Larghe intese in Comune tra Pd, Pdl e Lega, compatti contro l'esito della consultazione in cui i votanti avevano chiesto di cancellare il milione di euro pubblici destinati agli istituti paritari. Il comitato promotore Articolo 33: "Mantenere questo strumento e poi ignorarne il risultato è un atto di ipocrisia istituzionale"
Ha vinto la “responsabilità” contro la “spensieratezza”, per dirla come la consigliera Pd, Raffaella Santi Casali. Dopo un dibattito fiume nell’aula del consiglio comunale a Bologna, Pd e Pdl hanno votato insieme (27 i voti a favore, 5 i contrari e 1 astenuto) contro l’esito del referendum consultivo sui finanziamenti alle scuole paritarie. E, a parte una contestazione dei comitati referendari e delle Usb, che ha interrotto per un’ora i lavori consiliari (guarda il video) nessun colpo di scena, nessuna spaccatura all’interno del Pd: giusto un’astensione, quella del consigliere democratico Francesco Errani (che ha aperto più volte al dialogo con Sel e 5 Stelle, ndr), prevista e registrata già 7 giorni fa.
“Non ho paura della convergenza della destra su un nostro principio”, ha spiegato il sindaco Virginio Merola a fine giornata davanti al consiglio comunale. Così, di fatto, il principio di sussidiarietà per le scuole paritarie d’infanzia è salvo grazie al connubio sul territorio tra il partito di Epifani, quello di Berlusconi e la Lega Nord. L’ordine del giorno portato in aula il 22 luglio scorso, firmato da Pasquale Caviano di Centro democratico, e sul quale era già convogliato l’appoggio favorevole del Pdl, si esprimeva “per il mantenimento dell’attuale sistema pubblico integrato, compresa l’erogazione delle risorse finanziarie comunali destinate al supporto delle scuole paritarie convenzionate”. Uno schiaffo simbolico all’esito referendario del 26 maggio che aveva registrato una partecipazione di 86mila bolognesi (il 28,7% degli aventi a diritto) e aveva visto vincere l’opzione A, quella che invitava a cancellare il finanziamento di un milione di euro che il Comune destina alle scuole paritarie ogni anno, raccogliendo il 59% (pari a 50.517 voti).
La mattinata è iniziata con la conferenza stampa del comitato Articolo 33, i sostenitori del referendum del 26 maggio scorso che, davanti a Palazzo D’Accursio si sono sciolti come associazione politica e hanno rilanciato con la pacata provocazione di cancellare lo strumento del “referendum consultivo” visto che l’amministrazione Merola non ne ha registrato i risultati: “Mantenere uno strumento formale di consultazione della cittadinanza e poi ignorare ciò che emerge dall’esercizio di tale strumento democratico è un atto di ipocrisia istituzionale, oltreché uno spreco di risorse pubbliche”. “E’ un fatto che il Pd riesca a mediare con tutti e su tutto”, aveva spiegato il capogruppo di Sel in Comune una settimana fa, “dal salvataggio di Alfano alla riduzione delle tutele dell’articolo 18, ma non con il suo popolo che si è espresso con un referendum. Se il Pd avesse fatto una proposta di riduzione, anche con gradualità, dei fondi alle scuole dell’infanzia paritarie private ne avremmo discusso, ma non abbiamo mai nemmeno intravisto questo spazio”. “Il paragone che Sel fa con la maggioranza di governo a Roma è fuori luogo”, è intervenuto tra i primi il Pd Benedetto Zacchiroli: “Perché qui viene contestato il metodo del finanziamento alle paritarie, ma nella Regione Puglia e a Parma non si mette in discussione il sistema integrato?”.
Sulla stessa lunghezza d’onda la consigliera della Lega Nord, Francesca Scarano: “Stiamo ancora discutendo di una battaglia ideologica che vuole la semplificazione del sistema pubblico come buono e quello privato cattivo”. “Non è molto corretto dare degli sciocchini al 60% delle persone che hanno votato A e dire che chi ha votato B è coscienzioso e saggio”, ha ribattuto il consigliere grillino Massimo Bugani, “E poi se a Parma fosse stato fatto un referendum sul tema probabilmente l’amministrazione ne avrebbe ascoltato l’esito: ed è meglio che non nominiate Parma perché là i vostri colleghi hanno lasciato un buco da centinaia di milioni di euro”. L’ultimo “ponte” verso i referendari, infine, lo lancia l’assessore alla scuola Marilena Pillati che ha annunciato nuovi insegnanti e spazi per le scuole pubbliche: “Dal 2007 non abbiamo mai sottratto un euro ad una scuola pubblica per darlo alle paritarie: le due possibilità non sono in contrapposizione nella suddivisione delle risorse finanziarie. Ho avuto tra l’altro conferma in queste ore che con l’avvio del nuovo anno scolastico lo Stato invierà 20 insegnanti in più per le scuole materne statali di Bologna. Questa riduzione di spesa di 600 mila euro permetterà al Comune di far partire sette nuove sezioni comunali, entro il 2014, come promesso”.