“In Italia ero sempre in attesa di qualcosa che non arrivava. Poi ho capito che l’occasione te la devi andare a prendere”. Gael Ciferri, 29 anni, di Roma, a ottobre molla tutto, un corso di laurea in Lingue e un posto da programmatore informatico, e se ne va a Masqat, la capitale dell’Oman, per inseguire il suo sogno: imparare l’arabo e conoscere una cultura nuova senza rinunciare a un lavoro dignitoso e ben retribuito. Detto, fatto.
Con sé porta i suoi risparmi, più o meno duemila euro. In due mesi volta pagina con il passato: affina l’arabo, che ha già studiato all’università, e si legge per filo e per segno una decina di guide sul Paese in quattro lingue diverse, italiano, inglese, francese e, appunto, arabo. Prima è ospite nella casa di un marinaio, emigrato anche lui dall’Italia. Il secondo mese se lo passa in macchina: “Con i soldi che mi erano rimasti dovevo decidere se andare in hotel o comprarmi un’auto: ho scelto questa, così ho potuto cercarmi un lavoro”. Laggiù, infatti, non esistono i mezzi pubblici. Nel giro di dieci giorni Gael non è più uno straniero, neanche uno studente: lo aspetta una gavetta di trenta giorni come guida nei deserti della penisola arabica e nelle isole dell’oceano Indiano. Prende 600 euro. Poi, a gennaio, diventa un freelance e lavora per le agenzie turistiche più importanti della città. In pochissimo tempo riesce a tirare su 3.600 euro al mese. A Roma ne guadagnava 1.300, appena sufficienti per pagarsi gli studi, affitto, bollette e farsi la spesa.
“Qui se ti impegni, trovi subito lavoro. Con quello che guadagno oggi mi posso permettere quasi di tutto: una casa, una macchina, dei vizi e sicuramente una vita che mi piace di più, con meno stress e più soddisfazioni”. Da quando ha incominciato non si è fermato un giorno. Ogni tour parte il lunedì mattina e finisce la domenica sera. Gli affidano comitive di 30 persone, italiani o francesi. Gli fa attraversare il deserto, gli spiega tutto sulle 520 fortezze che ha l’Oman, sulla sua geologia, fauna e flora, li porta in giro per i centri di Sur, Nizwa, Masqat e Nakhal e gli fa vedere le isole vicino alla costa. Un Cicerone venuto da lontano che racconta della religione e dei costumi di un Paese appena conosciuto. “Si mangia con le mani, seduti per terra, non si beve alcol nei luoghi pubblici e non si può parlare con le donne locali, velate, ma libere di guidare l’auto o uscire da sole”.
Divieti che i turisti fanno fatica a digerire. Gael, invece, si è sentito subito a casa sua. Ha imparato anche a cucinare il pesce in una buca di sabbia, nelle dune del deserto, come fanno i beduini. Ha legato con la gente del posto, soprattutto i driver che lo accompagnano nelle gite: “Insieme a loro affronto tutti gli imprevisti del viaggio”. Il più brutto? “Quando si è rotto il motore della jeep nel deserto: sono rimasto una notte da solo in mezzo a una tempesta di sabbia”. Loro mi chiedono: “Perché non sei rimasto in Italia? Potevi fare il calciatore e diventare ricco. La mia, rispondo, non è una fuga ma un percorso che magari un giorno mi farà ritornare dove sono nato con più chance di successo”. Gael ha da poco firmato un contratto con l’agenzia Magic Arabia, dove da agosto gestirà tutto il mercato dei turisti italiani in Oman. “Mi pagano 2600 euro al mese ma almeno adesso ho un visto di due anni, residenza e assicurazione sanitaria”. Di ritornare non ci pensa proprio. “A Roma una vita così me la scordo: troppi favoritismi, zero meritocrazia”. Che lo hanno reso pigro. “Il mondo è pieno di occasioni, basta muoversi”, è il consiglio che dà ai suoi amici italiani, gli unici di cui sente la mancanza quando è a quasi cinque mila chilometri di distanza.