Era uno dei classici esempi di intraprendenza imprenditoriale all’americana, con un business nato dal nulla che valeva milioni di dollari. WineCare è una cantina di lusso di New York, che – dietro pagamento – conserva all’interno della sua struttura vini pregiati ed antichi (si parla di circa 30mila casse) per ristoratori ed enofili ricconi della Grande Mela. Telecamere a circuito chiuso, climatizzazione perfetta per temperatura ed umidità e un sofisticato sistema di localizzazione di ogni singola bottiglia.
Ma la storia si sta trasformando in un giallo legale di quelli da serie tv e la “colpa” è dell’uragano Sandy, che si è abbattuto su NY alla fine di ottobre uccidendo, solo in città, una quarantina di persone e distruggendo oltre 300mila abitazioni. Fra gli edifici allagati c’è stato anche quello di WineCare, che oltretutto dista pochissimo dal fiume Hudson (è sulla 28esima Strada, a un centinaio di metri appena dal corso d’acqua). Il fatto ha ovviamente messo in agitazione i tanti clienti, nonostante i gestori assicurassero che non c’erano stati problemi per il 95% delle bottiglie; circostanza non verificabile, dato che ai clienti è stato negato temporaneamente l’accesso alla struttura, in attesa dell’inventario e dello spostamento di WineCare in una nuova struttura più sicura entro l’estate. Ma secondo molti ciò è successo soprattutto perché l’acqua penetrata durante i terribili giorni di Sandy ha rovinato l’etichettatura, rendendo difficilmente riconoscibili vini e proprietà degli stessi.
Così è partita la violenta battaglia legale dei proprietari, che hanno chiesto ai giudici dello stato di New York risarcimenti milionari: la sola collezione di Donald Drapkin vale 5.2 milioni di dollari, mentre il ristoratore inglese Keith McNally ha chiesto un indennizzo di 3 milioni, in parte per la perdita di 1500 bottiglie “introvabili” della sua collezione e in parte per coprire i costi legati all’acquisto di nuovi vini per la sua clientela. Tutto ciò ha spinto il creatore di WineCare, Dereck Limbocker, a chiedere lo scudo della cosiddetta bankruptcy protection contro le richieste dei creditori, in modo da potersi riorganizzare e ripartire con la sua attività. Il giudice Gerber, incaricato di decidere sulla richiesta, sta prendendo tempo, sottolineando che a causa di Sandy c’è chi ha perso ben di più che qualche bottiglia di vino e che una decisione sull’istanza di WineCare non è poi così urgente.
Nel frattempo i giorni passano, le richieste di indennizzo crescono e Limbocker rischia di dover chiudere i battenti e dichiarare fallimento anche se – secondo le sue stime – avrebbe salvato oltre il 90% delle bottiglie. Sarebbe decisamente il più clamoroso (e costoso) caso di vino annacquato della storia.
di Fabio Pisanu