Nicola Femia, con il quale Massimiliano Colangelo intratteneva rapporti, è un potente boss di ‘ndrangheta, arrestato lo scorso gennaio dalla procura di Bologna nell’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza. Il re dei videopoker viene sottoposto alla sorveglianza speciale per la sua pericolosità, si trasferisce a Ravenna nel 2002. E’ considerato a capo di un sistema criminale operante nel territorio nazionale attivo in particolare nel settore, appunto, del business dei giochi on line e delle video-slot. Infastidito dagli articoli del giornalista Giovanni Tizian, cronista che ora vive sotto scorta, Femia si lamentava al telefono con il sodale Guido Torello, quest’ultimo rassicurava il capoclan: “Sto …o la smette o gli sparo in bocca e finita lì”.
Per raccontare il potere di Femia bisogna partire dai suoi rapporti con le ‘ndrine prima di arrivare a quelli con esponenti delle forze dell’ordine. L’accusa di associazione mafiosa non ha retto il vaglio del Tribunale del Riesame, ma i reati, contestati ad alcuni indagati, sono stati commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Diatribe giuridiche, ma i rapporti di Femia con esponenti apicali della ‘ndrangheta sono un fatto. Si parte dalle relazioni con gli Alvaro con i quali mantiene rapporti abituali. Interlocutore privilegiato anche dei Mazzaferro e per quanti avevano interesse nel settore dei giochi. Si sente al telefono e intrattiene contatti con la cosca Valle-Lampada. Senza trascurare le buone relazioni con gli Schiavone, famiglia di vertice dei Casalesi. Insomma Nicola Femia è un riferimento per tutti.
Dalle carte del procedimento emergono anche altri soggetti in rapporto con Nicola Femia, detto Rocco. Questa volta la mala non c’entra. Nella richiesta di misura cautelare, firmata dai pm Francesco Caleca e Marco Mescolini, in parte accolta dal Gip, si legge: “La disponibilità in capo ai vertici dell’organizzazione di complicità di appartenenti alle forze dell’ordine”. Tra questi: un ispettore di Polizia e un sovrintendente della Guardia di finanza. Non basta. “Sempre sotto questo profilo – scrivono i pm – rilevano altresì i plurimi contatti del Femia Nicola con Michele Busciolano, già ufficiale della Guardia di Finanza, in servizio presso l’A.i.s.e”, i servizi di sicurezza.
Nell’ultimo caso, i rapporti con Busciolano, non vengono contestate ipotesi di reato, ma è rilevante “la possibilità – scrivono i magistrati – del Femia Nicola di porsi quale interlocutore di appartenenti ai servizi di sicurezza”. Busciolano si interessa alle richieste di Femia, grazie alla mediazione di Andrea Dalle Donne, un romano al quale il boss si rivolge. Un facilitatore che lo mette in contatto con uomini dello Stato. I pm parlano di oscuri rapporti tra Nicola Femia da un lato e “dall’altro (con l’intermediazione del Dalle Donne), il colonnello Busciolano e un altro alto ufficiale della Guardia di finanza (generale Ferraggina Fabrizio)”. Soggetti non indagati, ma in rapporti con il boss traffichino, amico degli amici e di quelli che contano.