Per una singolare ma forse non casuale coincidenza, mentre si ricorda la scomparsa di Paolo Borsellino e dei valorosi della sua scorta, il Generale Mario Mori e il Colonnello Mauro Obinu vengono assolti dal Tribunale di Palermo dall’accusa, terribile, di aver ordito un piano per non catturare l’allora latitante Bernardo Provenzano dopo che avevano provveduto alla cattura di Totò Riina. 
“Il fatto non costituisce reato”, la lapidaria previsione del nostro codice di procedura penale, che si usa quando, se fatto c’è stato – in questo caso, la mancata cattura di un pericoloso latitante– esso non può costituire un reato perché il soggetto che ha agito lo ha fatto in buona fede e senza volontà (dolo) di commettere un illecito.

Ma dinnanzi a qualsiasi formula (delle varie previste dall’art. 530 del codice di procedura penale) ci fossimo trovati, il risultato non cambia. Come ha scritto Stefano Folli (che certo non si può ritenere un “antigiudici” ed un sovversivo), la sentenza “fa bene alle istituzioni” perché “restituisce pienamente l’onore a un fedele servitore dello Stato”. Ci si riferisce qui a Mori, principale imputato, ma non dimentichiamoci di Obinu, suo fedele ed instancabile collaboratore in quegli anni in cui la lotta alla mafia era cosa seria, non da libri “da vetrina” che tutti oggi si affannano a scrivere, pochi con convinzione e vera conoscenza del fenomeno.

Chi legge deve sapere che Mori ed Obinu, con i Ros tutti, erano ammirati da Falcone e Borsellino; i pochi di cui si fidavano, che accoglievano nelle loro case, dai quali si facevano consigliare per indagini e misure di sicurezza. Quindi fa accapponare la pelle che qualcuno abbia pensato che i Ros volessero pugnalare alle spalle, in qualche modo e per le conseguenze del loro gesto, dei Magistrati con la “M” maiuscola che il nostro Paese ha per fortuna avuto e per disgrazia perso.
E che sempre gli stessi reparti speciali dei Carabinieri, invidiati da tutto il mondo, avessero bisogno di “trattare” per catturare un latitante, dopo aver dato prova di saper catturare il più pericoloso di allora. Cosa pensare quindi delle numerose catture avvenute in questi anni? Tutti coloro che hanno messo in piedi le operazioni brillantemente concluse si sono incontrati prima al bar con i catturandi ed hanno loro chiesto “per favore, vi fate catturare, così ci fate fare una bella figura?”.

La “never ending story” del patto Stato-mafia, espressione della quale nessuno ancora ha fornito un significato comprensibile ai cittadini ed un contorno identificabile e contestualizzabile, si può ritenere finita?
Ma no! I pm sconfitti (e vorrei pur vedere!) faranno ricorso contro l’assoluzione per la quale, personalmente (ma mi sa che siamo in molti…) gioisco. E’ comunque, beninteso, un loro diritto (giammai un dovere…).
Ricordiamoci anche chi è stato tra i principali accusatori dei due “Signori Servitori dello Stato” (il Paese intero si scusi con loro): Ciancimino.
Come diceva Totò: “ma mi faccia il piacere”!!

 

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