Esiste anche il tifo non calcistico, non sportivo. Si può fare il tifo di cronaca, tifare per la notizia, scommetterci anche sopra. Ieri, per esempio, nessuno avrebbe messo un centesimo di euro per la sfiducia ad Alfano. Tutti sapevano che sarebbe uscito indenne e sull’Alfano ripulito i bookmakers non accettavano puntate: lo davano a zero. La vera attesa era per il trio Fede, Mora, Minetti: colpevoli o innocenti? E quanto colpevoli o innocenti? Molto, poco, niente? Un’attesa che il Tg3 delle 19 non ha onorato: la sentenza del trio è andata come quinto titolo, dopo Letta, Napolitano, Alfano, Epifani e persino dopo le privatizzazioni vagheggiate da Saccomanni. Inspiegabile. Eppure c’era anche il numero magico, il numero di Ruby Rubacuori, il numero sette. Prima sette anni a Berlusconi e venerdì replica: sette a Fede e altrettanti a Lele Mora. Solo cinque a Nicole Minetti, trattamento più delicato per signore. Si pensava a un recupero durante Linea Notte. Invece niente, sempre Letta, Napolitano, Alfano, con qualche spunto sussultorio sotto la guida di Maurizio Mannoni: si è scoperto – grazie a Stefano Zurlo del Giornale – che esiste una linea Coppi. Attenzione, non di Coppi solo al comando con la maglia biancoceleste, ma del Coppi avvocato Franco. La linea – imposta a Berlusconi dal bravissimo legale – sarebbe quella dell’acqua cheta, sopire, smussare, rinculare, persino rinunciare alla prescrizione nel caso Mediaset.
Conoscendo il vero carattere di Berlusconi, per l’avvocato Coppi deve essere una fatica quotidiana bestiale. A far da corona alla linea Coppi e alla sentenza definitiva della Cassazione che verrà proprio su Mediaset, un pezzo di storia del giornalismo, Giovannino Russo, e Riccardo Barenghi, che anche quando accarezza i bambini, sembra il Mangiafuoco di Pinocchio. Tutto ruotava attorno a questa sentenza, che per Zurlo sarebbe opportuno rinviare per evitare contraccolpi soprattutto sul Pd: come restare alleati di un criminale? Barenghi concordava, ma invocava anche lo stato di diritto. Giovannino Russo se ne stava un po’ ai margini, stupito dei Kazachi al Viminale e dell’esistenza stessa di Alfano. A nessuno dei protagonisti è venuta in mente un’altra eventualità: che il Berlusconi condannato, il Pdl lo naftalinizzerebbe con la Santanché e che il vero pericolo sarebbe invece il Berlusconi assolto. È questo che sfascerebbe tutto in un nanosecondo scendendo in campagna elettorale al grido: sono vergine ed ero martire.
Il Fatto Quotidiano, 21 luglio 2013