L'azienda controllata da Eni annuncia il maxi rosso alcune settimane dopo che il tribunale l'ha sanzionata per presunte tangenti in Nigeria. E nomina nel consiglio di amministrazione l'ex presidente di Rcs Piergaetano Marchetti
Saipem registra una maxi perdita di 575 milioni di euro nel primo semestre dell’anno. I conti della compagnia petrolifera controllata dall’Eni, quindi semi-pubblica, sono stati pubblicati alcune settimane dopo che, lo scorso 11 luglio, il tribunale di Milano ha condannato l’azienda a una sanzione di 600mila euro e ha disposto la confisca di 24,5 milioni di euro per presunte tangenti in Nigeria.
La società, dopo che il consiglio di amministrazione ha approvato la relazione finanziaria al 30 giugno, ha fatto sapere di avere registrato ricavi in calo del 18,9% a 5,1 miliardi, con un rosso di 685 milioni nel solo secondo trimestre dell’anno. Mentre per l’intero anno prevede ricavi per 13 miliardi e un perdita di 300-350 milioni.
L’azienda ha inoltre annunciato in una nota di avere nominato nel consiglio di amministrazione l’ex notaio del salotto buono Piergaetano Marchetti, 74 anni, che sarà “consigliere indipendente e non esecutivo”. Marchetti, ex presidente di Rcs (casa editrice del Corriere della Sera), è stato membro della commissione che ha redatto il testo unico della finanza e, ancora oggi, fa parte del comitato che monitora l’applicazione del codice di autodisciplina delle società quotate.
“La situazione semestrale al 30 giugno 2013 – si legge in una nota della società – recepisce i peggioramenti attesi per l’anno in corso. Pur in un quadro d’incertezza sulla tempistica delle assegnazioni di nuovi contratti da parte delle oil companies, nella seconda parte dell’anno si prevede un significativo miglioramento dei risultati grazie al buon andamento dei nuovi contratti acquisiti con maggiore selettività nella prima parte del 2013, e grazie alle buone performance della business unit drilling“.
Il gruppo prevede quindi che “l’indebitamento finanziario netto si attesti a fine anno a circa 5 miliardi di euro, nonostante la scarsa prevedibilità dell’evoluzione del capitale circolante netto, riconducibile all’andamento delle negoziazioni con i clienti, alla piena operatività di progetti con un profilo finanziario penalizzante e all’impatto delle indagini in Algeria“.
Il gruppo controllato da Eni aveva fatto molto parlare di sé negli ultimi mesi per i pesanti crolli a Piazza Affari che hanno seguito due revisioni al ribasso degli utili. Lo scorso 17 giugno il titolo è precipitato del 29%, dopo che l’azienda aveva stimato una perdita netta tra 300 e 350 milioni di euro. E già a gennaio la società aveva dimezzato le stime sull’utile operativo e il mercato aveva reagito facendo crollare il titolo del 34,9% in un’unica seduta.