Un intero quartiere abusivo all’interno di un parco monumentale. Succede a Bagheria (Palermo) ed è il caso di Villa Valguarnera, area realizzata nel Settecento che presenta vincoli di inedificabilità assoluta dal 1913. Decine di immobili spuntati come funghi senza che le istituzioni abbiano mai mosso un dito. Eppure il quartiere è dotato di una strada asfaltata completa di infrastrutture, a servizio, in particolare, di due sontuose ville con proprietari non comuni. Una è di Gino Di Salvo, considerato il nuovo reggente del “mandamento” di Bagheria, sottoposto a sorveglianza speciale sin dal 1975 e arrestato più volte per associazione mafiosa. L’altra villetta è del suo “delfino” Sergio Flamia.
La vicenda è ora approdata in Parlamento grazie ad un’interrogazione presentata dal senatore del Movimento 5 Stelle Francesco Campanella, sottoscritta da altri colleghi del gruppo. Il protagonista è il proprietario: Francesco Alliata di Valguarnera, 92 anni, che sta combattendo da oltre vent’anni per conservare e tutelare, a spese della famiglia, il complesso monumentale, paesaggistico e botanico vincolato. L’antagonista principale pare essere invece proprio lo Stato che in questi anni sembra si sia schierato dalla parte sbagliata, permettendo il perpetrarsi di questo scempio. Si tratta infatti di un complesso di alto interesse storico, architettonico e artistico, uno dei più importanti monumenti risalenti al periodo del Regno delle Due Sicilie, decantato da Goethe e Stendhal, descritto da Dacia Maraini nei suoi due romanzi di successo Marianna Ucria e Bagheria. Ma le abitazioni di Di Salvo e Flamia (al momento sottoposti a custodia cautelare, ndr) sono rimaste intatte, verosimilmente sanate e continuano ad essere abitate, malgrado un provvedimento di confisca del 2005, come riporta l’interrogazione dei Cinque Stelle.
Gli immobili – continuano i senatori del Movimento – erano a disposizione anche di alcuni latitanti, circostanza confermata tra gli altri dal collaboratore di giustizia Angelo Siino, il quale ha evidenziato che “il Di Salvo aveva una villa in via Vallone De Spuches dove c’erano dei cavalli e macchine per movimento terra nella quale in diverse occasioni incontrò Bernardo Provenzano”. La villa è uno degli edifici abusivi nel parco e, secondo l’interrogazione del M5S, Di Salvo e Flamia utilizzano ampie porzioni dell’area “come parcheggio per i loro mezzi di movimento terra e camion spurghi e di adibirne le aree a discarica, anche di rifiuti speciali”.
Non solo. Nel corso degli anni Francesco Alliata e la figlia Vittoria (nota per essere la traduttrice italiana del Signore degli Anelli) hanno provato a intervenire per arrestare il degrado del complesso monumentale, ma sono stati bloccati tutti gli interventi progettati da un team di prestigiosi esperti. “Oltre a subire aggressioni e minacce di ogni tipo – dichiara Campanella – gli Alliata sono costretti ad una snervante e costosissima attività giudiziaria per impedire la distruzione di questo importante patrimonio culturale, costruito e mantenuto integro attraverso i secoli dalla loro famiglia, e per difendersi non solo dall’assedio della criminalità organizzata ma anche da azioni compiute dalle istituzioni che dovrebbero tutelare, difendere il monumento e reprimere gli abusi”.
Nel frattempo non si è fermata neanche la costruzione, spiegano i senatori M5S. “Malgrado gli obblighi di inedificabilità totale, recepiti anche dal Piano Regolatore Generale di Bagheria, nel parco storico è sorto ormai, indisturbato, un intero quartiere, dotato di strade, acqua e luce – si legge nell’interrogazione – e nessun riscontro sarebbe stato fornito, da parte degli organi competenti, alle denunce, agli appelli e alle interpellanze di Vittoria e Francesco Alliata, sempre supportati da associazioni, intellettuali, stampa e società civile, italiani ed esteri. Uno scempio per il quale abbiamo chiesto immediata risposta ai ministri dell’Interno, dell’Ambiente e dei Beni e delle Attività culturali”.
I proprietari della villa – si sottolinea nell’interrogazione – in questi anni hanno ottenuto, come unica risposta dalle istituzioni, due denunce a loro carico ed una diffida da parte del Comune di Bagheria. “Nei primi mesi del 2011 – spiega Vittoria Alliata al fatto.it – mio padre si è dichiarato ‘prigioniero politico della burocrazia’ che di fatto non lo avrebbe messo nelle condizioni di realizzare, a proprie spese, gli interventi di ordinaria manutenzione della sua casa e lo ha imputato in un procedimento penale per non aver impedito i crolli, dal quale è stato assolto con ampia formula, essendo stata attribuita ad altri, fra i quali la allora Soprintendenza di Palermo, la responsabilità”. “Recentemente – prosegue la Alliata – ai miei genitori è stato notificato un ulteriore provvedimento con identica motivazione del precedente. Tale provvedimento è scaturito da un’indagine avviata nel 2008 dai carabinieri di Bagheria, in cui le forze dell’ordine hanno documentato fotograficamente i numerosi e persistenti fenomeni di abusivismo nel parco, evidenziando anche la latitanza delle autorità preposte e sollecitando provvedimenti urgenti”. L’unica diffida invece esercitata dal Comune risulterebbe essere stata emessa nei confronti di un cavallo dell’azienda agricola Valguarnera, diffidato dal pascolare nell’agro storico: una presenza incompatibile con il vincolo monumentale. Insomma un cavallo che bruca indisturbato in un parco monumentale resta l’unico sfregio alla legalità.