Su proposta di Angelino Alfano, il consiglio dei ministri presieduto da Enrico Letta ha nominato a una direzione del Viminale un prefetto tuttora indagato per turbativa d’asta e in passato interdetto dai pubblici uffici. Il ministro dell’Interno, reduce dal caso kazako, ha pensato per la Direzione Centrale per gli Affari dei Culti, a Giovanna Maria Iurato. La Direzione non è quella dell’amministrazione del Fondo edifici di Culto, in passato diretta da Franco La Motta, ma vigila sulla concreta osservanza dei principi contenuti negli articoli 3, 8 e 19 della Costituzione e delle normative vigenti, ordinarie e speciali, in materia di libertà religiosa e di regolamentazione dei rapporti Stato-Confessioni religiose, al fine di rendere effettivo il diritto alla libertà religiosa. La direzione, si articola in due grandi aree, destinate: l’una alla cura degli Affari del Culto Cattolico e l’altra degli Affari dei Culti Acattolici.

Il prefetto Iurato che Alfano ha scelto per dirigerla aveva ricevuto a gennaio l’interdizione dai pubblici uffici dal gip di Napoli Claudia Picciotti. Nell’ordinanza si leggeva: “Giovanna Iurato, in qualità di direttore dell’Asse primo dei fondi Pon Sicurezza, con collusioni o altri mezzi fraudolenti, abusando dei poteri e in violazione dei suoi doveri, turbava la pubblica gara segregata e a procedura negoziata per la fornitura di un sistema di consolidamento e gestione centralizzata dei sistemi di videosorveglianza territoriale presso il Cen (Centro elettronico nazionale) di Napoli per un importo complessivo di 37 milioni di euro al fine di aggiudicare la medesima al Rti costituito dalle società (…) con mandataria Elsag Datamat Spa”.

L’interdizione è stata annullata dal Tribunale del riesame di Napoli che ha sancito l’incompetenza territoriale spedendo il fascicolo a Roma. Qui il pm Roberto Felici ha inviato l’avviso di chiusura delle indagini che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. L’avvocato di Giovanna Iurato, Renato Borzone, dice che: “in Italia vale ancora la presunzione di innocenza e in questo caso vale due volte perché basta leggere le carte per capire che la mia assistita dimostrerà la sua innocenza”. Sarà. Comunque a rendere ancora più imbarazzante la vicenda giudiziaria sono due dati: il marito del Prefetto Iurato (non indagato) è Giovanni Grazioli, dipendente della Elsag Datamat, la società che si è aggiudicata la gara segretata per la quale è indagata la moglie; e nell’indagine è stata intercettata una conversazione telefonica tra Iurato e il prefetto a capo dello Sco. Iurato e Francesco Gratteri, poi condannato per i fatti del G8 e rimosso dal suo ruolo, ridevano delle finte lacrime a fini mediatici della Iurato alla Casa dello Studente.

Iurato: Eh allora sono arrivata là, nonostante la mia…cosa che volevo…insomma essere compita (fonetico)…mi pigliai, mi caricai questa corona e la portai.

Gratteri: Ti mettesti a piangere…sicuramente!

I: Mi misi a piangere.

G: Ovviamente, non avevo dubbi (ride).

I: Ed allora subito…subito…lì i giornali: “le lacrime del Prefetto”.

G: Non avevo dubbi (eh, eh ride).

I: Ehhhhhhh (scoppia a ridere) i giornali : “le lacrime del Prefetto”.

L’Ansa ha diffuso una nota di non meglio precisate fonti del Ministero dell’interno che tentano di limitare i danni mediatici: “E’ solo uno spostamento non è una promozione. La direzione ha competenze solo di studio e Iurato scende un gradino nella retribuzione”. Il nome del prefetto era emerso anche negli atti dell’indagine su Diego Anemone e la cricca per alcuni lavori. Lei però, quando è intercettata dai pm di Napoli nel 2010, sostiene di avere un assegno che prova il pagamento ad Anemone dei lavori. Nelle carte dell’indagine sulla Cricca effettivamente c’è una fattura del 21 novembre del 2008 e Anemone spiega alla Guardia di Finanza: “Iurato è un dirigente del ministeri dell’interno e Anemone Costruzioni ha effettuato dei lavori di ristrutturazione presso l’appartamento sito in via Cassia 962, documentati dalla fattura n. 69 del 21 -11- 2008”.

Però c’è anche altro. Per esempio il “dettaglio dei costi sostenuti dall’impresa Anemone costruzioni nell’anno 2005 riferibili a prestazioni di servizio e-o fornitura di materiale eseguite nei confronti di privati a fronte dei quali la società non ha emesso la relativa fattura”. In questo documento accanto alla “Commessa 13-05 D.ssa Iurato” si legge: “15 ottobre 2005 De Masi Srl 5728,73”.
 

Inoltre, nel computer della segretaria di Anemone, Alida Lucci, la Polizia scopre che il nome della Iurato è citato più volte nei “libri giornali”. Il 9 dicembre 2004 si legge sotto la colonna uscite: “condono Iurato + tassa c/c n.3 3081,82 euro”. Il 31 maggio 2005: “extr cass Condono via Labicana (Iurato): 2304,11 euro”. Il 2 maggio 2006: “extr cass c/c condono Iurato via Labicana 2.199,31 euro”, sempre alla voce uscite. Alla data del 16 ottobre 2006 ci sono due annotazioni. La prima in entrata “Clie Cass Da Iurato 12 mila euro”. La seconda in uscita: “Edil Cass Acconto Angelo Napoletano (Ass. Iurato)” sempre di 12 mila euro. Il prefetto è proprietaria di una casa in via Labicana nella quale sono stati fatti lavori di ampliamento che hanno portato nel 2006 a una variazione catastale da 6 a 7 vani.

Chi ha pagato le rate del condono? Abbiamo posto il quesito al Prefetto (via sms) e a suo marito ma non hanno voluto rispondere. Ieri le porte girevoli del Viminale sono state crudeli con Alessandro Valeri, coinvolto nel caso kazako, che perde il posto di capo segreteria del Dipartimento Pubblica Sicurezza, come chiesto dal ministro Alfano. Al suo posto arriva Vincenzo Panico. Umberto Postiglione è il nuovo Capo del Dipartimento per gli affari interni. Poi c’è una raffica di donne nominate prefetto: a Palermo arriva Francesca Cannizzo. A Catania Maria Federico; Maria Laura Simonetti a Prato; Anna Maria Manzone a Grosseto; Carla Cincarilli a Mantova.

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