Bradley Manning, il soldato statunitense reo confesso di essere la ‘talpa’ di Wikileaks, è stato condannato dalla Corte marziale di Fort Meade per aver violato più volte l’Espionage Act . E’ stato però assolto dalla grave accusa di aver “aiutato il nemico” (“aiding the enemy”) attraverso la diffusione via web di informazioni riservate, cosa che avrebbe potuto costargli l’ergastolo. L’entità della pena sarà resa nota domani, ma il massimo prevista per i reati ammonta a 136 anni. Manning era accusato di aver passato a Wikileaks, il sito creato da Julian Assange, 250mila cablo diplomatici e oltre mezzo milione di rapporti militari segretissimi, relativi soprattutto alle guerre in Iraq e Afghanistan.

Il 25enne ex analista del servizio militare è stato riconosciuto colpevole per gli altri capi di accusa, per i quali lo scorso febbraio lui stesso aveva confermato le proprie responsabilità. I procuratori militari gli contestavano anche di aver favorito potenze straniere, reato che però, ricorda oggi il Washington Post,  negli Usa ha solo un precedente che risale addirittura agli anni della guerra civile.

Solo domani alle 9.30 di mattina, le 15.30 in Italia, si capirà il destino di Bradley Manning. Essendo stato riconosciuto colpevole di 19 capi d’accusa su 21, rischia una pena massima di 136 anni. Di fatto il carcere a vita, in assenza di un provvedimento di grazia.

“Manning rischia 136 anni diprigione per i capi d’accusa per i quali è stato riconosciuto colpevole oggi – scrive Wikileaks sul suo profilo Twitter -. Pericoloso estremismo, in materia di sicurezza nazionale, dell’amministrazione Obama“.

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