A Milano, in una tranquilla strada alberata si trovano gli uffici di Job Solutions, società che si occupa di formazione e riqualificazione professionale.  Una delle tante realtà cresciute all’ombra di un business – i corsi di formazione – che con la crisi è letteralmente esploso: basti pensare che per accedere alla cassa integrazione in deroga i lavoratori sono obbligati dalla legge a frequentare dei corsi, pena la revoca dell’ammortizzatore.  Job Solutions, però, può vantare due peculiarità: la prima è che si tratta di una srl accreditata presso l’albo della Regione Lombardia, quindi “certificata” per svolgere corsi e ricevere finanziamenti dal fondo sociale europeo; la seconda riguarda l’elenco dei suoi soci. Qui, con una quota del 16% del capitale sociale (la più significativa) troviamo Pietro Guarino, vecchia conoscenza delle cronache giudiziarie.

Di lui si è occupato il sostituto procuratore della Dda di Milano, Mario Venditti, nell’ambito dell’inchiesta “Isola”, che ha smantellato la ‘ndrina dei Paparo infiltratasi negli appalti dell’alta velocità e della logistica nell’hinterland milanese. Guarino, originario di Isola di Capo Rizzuto (Crotone) è cognato del presunto boss Marcello Paparo, condannato in secondo grado a 12 anni e  7  mesi per associazione a delinquere di stampo mafioso. Vincenzo Guarino, suo fratello, è stato socio dei Paparo nel consorzio Ytaka, gruppo di cooperative che la ‘ndrina voleva imporre a Sma ed Esselunga per il movimento merci nei magazzini nel Nord Italia. Intercettato, Pietro Guarino è stato incastrato da una Smith & Wesson calibro 38 con matricola abrasa, custodita nel ristorante “La taverna dell’Isola”, che gestiva con il fratello a  Nord di Milano. L’arma era stata trovata a casa di una dipendente, ma le intercettazioni parlavano chiaro: i veri proprietari erano i fratelli Guarino, che avevano chiesto alla donna di «far sparire quella cosa là».

Nel 2009, infatti, Pietro patteggerà davanti ai giudici di Monza un anno e otto mesi per detenzione illegale di arma da fuoco. Condanna che dovrebbe impedire alla Job Solutions, di cui Guarino è il maggiore azionista, di essere “sponsorizzata” dalla Regione Lombardia. Invece, il 25 gennaio 2011 l’srl viene iscritta nell’Albo regionale per l’erogazione dei servizi di istruzione e formazione professionale. Eppure, per ottenere l’accreditamento – che dà accesso ai fondi pubblici – la società avrebbe dovuto esibire precisi “requisiti di onorabilità”, tra cui l’assenza di condanne penali e di carichi pendenti da parte dei rappresentanti o degli altri organi societari.

Evidentemente, Job Solutions è sfuggita ai controlli della Regione, e non solo in questa occasione. Qualcuno ricorderà la vertenza dei facchini del magazzino Esselunga di Pioltello, a sud di Milano: nel 2011 avevano condotto una dura lotta per rivendicare condizioni di lavoro più umane e rispetto dei diritti sindacali. Risultato: in 25 erano stati licenziati dalle cooperative presso cui erano impiegati (ovvero Asso, Sgi e Apollo, riunite nel consorzio Safra). Scattato il ricorso, il giudice del lavoro ne aveva reintegrati sedici; ciononostante, nessuno di loro è mai rientrato sul posto di lavoro, perché nel frattempo era stata richiesta la cassa integrazione in deroga per tutti.

È a questo punto che entra in gioco Job Solutions: per sbloccare i soldi degli ammortizzatori, le cooperative annunciano agli operai che dovranno seguire dei corsi di formazione: «I lavoratori in Cig in deroga hanno l’obbligo di rivolgersi agli enti accreditati nell’Albo di Regione Lombardia al fine di attivare le procedure per un percorso di politiche attive […]. Alla luce di quanto sopra, la scrivente ha cercato di agevolarla individuando un ente accreditato che si occuperà di contattarLa per procedere con l’avvio del percorso di formazione/riqualificazione». L’ente indicato è, guarda caso, Job Solutions Srl. Una coincidenza che non sfugge ai 16 “reintegrati”, visto che la persona che propone il corso – ovvero Guido Crivellin, contabile del consorzio Safra – è anche uno dei proprietari dell’ente di formazione, insieme a Pietro Guarino.

I sedici, però, rifiutano la Job Solutions e si rivolgono altrove. I loro colleghi – ben 250 lavoratori – saranno invece “assegnati” all’ente  di Guarino. Senza contare la discutibile qualità della formazione offerta: secondo le testimonianze raccolte, la maggior parte dei lavoratori sarebbe stata costretta a seguire dei corsi di italiano della durata totale di 12 ore. E anche la cassa integrazione sembra evidenziare irregolarità: la cooperativa Apollo in primavera è stata liquidata, e dal febbraio 2013 gli operai sono stati riassorbiti nella nuova cooperativa “Oriente”, subentrata nell’appalto Esselunga. Ciononostante, la cig non è stata interrotta, e i lavoratori hanno continuato a percepirla come nulla fosse. Fatti sui quali i 16 “ribelli” hanno cercato più volte chiarimenti: «Abbiamo preso diversi appuntamenti con i funzionari regionali e con l’Inps», racconta uno dei lavoratori; «ogni volta, però, l’incontro veniva rinviato o cancellato all’ultimo minuto». 

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