L'iniziativa è prevista per il 12 ottobre 2013 e prevede l'apertura delle 123 strutture sparse per l'Emilia Romagna. In programma concerti, incontri e iniziative. Mauro Roda, presidente della Fondazione Duemila: "Vogliamo provare ad essere utili nelle mutate condizioni sociali"
Nessuna nostalgia, ma molta voglia di sorprendere e durare. E’ questo lo spirito degli ideatori della Notte Rossa delle Case del Popolo che avverrà il 12 ottobre 2013. Non Rosa, quindi, come la notte riminese, ma Rossa con due ‘s’ proprio perché quelle radici di socialismo storico (la prima Casa del Popolo venne inaugurata a Massenzatico (Re) 120 anni fa, n.d.r.) illuminino la festa non stop tra memoria e futuro.
“Non ci interessa ricordare com’eravamo belli”, spiega Mauro Roda, presidente della Fondazione Duemila, gestore del patrimonio di tutti i circoli ereditati dall’ex Pci, “Vogliamo provare ad essere utili nelle mutate condizioni sociali”. Allora via a balli, spettacoli, incontri e dibattiti per le 123 le Case del Popolo dell’Emilia Romagna, di cui 23 solo nella provincia di Bologna: “Siamo consapevoli che una fase politica si è chiusa, ma in questa rete di partecipazione attuale che risulta sempre più teorica, i luoghi fisici di cui siamo in possesso possono dare una risposta al bisogno di partecipazione e di crisi di rappresentanza politica che sono elementi fondamentali per avere una democrazia compiuta”.
“E soprattutto vogliamo che non sia un fatto estemporaneo”, continua, “la Fondazione Duemila si pone come missione di dare un futuro alle Case del Popolo, organizzazioni che hanno oggettivamente contribuito a costruire una moderna società democratica, basandosi su valori di solidarietà e mutualità”. Basti pensare alla storica Casa del Popolo Corazza di via San Donato a Bologna, con annessa Sala Sirenella dove ultimamente Stefano Benni ha tenuto uno stage di scrittura creativa con il “popolo” rimasto perfino fuori dalla porta per il pienone; o uno storico luogo come la Rasora di Castiglion dei Pepoli che venne messa in piedi dagli scalpellini che stavano costruendo la Direttissima.
L’operazione postmoderna di maquillage socio-culturale unirà etica ed estetica, musica e letteratura, gastronomia e confronto politico, dentro a quel partito oramai di governo ma che fino a un ventennio fa aveva fatto dell’esclusività dell’emancipazione del proletariato un tratto distintivo e duraturo: “Capiamoci”, precisa Alessandro Cerra, under 40 di una Casa del Popolo della provincia di Bologna, “tra un luogo aperto come quello del 12 ottobre e le larghe intese del governo Letta con il Pdl non c’è comunanza. In questi luoghi da celebrare e rilanciare non ci sono Pd o Pdl, ma il popolo, gente con un’idealità comune per un futuro migliore”.
“Molti elettori del Pdl”, sottolinea Roda, “vanno a mangiare o passeggiare alle feste dell’Unità. Questo per dire che alla Notte Rossa vorremmo che partecipassero in tanti, anche chi non è del Pd. La Casa del Popolo è qualcosa di più largo, anzi con questa festa proviamo ad allargare il mondo”.
Ai primi di settembre durante la Festa dell’Unità provinciale di Bologna i primi nomi che parteciperanno alla manifestazione del 12 ottobre. Anche se l’intento non è di certo quello di chiamare grandi nomi o star: “Lucio Dalla, Gianni Morandi, Francesco De Gregori, ma anche Vasco Rossi e i Modena City Ramblers hanno un debito di riconoscenza verso uno spazio che li ha aiutati a lanciarsi nel mondo dello spettacolo. Questi artisti o sono nati in una Casa del Popolo o in qualche parrocchia. E proprio per questo vogliamo tornare a dare un’opportunità a chi è sconosciuto come lo erano loro prima della fama, a chi vuole fare un altro pezzo di storia della cultura ma è sottoposto a vessazioni, censure, esclusione”.
Così se qualche giovane ironizza sugli idoli da invitare (“Bob Dylan quella sera pare impegnato”) è la professoressa Giuseppina Muzzarelli dell’Università di Bologna, co-artefice dell’iniziativa, ad aprire alla prima band: “Mi piacerebbe ci fossero gli Offlaga Disco Pax. In una loro canzone, Lungimiranza, dove si parla della vita di una piccola serata in un circolo Arci, il testo si conclude con un verso emblematico: ‘partito, non pervenuto’ ”.