In attesa che qualcuno nel Pd finalmente rivaluti anche l’ex ministro Pietro Lunardi e il suo “bisogna convivere con la mafia”, va registrato con piacere come il clima di concordia e d’unità d’intenti, auspicato dall’Eterno Presidente Giorgio Napolitano, stia facendo breccia tra molti nostri esponenti politici. Il vice-ministro all’Economia Stefano Fassina, noto alle cronache per aver sostenuto fino a 6 giorni prima della nascita dell’esecutivo Letta che mai il suo partito avrebbe “governato con Berlusconi”, e poi andato al governo con Berlusconi, ne è forse la dimostrazione migliore.
Dopo appena tre mesi trascorsi a Palazzo Chigi, Fassina ha cambiato opinione pure sulle tasse: “L’evasione di sopravvivenza esiste” spiega adesso il neo-alleato del Cavaliere. E, anche se assicura “di non voler strizzare l’occhio a nessuno”, viene amorevolmente festeggiato dall’amico Renato Brunetta.“Benvenuto nel Pdl”, gli dice l’ex ministro della Pubblica Amministrazione forse fiducioso nel fatto che presto Fassina arriverà come lui a definire “l’Italia peggiore” le organizzazioni dei lavoratori precari. Del resto solo gli stupidi e i paracarri non cambiano mai posizione e Fassina di certo non è un paracarro.
Tutto, insomma, nel Paese comincia ad andare per il verso giusto. E andrà ancora meglio non appena le Camere avranno riscritto la Costituzione. Visto l’alto profilo etico e morale dei nominati in Parlamento e la chiarezza e trasparenza con cui, prima delle elezioni politiche, avevano annunciato agli elettori che avrebbero riformato a fondo la Carta, i nostri hanno deciso di liberarsi dagli odiosi e antiquati orpelli istituzionali che rendevano complicata la modifica della legge fondamentale dello Stato.
I padri costituenti, dopo la guerra e il fascismo, avevano pensato che fosse un rischio immaginare una Costituzione in balia delle maggioranze. Per questo avevano deciso che cambiarla fosse particolarmente difficile: così, se pure le Camere si fossero ritrovate popolate da incompetenti, venduti e carrieristi, ogni mutamento sarebbe avvenuto solo dopo un lungo e ponderato dibattito nel Paese.
Fortunatamente oggi le nostre classi politiche sono fatte di tutt’altra pasta. I partiti non sono più semplici centri di potere, perseguono solo ed esclusivamente il bene comune, a Montecitorio e Palazzo Madama i rappresentati dei cittadini, eletti sulla base di norme estremamente democratiche, sono da tutti stimati per la loro correttezza, competenza e compostezza.
Per questo prima della pausa estiva, dopo il Senato, anche la Camera approverà il cambiamento dell’ormai anacronistico articolo 138 della Carta che imponeva di approvare in doppia lettura, con voto a a distanza di tre mesi l’una dall’altro, ogni eventuale modifica costituzionale.
Quando, in autunno, l’iter della riforma del 138 sarà completata potremo finalmente far riscrivere la legge fondamentale da una snella commissione di 42 nominati in parlamento che si baserà sul lavoro di 35 esperti scelti dal governo. Poi il risultato verrà sottoposto in blocco ai loro autorevoli colleghi (con voti distanziati di soli 45 giorni) e quindi votato in un referendum.
Il bisogno di fare in fretta è evidente a ogni italiano. Per questo, certamente a malincuore, il Parlamento si è trovato costretto a rinunciare per ora all’esame del disegno legge governativo sulla riduzione del finanziamento pubblico ai partiti e a altre quisquilie, come la abolizione, o riforma, della prescrizione nei processi penali richiesta dall’Unione Europea. E la nuova legge elettorale.
Fortunatamente il laborioso impegno di Montecitorio non inficia l’altrettanto alacre lavoro dell’ufficio di presidenza della Camera, che proprio mentre Fassina parlava è riuscito a trovare il tempo per spartire tra i vari gruppi 58 milioni di contributi relativi al 2013.
Certo, in Parlamento c’è sempre chi fa ostruzionismo, rifiuta i finanziamenti e tenta di impedire che il nostro Paese si incammini verso il suo radioso futuro di sviluppo e riforme. Nelle aule della Corte di Cassazione c’è poi persino chi crede di poter giudicare se davvero il leader della maggioranza, Silvio Berlusconi, sia colpevole di frode fiscale come stabilito in primo e secondo grado.
Come è noto, secondo alcuni osservatori, il 30 luglio un’eventuale sentenza di condanna potrebbe mettere in forse l’esistenza del governo e quindi della nuova Repubblica italiana fondata sulla nuova Costituzione.
Ma è il caso di stare tranquilli. Ha detto bene Fassina: in Italia c’è chi “evade per sopravvivenza”. E se il Cavaliere è colpevole è di sicuro uno di questi. Basterà dare un’occhiata al suo fascicolo, al Colle e ai lavori in Parlamento perché i giudici capiscano quale deve essere il verdetto: assoluzione per stato di necessità.
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