Il progetto risale agli anni '70 e il raccordo autostradale dovrebbe connetttere A15 con A22. Wwf e comitati locali chiedono di fermare il piano: "E' un miraggio. Pagheranno i cittadini"
Nove chilometri di asfalto in mezzo alla campagna della Food Valley a 500 milioni di euro, più di 50 milioni a chilometro per realizzare il primo stralcio della Tirreno Brennero, il raccordo autostradale che dovrebbe connettere l’A15 con l’A22, ma che per mancanza di soldi è ancora un miraggio. I lavori per unire la frazione di Pontetaro con il Comune di Trecasali, nel parmense, partiranno a breve, ma le associazioni ambientaliste che da anni si battono contro il progetto non ci stanno e chiedono di fermare l’opera.
“La TiBre è costosa e dannosa per l’impatto ambientale, è un vecchio progetto che adesso non ha più senso, è inutile, ma la cosa più grave è che saranno i cittadini a pagarla” spiega Enrico Ottolini di Wwf. Il finanziamento di 513 milioni di euro per realizzare la bretella è a carico della società concessionaria Autocamionale della Cisa, ma una delibera del Cipe del 2010 permette di aumentare le tariffe del pedaggio autostradale del 7,5 per cento per otto anni, scaricando quindi sui viaggiatori dell’A15 il costo dell’intervento. A questo si aggiunge il fatto che nel parmense la strada cancellerà 70 ettari di campi e terreni agricoli per un’infrastruttura che secondo gli ambientalisti non apporterà nessun miglioramento alla rete di trasporti.
Il progetto della Tirreno Brennero risale agli anni Settanta e dopo un periodo di stallo è stato ripreso negli anni del primo governo di Silvio Berlusconi e del ministro alle Infrastrutture Pietro Lunardi, per un costo complessivo stimato di 2.730 milioni di euro di cui 129 milioni di euro per opere complementari e connesse. Nel frattempo però la fattibilità dell’opera completa è quasi tramontata per la mancanza di fondi pubblici, anche se sono rimasti i singoli stralci. Il primo, una manciata di chilometri che collegano in mezzo alla pianura parmense Pontetaro e Trecasali, è stato approvato da Provincia e comuni interessati. La ditta Pizzarotti, che si è aggiudicata l’appalto, sta già svolgendo le operazioni preliminari per la realizzazione che prevede 30 milioni di opere complementari in strade e tangenziali nella Bassa parmense. Un altro punto che fa discutere chi si oppone alla TiBre: “Non servono nuove arterie – aggiunge il capogruppo Pd in consiglio comunale Nicola Dall’Olio – quei soldi potrebbero essere utilizzati per opere di compensazione e non per nuovo cemento”.
Alla cementificazione prevista nel progetto le associazioni ambientaliste propongono alternative come sistemazione di siti contaminati, manutenzione stradale, grandi opere ambientali. “Ci sono progetti fermi per mancanza di fondi come quello per la sistemazione del Po, questo invece non serve a nulla, ma sarà un danno per il territorio” continua Ottolini insieme a Emanuele Fior di Legambiente e a Patrizia Gaibazzi del Comitato tutela di Trecasali. Nella valutazione di incidenza, secondo gli ambientalisti, non si tiene conto dell’impatto ambientale, come del fatto che nel progetto il casello di Trecasali è collocato in un luogo in cui vive il falco cuculo, una specie di interesse comunitario per la cui tutela la Provincia ha firmato un progetto da un milione di euro. Un paradosso nel più grande paradosso dell’autostrada Tirreno Brennero, che secondo i progettisti avrebbe dovuto portare in Europa e che invece finirà a Trecasali, e al massimo potrà collegarsi all’Asse Cispadano e portare a Ferrara e all’Adriatico.
La lotta per fermare l’opera continua, nei prossimi giorni sono organizzati volantinaggi ai caselli delle autostrade e Dall’Olio presenterà una mozione in consiglio comunale per impegnare il sindaco Federico Pizzarotti e la giunta sulla questione. La richiesta è di verificare se si possa ancora fare qualcosa per evitare la realizzazione della tratta autostradale, che non vengano realizzate le nuove tangenziali e che le risorse siano utilizzate invece per risolvere le criticità della zona. Se il Comune di Parma metterà dei paletti al progetto, anche gli altri comuni interessati avranno più forza per contrastarlo. “La politica che in passato ha abdicato su questa opera – concludono gli ambientalisti – può trovare ancora uno spazio per migliorare le cose”.