L'imprenditore Francesco Giartosio è stato contattato dalla multinazionale della California che chiede di modificare l'etichetta delle lenti a realtà aumentata che dovrebbero entrare a breve nel mercato. Il progetto risulta simile a quello del colosso americano, anche se resta il mistero su chi abbia avuto l'idea per primo
Dalla California a Modena, si apre una battaglia di marchi sugli occhiali a realtà aumentata, che nei prossimi anni potrebbero fare concorrenza a smartphone e tablet. Nei mesi scorsi scorsi, infatti, Google ha contattato una piccola startup emiliana, la GlassUp, che come il colosso americano ha sviluppato un prototipo di lenti futuristiche, invitandola a cambiare nome al prodotto e alla società. Troppo simile, secondo Big G, al più noto Google Glass.
A raccontare la vicenda è Francesco Giartosio, imprenditore classe 1959, nato a Torino e trapiantato a Modena, che nel 2011 ha deciso di avviare il progetto per gli occhiali di ultima generazione. “A fine marzo abbiamo ricevuto prima una chiamata e poi una mail dai legali di Google: ci hanno chiesto di modificare il nome dei nostri occhiali, GlassUp, perché secondo loro sarebbe troppo simile al marchio Google Glass, registrato a giugno del 2012. Io all’inizio ero molto preoccupato, mentre i miei colleghi erano entusiasti di aver avuto le attenzioni di una potenza come Google. Ora però proviamo a resistere. Probabile che si aprirà una procedura amministrativa dell’ufficio marchi”.
Insieme a Giartosio, nel team modenese che punta a sfidare il colosso di Mountain View, ci sono anche Gianluigi Tregnaghi, ottico con esperienza negli elmetti d’avanguardia per l’aeronautica, e Andrea Tellatin, che prima di cimentarsi con le lenti ipertecnologiche aveva già lavorato a un gadget a metà strada tra un orologio e uno smartphone. “Io sono sempre stato appassionato di tecnologia e dell’interazione tra l’uomo e la macchina” racconta Giartosio. “L’idea però è nata due anni fa, quando ho pensato di realizzare un nuovo dispositivo, per evitare di tirare fuori il telefonino ogni due minuti per controllare mail e messaggi. Qualcosa che consentisse di vedere tutto automaticamente e istantaneamente”. Così è partito il progetto degli occhiali: “All’inizio eravamo solo io e Tregnaghi e la nostra sede era la scrivania del mio ufficio. La società è nata lo scorso ottobre, quando si è unito anche Tellatin”.
Costati 200 mila euro di “risparmi”, per ora i GlassUp sono un prototipo. E potrebbero passare diversi mesi prima che si possa trasformare in un prodotto di consumo, disponibile sugli scaffali dei negozi. “Speravamo già quest’autunno di consegnare gli occhiali a chi li aveva richiesti e invece si arriverà alla primavera prossima, perché è più complicato del previsto”. Il progetto è già in corso di finanziamento sul sito di crowdfunding Indiegogo, con l’obiettivo di raccogliere 150 mila dollari entro l’8 agosto. Ma servono altri investimenti e la strada è ancora lunga. “Per passare alla produzione ci vogliono altri 500 mila euro. Speriamo di trovare investitori, italiani o stranieri, interessati a questo mercato”.
Rispetto agli occhiali di Google, raccontano i tre soci, i GlassUp, hanno due lenti e un aspetto molto simile agli occhiali tradizionali, e sono stati pensati come un secondo schermo per i normali dispositivi, con una visione frontale e non laterale. “Per fare un esempio: con gli occhiali di Google è come se guardassi nello specchietto retrovisore, con i nostri nel cruscotto dell’auto”. Non avranno fotocamera e videocamera, (due punti di forza invece negli occhiali di Google) ma saranno in grado di leggere mail, sms, notifiche e messaggi di Facebook e di WhatsUp, breaking news e indicazioni stradali, e saranno capaci di usare le varie applicazioni implementate. Il prezzo dovrebbe partire da 300 euro. Un punto di vantaggio se Google dovesse lanciare sul mercato i suoi Glass a più di 500 dollari.