Lo sciopero dei medici di ieri ha avuto una adesione del 70%. Non poteva che essere così. I medici fanno sciopero perché sono esausti… e con loro i malati… e l’intero sistema pubblico. I problemi marciscono giorno dopo giorno non perché irrisolvibili ma perché le istituzioni sono senza idee.

Di fronte allo sciopero dei medici governo e Parlamento hanno proposto di prorogare di un anno la scadenza per l’assicurazione professionale obbligatoria per i medici. Cioè di prorogare una proroga. I sindacati giustamente hanno confermato lo sciopero.“Prorogare” in generale significa prolungare la durata di qualche cosa o rinviare  un termine precedentemente stabilito quindi dilazionarlo, ma in sanità “prorogare” vuol dire semplicemente non essere capaci di risolvere i problemi e differire, costi quel costi, nel tempo cioè a qualcun altro le soluzioni. I problemi più rilevanti dei medici sono prorogati da anni di governo in governo; governo clinico, libera professione allargata, precariato, blocco del turn over, blocco del contratto. Siamo o no il paese delle “milleproroghe”? Quando non si hanno idee su come risolvere i problemi si proroga. Chi proroga non è capace né di governare ne di riformare. A giorni sarà “prorogato” il “patto per la salute” e con esso l’intera questione della politica sanitaria in questo paese. Tutto continua come prima  mentre la sanità pubblica decade sempre di più tra corruzioni, antieconomicità, diseconomie, servizi impoveriti e tagli lineari e blocchi di tutti i tipi.

Non bisogna essere particolarmente esperti per capire che in sanità se si continua a tagliare, a bloccare il turn over, se non si fanno i contratti, a parte il danno economico agli operatori, si impoveriscono i servizi, le loro organizzazioni, e le cure diventano scadenti. In sanità i contratti non si limitano ad adeguare le retribuzioni ma sono vere e proprie discipline organizzative. Quindi il blocco dei contratti è blocco del lavoro. Questo governo deve capire che se le malattie non calano ma calano i medici, gli operatori e i servizi in generale, a rimetterci sono i malati. Con il termine “overcrowding”  si indicano le ricadute negative del sovraccarico dei servizi, sulle qualità delle cure, sui malati e quindi sulla loro probabilità di sopravvivenza, cioè quando i servizi  lavorano sotto il minimo organizzativo consentito. Il nostro sistema sanitario sottoposto ormai a continue politiche di definanziamento, ai tagli lineari, al ridimensionamento dei servizi  è in “overcrowding” da anni ma nessun governo si è preoccupato di misurare l’impatto dei tanti blocchi alla sanità sulla vita delle persone… eppure tutti sanno che in overcrowding la mortalità dei malati aumenta. Complimenti a coloro che in parlamento si battono per il diritto alla vita.

In sanità se davvero si volesse fare cambiamento perché di cambiamento vi è un gran bisogno prima di tutto è proprio sul lavoro che si dovrebbe puntare. Ma per quanto possa sembrare paradossale il lavoro in sanità non è mai stato considerato da nessun governo un fattore primario di cambiamento ma solo una spesa o da contenere o da bloccare o da riparametrare salarialmente. Lo dimostra la tormentata storia del precariato. Sono anni che per mandare avanti la baracca prima si ‘precarizza’ poi con l’acqua alla gola della protesta si “stabilizza” quindi si precarizza di nuovo…e avanti di questo passo ma mai una idea corretta di lavoro. Oggi si tiene a mollo una categoria strategica incuranti delle sue devastanti contraddizioni. I medici non ce la fanno più e già il 27 ottobre scorso contro il governo Monti erano scesi in 30000 a Roma sotto lo slogan “diritto alla cura diritto di curare”. Ieri in massa si sono nuovamente ribellati e se non avranno risposte lo rifaranno. Ma questa volta nessun parlamentare ha solidarizzato con lo sciopero. Sembra  finita l’epoca “double face” (doppia faccia)? Cioè dei parlamentari “di lotta e di governo” a un tempo tagliatori di spesa e sostenitori della sanità pubblica così caratteristici del periodo Monti? La verità è che questa volta non vi sono elezioni politiche in vista per cui ci si può persino permettere di ignorare financo uno sciopero.

Un’ultima notazione: mi ha colpito che i giovani medici (Sigm) non abbiano aderito allo sciopero. Io credo che la loro critica che accusa i sindacati medici di voler tutelare i propri interessi ma senza un progetto di cambiamento debba essere seriamente presa in considerazione. In questa critica c’è un nucleo di verità: se lo sciopero si dovesse concludere solo con dei contentini salariali il contratto sarebbe solo crescita di spesa, cosa diversa se lo sciopero fosse il mezzo per cambiare la sanità. In questo caso sarebbe un investimento produttivo.

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