L'ex leader dell'Ulivo non ci sta e rifiuta la candidatura per la guida dell'ente bancario collassato sopra l'istituto senese. Meloni attacca Monti su aiuti di Stato
Sembrano non finire mai i tormenti per Romani Prodi in arrivo dall’area piddina. Dopo il disastro della candidatura auto-affondata alla presidenza della Repubblica, per l’ex leader dell’Ulivo è arrivata la proposta della guida della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, l’ente bancario che negli anni scorsi si è letteralmente svenato per cercare (invano) di mantenere il controllo dell’istituto di credito toscano che nel frattempo era stato mandato a gambe all’aria proprio dalla gestione dell’ex numero uno della stessa fondazione, Giuseppe Mussari.
Questa volta, però, il professore ha detto no. Lo ha riportato il Corriere Fiorentino, dorso locale del Corriere della Sera, che ha ricostruito il difficile scenario per il rinnovo dei vertici della fondazione guidata attualmente da Gabriello Mancini, in scadenza, non ricandidabile e che comunque non potrebbe più contare sulla maggioranza della deputazione generale. Così il sindaco di Siena Bruno Valentini avrebbe interpellato Prodi, ricevendo però un “no grazie”. Il primo a parlare dell’idea-Prodi era stato il Corriere di Siena: il quotidiano senese aveva anche prospettato la possibilità che l’operazione potesse essere facilitata dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, al quale guarda con interesse il neosindaco Valentini. Ma Palazzo Vecchio, scrive il Corriere Fiorentino, smentisce questa ricostruzione. Il mandato della deputazione generale, della deputazione amministratrice, della presidenza e del collegio dei sindaci scade il 3 agosto. La Fondazione Mps è azionista di riferimento di Banca Mps di cui detiene il 35,5% del capitale e, in base al nuovo statuto, Comune e Provincia di Siena, sempre di area Pd, indicano 6 consiglieri su 14.
Intanto, mentre si attendono i primi esiti dell’inchiesta sul tracollo della banca, aumentano i dubbi e le polemiche sul salvataggio di Stato da oltre 4 miliardi di euro orchestrato dal governo Monti. L’ultima in ordine cronologico è arrivata da Giorgia Meloni. “La Commissione Europea, attraverso il commissario per la Concorrenza Almunia, boccia il piano di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena voluto dal governo Monti e minaccia l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia“, ha scritto il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia. “Il Professore così diligente nell’eseguire alla lettera gli ordini di Bruxelles ogni qual volta si è trattato di colpire la povera gente, come ad esempio nel caso del blocco delle indicizzazioni delle pensioni da 1.400 euro, ha scelto in questa occasione di disapplicare le indicazioni europee per favorire il mondo finanziario – ha aggiunto -. Non serviva il presidente della Bocconi e tutto il gotha della Nazione per capire che, a fronte di un piano di salvataggio che prevede l’impiego di 4 miliardi di soldi pubblici, sarebbe stato necessario pretendere da parte di un istituto di credito privato il rispetto di alcuni vincoli comportamentali, tra cui il tetto ai compensi dei manager”.
“Avevamo sollevato questo problema in più occasioni e abbiamo dovuto ascoltare dai rappresentanti del governo e da diversi osservatori esperti di finanza che quei vincoli non potevano essere imposti. Cosa palesemente smentita dal commissario per la Concorrenza dell’Ue – ha proseguito – Fratelli d’Italia presenterà un’interrogazione al governo Letta per sapere quali misure intenda assumere l’esecutivo per il caso specifico di Mps e per riequilibrare nel suo complesso il rapporto tra Stato e finanza. Argomenti sui quali non intendiamo abbassare la guardia, vista anche la chiara compiacenza che questo governo, come il suo predecessore, sta dimostrando di avere nei confronti del sistema bancario”.