Sabato pomeriggio a Pechino. Sono le 6:24. Al terminal dei voli internazionali “si sente un’esplosione“. Un uomo di 34 anni in sedia a rotelle si è fatto esplodere. Ovviamente non si sa quasi niente. Lui è vivo, in ospedale, sembra gli abbiano amputato un braccio. Poi le foto delle foto sugli smartphone dei testimoni oculari e la “meta” notizia data dai media cinesi: nessun volo ha subito ritardo.
Siamo nell’era del web 2.0. Non c’è voluto molto tempo perché quello che i cinesi chiamano renrou sousuo “il motore di ricerca di carne umana” si mettesse in moto, centinaia di milioni di internauti a caccia di una identità. Si è trovato subito il suo blog [ora censurato] e si è scoperto che l’uomo in questione non è un pericoloso terrorista, ma qualcuno che chiede giustizia.
Si chiama Ji Zhongxing ed è un lavoratore migrante originario della vicina regione dello Shandong. Pare fosse rimasto semiparalizzato in una città del Sudest cinese nel 2005. Per qualche motivo che risulta ancora sconosciuto era stato picchiato dalle forze dell’ordine mentre guidava il suo risciò. Chiedeva di essere risarcito. Non più in piazza Tian’anmen di fronte alla Città Proibita ma nell’aereoporto a forma di dragone progettato in occasione delle Olimpiadi del 2008 da Foster proprio per consacrare l’ascesa della Cina tra nuove potenze.
Faceva parte della schiera degli ultimi. Era un migrante, un “petizionista”. Un giovane disabile. Pare che l’esplosivo di cui era imbottito era la polvere da sparo dei botti di capodanno, e pare che prima di farsi esplodere abbia gridato ripetutamente: “state lontano, ho una bomba“. Era un uomo ridotto alla disperazione dal sistema, un altro di cui il sistema non è riuscito a prendersi cura.
“Alle tre del mattino un ambulante si alza per raccogliere i cocomeri nella più completa oscurità. Alle cinque li ha caricati sul suo carretto e si dirige in città assieme alla moglie. Arriva alle sette e espone la sua frutta per strada. Alle dieci i vigili gli confiscano la bilancia.
Cinque minuti più tardi il venditore di cocomeri spira, la sua faccia è livida. I suoi cocomeri splendono al sole. Sono di un verde lussureggiante.
Servono quattro stagioni perché un cocomero maturi. Meno di pochi secondi per togliere la vita a qualcuno.
[…] Il venditore di cocomeri, Deng Zhengjia, viveva su un monte della conte di Linwu. Voleva che i suoi cocomeri maturassero dolci, voleva avere un buon raccolto da vendere velocemente per tornare a casa all’ora di cena. Era il suo zhongguomeng, il suo sogno cinese.
[…] Prima di discutere sul “sogno cinese”, dovreste tener conto del sogno di un ambulante.
Siate gentili con la vostra gente e con i vostri cocomeri.
Se piantate cocomeri, raccoglierete cocomeri. Se piantate fagioli, raccoglierete fagioli.
Non capite? Guidare un paese tutto sommato non è così differente dal coltivare cocomeri”.
Il suo account Weibo è stato sospeso per un mese.
(Foto Lapresse)