Garantire i consumatori e valorizzare un’economia sostenibile, con i principi di qualità, trasparenza, ed etica. Questi gli obiettivi del primo regolamento per i mercati agricoli a chilometri zero, presentato in consiglio comunale dall’assessore allo Sviluppo economico, Stefano Prampolini, e nato grazie alla collaborazione di diverse associazioni di categoria agricole.

“I prodotti presentati e venduti nei mercati di produttori agricoli a km zero, tengono conto delle stagioni garantendo genuinità e freschezza, favoriscono l’economia locale, il mantenimento delle tradizioni e il presidio del territorio e perseguono una politica di rapporto equo qualità prezzo” ha spiegato Prampolini. “Nel riconoscere questo valore e alla luce dell’aumentata sensibilità per un’economia ‘etica‘ e sostenibile finalizzata a una migliore qualità, anche degli stili di vita – ha specificato l’assessore – abbiamo voluto che il regolamento si ispirasse a 6 principi”.

Si tratta di valori che fanno riferimento ai concetti di “economia di relazione”, intesa come attività che favorisce forme di conoscenza e comunicazione diretta tra consumatori e produttori, accomunati da obiettivi comuni come la salute, l’ambiente e la dignità del lavoro. Ma anche all’idea di filiera corta e di agricoltura contadina, “come moderna forma di produzione, alternativa a quella industrializzata, che valorizza il lavoro, garantendo un reddito dignitoso agli agricoltori”. Si prosegue poi con i principi di equità e trasparenza del prezzo, agricoltura biologica e biodinamica che preserva l’ambiente e la salute di chi lavora e di chi consuma i prodotti della terra, e infine il contrasto allo spreco legato alla logistica di distribuzione e finalizzato anche alla riduzione dei rifiuti da imballaggi.

Oltre ad una preciso modello commerciale legato ad una filosofia a passo impatto ambientale, il regolamento indica inoltre le tipologie di aziende agricole ammesse, singole o associate, ma comunque registrate all’elenco imprese della Camera di commercio e con sede in regione, con ulteriore certificazione per i mercati biologici. Possono vendere, tra l’altro, frutta e verdura (in prevalenza di stagione e proveniente dalla regione o comuni confinanti), ma anche farine e prodotti da forno, latte e derivati e prodotti trasformati, come confetture e formaggi o miele e vini, cosi’ come uova, carni e fiori e piante. Tutto deve, inoltre, essere rispondente alle norme e in prevalenza a km zero, con precise informazioni al consumatore sulla provenienza e chiare indicazioni di prezzo che, nel caso di prodotti trasformati, ci si impegna a mantenere come quello praticato in azienda. 

I mercatini, che possono esseri affidati a soggetti gestori o coordinatori incaricati anche di far osservare le regole, potranno ospitare, in accordo con le Circoscrizioni, che ne sono spesso copromotrici per il valore di animazione e servizio ai quartieri, anche visite e attività didattiche di scuole ed eventi collaterali. Tra gli obblighi ci sono quello di adottare modalità tese a ridurre in peso e volume gli imballaggi utilizzando, anche nel rapporto con la clientela, materiale a basso impatto ambientale o riciclabile, e quello di mantenere in ordine e pulizia l’area del mercato, provvedendo alla raccolta differenziata dei rifiuti. Da quando, a Modena, nel 2005, si inaugurò “Biopomposa”, il primo mercatino interamente biologico su spazio pubblico istituito da un comune in Emilia Romagna, i mercati a filiera corta dei produttori agricoli del territorio sono diventati 12, distribuiti in tutte e zone della città.

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