L'annuncio è arrivato da Di Maio (M5S) al termine della riunione dei capigruppo alla Camera. Appena finita la maratona sul decreto "del fare", le opposizioni si erano preparate alle barricate. Nuti: "Il Colle era critico, ora aspettiamo un suo intervento". Migliore: "In questo percorso devono essere coinvolte le opposizioni". Bindi: "Non sacrifico la Carta per questo governo"
“Abbiamo ottenuto il rinvio delle votazioni sulla Legge Costituzionale”. L’annuncio arriva su Facebook dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. “Il 7 e 8 settembre tenetevi liberi. Vinciamo noi. L’ostruzionismo ha funzionato”. Il governo ha infatti deciso di rinviare a settembre la discussione sulle riforme costituzionali. La conferenza dei capigruppo ha deciso di rinviare alla prima settimana di settembre il voto sul ddl costituzionale, mentre la discussione generale è stata fissata per giovedì 1 e venerdì 2 agosto. All’entusiasmo del Movimento 5 Stelle, risponde Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato (Pdl): “I grillini rappresentano il braccio operativo dell’immobilismo istituzionale stile Zagrelbesky. Non vogliono nessuna riforma. Noi vogliamo il presidenzialismo per dare più potere ai cittadini. Ora è chiaro chi vuole le riforme e chi vuole il caos che nasce dall’immobilismo, tanto gradito alle vestali della retorica costituzionale e ai valletti del comico”.
La battaglia non è affatto finita. Terminata la maratona di Montecitorio dove le opposizioni hanno costretto l’Aula agli straordinari, con una seduta durata 45 ore, per approvare il decreto legge “del fare”, l’annuncio per le “barricate” riguarda questa volta la difesa della Costituzione dalle riforme che vuole la maggioranza delle larghe intese. Una discussione spostata in avanti solo di poco più di un mese. E in materia, sia il Movimento Cinque Stelle sia Sinistra Ecologia e Libertà hanno già annunciato che non cederanno terreno neanche per un solo millimetro. I deputati Cinque Stelle nel pomeriggio avevano fatto appello al presidente della Repubblica Giorno Napolitano: “Nell’ultimo incontro al Quirinale – aveva raccontato il capogruppo Riccardo Nuti – ci aveva manifestato le sue perplessità sulle modalità adottate dalla maggioranza in tema di riforme costituzionali”. Sel, invece, chiede allo stesso presidente del Consiglio Enrico Letta di rallentare: “Abbiamo chiesto di evitare il braccio di ferro sulle riforme istituzionali – ha spiegato il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore – che non devono essere un tema di governo ma del Parlamento”. Ma questa volta M5S e Sel saranno soli. La Lega, al contrario di quanto accaduto sul decreto “del fare”, ha già fatto capire che vuole discutere di riforme il prima possibile, altro che barricate.
Di Pietro: “Metodo sbrigativo al di fuori delle regole”
A commentare la proposta delle riforme è stato il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro: “Innanzitutto ritengo una grave offesa ai nostri padri costituenti il metodo con cui vogliono riformare la Costituzione. Un metodo sbrigativo al di fuori delle regole che hanno stabilito i nostri padri costituenti. In secondo luogo ritengo del tutto fuori luogo occuparsi in questo momento di riformare la Costituzione invece di applicarla cominciando dall’articolo 1. Il nostro Paese è allo sfascio non perché la nostra Costituzione è sbagliata, ma perché non è applicata a cominciare dall’articolo che prevede appunto una Repubblica fondata sul lavoro”. “Allora pensiamo a soluzioni – ha concluso Di Pietro – per dare lavoro a chi non ne ha e poi pensiamo a cambiare le regole della Costituzione”.
Pdl, Renato Brunetta: “Manterremo gli impegni con gli italiani”
“Esprimo”, ha detto Brunetta, “grande soddisfazione per l’esito della conferenza dei capigruppo alla Camera in cui abbiamo stabilito all’unanimità l’iter dei provvedimenti da portare in Aula nelle prossime settimane. Grazie al calendario dei lavori che abbiamo previsto, non ci sarà alcun ritardo nell’approvazione della riforma costituzionale e manterremo entro la pausa estiva gli impegni presi con gli italiani, approvando tutti i decreti in scadenza e i provvedimenti più importanti. Abbiamo davanti a noi delle giornate fondamentali che ci consentiranno di portare a compimento in maniera estremamente positiva questa prima, delicata fase della legislatura”.
Migliore (Sel): “Il governo coinvolga le opposizioni o è ostruzionismo”
C’è chi nel corso della giornata ha cercato un punto d’equilibrio. Ci ha provato Pino Pisicchio (Centro Democratico) che ha proposto di avviare subito la discussione, ma prevedere il voto a settembre, dopo la pausa estiva. Ma la chiusura era parsa reciproca: “Il governo si è impuntato a comprimere il ddl costituzionale in poche ore – ha dichiarato Migliore (Sel) – ma le riforme non devono essere un tema di governo. Abbiamo chiesto una dilazione ma desumo che il governo vuole andare avanti. Abbiamo chiesto un incontro perché siamo preoccupati per l’ingorgo istituzionale dovuto alle responsabilità del governo che ha calendarizzato 4 decreti, di cui due molto importanti come l’omofobia e il disegno di legge sul finanziamento pubblico ai partiti”. Ad ogni modo, giura Sinistra ecologia e libertà, “è necessario una riflessione e un coinvolgimento delle opposizioni sulle riforme costituzionali o Sel ricorrerà all’ostruzionismo”. Anche perché “non vorremmo che uno sterile braccio di ferro sulla prosecuzione dei lavori a oltranza metta a rischio l’approvazione di norme necessarie al Paese e chieste dai cittadini”. Tra queste legge sull’omofobia, finanziamento ai partiti e 4 decreti in scadenza.
Pd già diviso. Bindi: “Non sacrifico la Carta per questo governo”
Come al solito a tenere il punto è stato soprattutto il Pdl. “Basta con le scuse del Movimento 5 Stelle sulle riforme costituzionali – dice la portavoce del gruppo di Montecitorio Mara Carfagna– La doppia lettura e il referendum sono ‘tempi adeguatì e fanno ‘partecipare l’opinione pubblica’”. Ma nel Pd ecco i primi scricchiolii. Da una parte Dario Ginefra che se la prende con Beppe Grillo e con i 5 Stelle: “Coloro che, quotidianamente, non perdono occasione per vilipendere le istituzioni repubblicane non possono permettersi di definire ‘colpo di Stato’ una necessaria e irrinunciabile manutenzione della Costituzione sino ad oggi da tutti invocata”. Dall’altra Rosy Bindi: “Non sacrifico la carta costituzionale per questo governo – dice durante la direzione del partito – E’ possibile che un governo di necessità possa mettere in discussione la vita di un partito?”.