Scontro al cardiopalmo tra Giuliano Ferrara e Maurizio Landini, gazzarra che coinvolge successivamente anche il deputato Pdl Francesco Paolo Sisto. Il dibattito, avvenuto durante “Agorà Estate”, su Rai Tre, è incentrato sull’attesa sentenza della Corte di Cassazione sul processo Mediaset. Appassionata la difesa del direttore de “Il Foglio”, che a più riprese sbotta con la conduttrice, Serena Bortone, rea di interromperlo spesso. “La condanna di Berlusconi” – dichiara l’Elefantino – “è stata già pronunciata nel ’94, quando lui è entrato in politica”. E sottolinea: “La pitonessa (Daniele Santanchè, ndr), che è una donna politica intelligente, ha ragione. Non è che se c’è il bollo della Cassazione sulla sentenza del tribunale di Milano, Berlusconi diventa un delinquente per tutti gli Italiani. Questa” – continua – “è la speranza di Peter Gomez, che è più poliziotto che giornalista“. La polemica esplode quando Ferrara afferma che con l’interdizione dai pubblici uffici Berlusconi non scompare, né spariscono “20 anni di protagonismo politico e di vita pubblica italiana”. “In effetti, i disastri che ha fatto rimangono tutti. Non ne va via uno“, commenta Maurizio Landini. Piccata la replica del giornalista: “Landini potrà continuare la sua lagna travestita da lotta di classe. Purtroppo in Italia il lavoro non si crea perché i sindacati lo impediscono”. Non ci sta il segretario della Fiom, che condanna il mescolamento tra giustizia e politica. “Siete voi che mescolate giustizia e politica” – controbatte Ferrara – “voi comunisti, associati, gente di sinistra, brava gente che pensa all’etica, alla morale, alla giustizia”. Nella bagarre entra come protagonista anche Sisto, che ammonisce Landini: “Tenga giù quel dito. Lei può anche esibire i muscoli, ma non rappresenta l’Italia. Le tasse le paghiamo tutti, non solo lei“. E aggiunge: “Lei viene sbracciato e pensa di avere più titoli degli altri? No, lei è un cittadino come gli altri. Le sue argomentazioni sono inaccettabili”. Nella baruffa il direttore de “Il Foglio” tenta di prendere la parola, ma non ricorda il nome della conduttrice. Nel finale, Ferrara difende appassionatamente Sergio Marchionne, additato come “rivoluzionario”, e Stefano Fassina. “Il viceministro dell’Economia, che è un comunista e capo dei giovani turchi” – puntualizza – “ha detto la verità sull’evasione fiscale. E’ realista, come Napolitano che ha detto: ‘Facciamo un governo con Berlusconi, altrimenti non se ne esce'”. E, dopo aver ribadito che Landini dice “balle”, pronuncia un tributo accalorato per il deputato Pd, Paola De Micheli, di cui però sbaglia il nome: “Se facessero segretario del Pd la De Mattei e mandassero a casa quella chiacchierona veneta…come si chiama? La Puppato. Allora, sarebbe fatta, perché ci vuole una sinistra riformista e una destra liberale. E’ brava, bella, intelligente”. Entusiasta la risposta della De Micheli: “Se mi vuole segretario, mi faccia un endorsement fatto bene” di Gisella Ruccia
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