre al recupero delle differenze retributive, i lavoratori devono altresì recuperare un alto differenziale di contribuzione non versata, senza tralasciare poi i rischi per la salute di chi è sottoposto a simili ritmi di lavoro. Inoltre non denunciare un simile abuso determinerà la certezza di non avere diritto alla, seppur magra, mini Aspi”, denuncia la categoria Filcams-Cgil. In tutti i sensi, dato che il sindacato ha già provveduto a far partire le segnalazioni sulle camere a due euro alla direzione territoriale del lavoro e agli enti di vigilanza vari, Inail e Inps. Il problema, però, non è solo quello delle carte bollate: “Il rilancio e la valorizzazione dell’economia turistica del nostro territorio devono passare attraverso la qualità, legalità e sicurezza sul lavoro, non attraverso lo sfruttamento illegale nell’ambito dell’appalto di servizi”, dice il sindacato.
L’assessore provinciale al Turismo Fabio Galli sottolinea che “in nome della crisi non si possono calpestare diritti sacrosanti di chi lavora” e anche il Comune, guidato dal sindaco Pd Andrea Gnassi, sembra aver sentito l’appello. Tocca al suo assessore al Lavoro, Nadia Rossi, scuotere gli albergatori. “Pongo queste domande – dice Rossi – alla città e, principalmente, agli operatori economici del turismo e dei servizi: perché poi ci si meraviglia delle offerte turistiche a prezzi ridicoli? Vogliamo dare un segnale che vada nella direzione di un’offerta che punti alla qualità, alla regolarità, al rispetto delle normative? Gli imprenditori locali che da sempre investono sulla qualità non possono non risentire di una concorrenza del genere”. Segnalando a tutti che il Consiglio comunale, il 14 marzo scorso, ha approvato un ordine del giorno ad hoc contro lo sfruttamento del lavoro, Rossi a nome dell’amministrazione comunale sollecita dunque “una più approfondita riflessione sul tema del lavoro, che va inserito in un ragionamento più ampio sul prodotto Rimini”.
Stando all’ultimo report del Centro studi provinciale, sul 2012 “la stagione” è ormai un ex rifugio. Un 25enne su cinque nel Riminese è disoccupato. Non va bene ai giovani ma non va bene neanche ai giovanissimi. Il gruppo dei lavoratori 25-34enni, pur rimanendo il più numeroso, si attesta infatti a quota 18.296 con una perdita di 658 unità rispetto al 2011 (-3,6%). Più consistente il calo dei lavoratori under 25, dato che gli avviati al lavoro con età compresa fra 15 e 24 anni risultano quasi 1.900 in meno, arrivando nel 2012 a 12.922 (-12,7%). E mentre i lavoratori 25-29enni calano del 3,1% il numero di ragazzi fra i 15 e 19 anni assunti si riduce, a distanza di un anno, di un terzo (-33,9%).
Ma forse il peggio deve ancora venire. “Proprio per l’anno in corso ci sono segnali, se possibile, ancora più preoccupanti, non mitigati da quella anomalia della stagionalità che da sempre si configura come una sorta di ‘ammortizzatore’ per la realtà riminese”, ammette l’assessore provinciale al Lavoro Meris Soldati.