I lavori avrebbero dovuto essere avviati già l'anno scorso, ma erano stati bloccati da una serie di ricorsi. Il Consiglio di Stato ha detto no all'associazione dei consumatori che annuncia impugnazione in Cassazione. Lo sponsor Della Valle avrà così l'esclusiva per 15 anni sul logo di uno dei monumenti più visitati del mondo
E alla fine restauro “griffato” sarà. Quello del Colosseo, atteso da Roma da oltre 70 anni. Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Codacons contro la sponsorizzazione da parte di Tod’s di Diego Della Valle dei lavori di restauro dell’anfiteatro Flavio. I giudici hanno dato il via libera ai lavori per un valore di circa 25 milioni di euro. Lavori che avrebbero dovuto essere avviati già l’anno scorso, ma bloccati per una serie di ricorsi. Lo sponsor Della Valle avrà così l’esclusiva per 15 anni sul logo di uno dei monumenti più visitati del mondo.
Per quanto riguarda i tempi per la conclusione dei lavori si stima ci vorranno circa 24-36 mesi per ciascun cantiere: sono sei in totale e tre dovrebbero partire contemporaneamente. I primi tre cantieri si occuperanno della sostituzione dell’ attuale sistema di chiusura delle arcate perimetrali (fornici), del restauro dei prospetti settentrionale e meridionale, del restauro degli ambulacri. Il Centro servizi, invece, sarà di 1600 mq., posizionato nella parte sud-ovest del Colosseo e consentirà di portare all’esterno attività di accoglienza, biglietteria, bookshop e servizi igienici. Durante i lavori di restauro, sulle recinzioni, sono previsti pannelli di due metri che potranno contenere pubblicità. Per quanto riguarda le possibili attività culturali all’interno del Colosseso – il set di un film o un concerto – sarà la Soprintendenza a vagliare le richieste.
Secondo i giudici l’associazione non era legittimata a proporre il ricorso. Inoltre “l’acquisizione del finanziamento, il progetto di restauro e gli equilibri sinallagmatici, accettati dall’Amministrazione nei confronti dello sponsor, corrispondono a scelte sindacabili solo nei limiti, generalmente riconosciuti in tema di impugnazione di atti discrezionali (con esercizio nella fattispecie di discrezionalità mista: tecnica e amministrativa). Nel particolare settore in esame, in pratica, una lesione avrebbe potuto potrebbe essere ravvisata solo in corrispondenza ad illegittimità della ponderazione effettuata, in quanto illogica o arbitraria, purché incidente su interessi giuridicamente protetti, di cui la parte appellante potesse ritenersi portatrice” e il Codacons non è stato ritenuto tale.
“Nessuno sembra voler giudicare il contratto di sponsorizzazione del Colosseo e i giudici scappano sostenendo l’assenza di legittimazione della nostra associazione ad impugnare gli atti, perché il monumento Colosseo non rientra nella materia ambientale – si legge nella nota del Codacons -. Questa decisione assurda offende il Colosseo prima ancora che il Codacons, e sarà impugnata in revocazione e in Cassazione per rifiuto di giurisdizione -afferma il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi -. E mentre i giudici del Consiglio di Stato bocciano il ricorso, per fortuna la Procura di Roma, che già ha aperto un procedimento sulla sponsorizzazione a seguito di un nostro esposto, esamina la richiesta del Codacons di sequestrare la concessione dei lavori al gruppo Tod’s, dopo che i diritti d’uso sul monumento sono magicamente passati dai due anni oltre il termine dei lavori agli attuali 20 anni”.
I lavori di restauro del Colosseo “non possono ancora partire” sostiene Rienzi: “Prima di iniziare i lavori occorre attendere la decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato sul ricorso promosso dalla ditta Lucci giunta seconda dietro la società Gherardi nella gara d’appalto per il restauro del Colosseo finanziato dai Della Valle. Si dovrà inoltre attendere la decisione della Corte di Cassazione, cui il Codacons presenterà appello come annunciato oggi. Qualora i lavori dovessero iniziare anche senza queste due importanti pronunce, l’amministrazione del Comune di Roma dovrà assumersi le sue responsabilità”. Il Codacons ricorda, infine, che il Consiglio di Stato “non ha respinto il ricorso dell’associazione, ma ne ha dichiarato l’inammissibilità. Di conseguenza i giudici non si sono espressi sulla legittimità del contratto di sponsorizzazione e sulla sua congruità”.