L'iniziativa tradizionale si svolge a Gattatico (Reggio Emilia). Nel casolare - museo dedicato alla memoria dei partigiani i volontari offrono la cena ai visitatori per ricordare la sera del 1943 quando gli abitanti festeggerano la caduta del fascismo, inconsapevoli che la lotta per la liberazione sarebbe durata ancora molti mesi
Fu una specie di comunione laica, un gesto dell’antifascismo che poté essere celebrato all’aperto, senza il timore che arrivassero le camicie nere. Almeno non quella sera. Accadeva 70 anni fa in provincia di Reggio Emilia, dopo l’annuncio della caduta del fascismo. Sarebbero di lì a qualche mese venuti l’armistizio, l‘occupazione nazifascista, la guerra di Liberazione, i rastrellamenti e le stragi sugli Appennini. Ma allora, da casa Cervi (dove quell’evento era stato ideato) e da quelle vicine, partì un carro alla volta della piazza di Campegine su cui c’erano i bidoni del latte che contenevano la pastasciutta da condividere con tutti per festeggiare. Quel rito, quell’attimo di sospensione, torna il 25 luglio a Gattatico, a chiusura del Festival di Resistenza 2013, con Bebo Storti come ospite che porterà la sua testimonianza di attore antifascista.
Ma torna anche altrove perché intorno alla pastasciutta antifascista negli anni si è costituita una rete. E così, in un’altra quindicina di località sparse in varie regioni, si terranno altrettante feste “gemelle” a quella prevista per le 21.30 nel reggiano. Parma, Sasso Marconi, San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, e Monticelli d’Ongina (Piacenza) sono quelle più prossime al Museo Cervi, creato 41 anni fa in memoria di Alcide, il padre dei 7 fratelli antifascisti fatti prigionieri e fucilati nel poligono di tiro di Reggio Emilia il 28 dicembre 1943. Ma quell’anniversario ha valicato da tempo i confini regionali e quest’anno si terrà in contemporanea a Cardano al Campo, Busto Arsizio, Travaino, San Marcello Pistoiese, Milano, Legnano, Vicenza, Fosdinovo, Porzius, Grontardo, Rezzato, Verona, Oleggio, Ceriale e Caldarola.
Insomma, dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia, dal Veneto alla Toscana e al Piemonte, l’“ideale della pastasciutta” – come lo chiamano a Gattatico, dove ogni anno si è presentata una media di 2500 persone – si è allargato via via grazie all’impulso dell’Anpi nazionale e del museo reggiano. Poi, in tempi di tecnologie diffuse, questo momento dell’anniversario della caduta del regime fascista ha fatto un salto dentro la rete e oggi passa anche attraverso Internet perché, tra le varie località coinvolte, è previsto in collegamento in streaming, una specie di riedizione aggiornata dal passaparola di allora. “Settanta anni dopo, così come la notizia nel 1943 contagiava di speranza tante comunità in tutta Italia”, dicono al Museo Cervi, “oggi rivive una festa diffusa, un piatto di pasta dopo l’altro”.
Piatto che sarà rigorosamente in bianco perché allora la gioia spontanea per la fine di un ventennio non aveva potuto vincere del tutto i rigori della guerra e già formaggio e burro sulla pasta erano un pasto da signori. “Nelle sue 12 edizioni, tutto il festival e la sua serata conclusiva, con la pastasciutta antifascista”, ha detto Rossella Cantoni, presidentessa dell’Istituto Alcide Cervi, “rappresentano un modo per sottolineare che i valori di fondo di allora devono sottendere alle scelte di oggi e del futuro. Riuscire dunque a organizzare la nostra rassegna nonostante le difficoltà attuali rappresenta una vittoria per un luogo di memoria come il nostro che ha scelto tanti linguaggi, a iniziare dal teatro, per continuare a parlare”.
Negli anni sono stati diversi i nomi noti del panorama culturale, giornalistico e politico italiano che hanno voluto essere presenti alla pastasciutta. Per citarne solo alcuni, nelle edizioni più recenti ci sono stati Ascanio Celestini, Carlo Lucarelli, Loris Mazzetti e Debora Serracchiani. Quest’anno è la volta di Bebo Storti che, nell’anticipare il racconto che farà di fronte ai commensali dell’antifascismo, ha detto che “vogliamo resistere, lo dobbiamo ribadire. Opporsi a dittature, razzismo e discriminazioni è più importante di qualsiasi fede e basta guardarsi intorno per capire come ancora oggi sia importante liberare l’Italia dagli uomini da nulla che l’hanno presa in ostaggio”.