Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi segnala che il mezzo aveva percorso 900mila chilometri, mentre il gruppo autostradale sottolinea di non avere responsabilità: "Barriere idonee a resistere solo entro certe angolazioni di impatto ed entro certi limiti di velocità"
L’autobus precipitato da un viadotto della A16 domenica scorsa in Irpinia causando la morte di 38 persone “era un mezzo del 1995, vecchio di 18 anni, risulta che abbia percorso 900mila chilometri e che abbia passato una revisione a marzo scorso”, ha avvertito il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. E ha poi annunciato che “vogliamo svolgere un’indagine amministrativa per sapere come vengono fatte queste revisioni”. Dopo le dichiarazioni del ministro, la società Autostrade per l’Italia sottolinea invece di non avere responsabilità sulla tragedia.
“Le barriere laterali bordo ponte tipo ‘New Jersey‘ con mancorrente, presenti sul viadotto in Irpinia dove è precipitato il pullman causando 38 morti, sono state concepite per ammortizzare al meglio gli urti delle autovetture, che costituiscono la stragrande maggioranza degli urti”, precisa il gruppo autostradale. E aggiunge: “Per tale motivo le barriere laterali non sono costruite con muro rigido (che sarebbe l’unico idoneo a resistere a tutti gli urti) ma con elementi collegati tra di loro, appoggiati alla pavimentazione e fissati ad essa con perni che devono permettere lo sganciamento di qualche elemento in caso di urti particolarmente forti“.
Mentre “in caso di urti con mezzi pesanti queste barriere sono pertanto idonee a resistere solo entro certe angolazioni di impatto ed entro certi limiti di velocità, perché una maggiore rigidità sarebbe molto pericolosa per gli automobilisti in caso di urto violento”. La nota conclude sottolineando che “sarà compito degli organi inquirenti accertare quanto accaduto. Autostrade per l’Italia continuerà a collaborare attivamente con le istituzioni e la magistratura, affinchè ciò che è avvenuto la sera del 28 luglio 2013 sia accertato il più rapidamente possibile”.
Nel frattempo, dopo i funerali svolti ieri, non mancano le dimostrazioni di solidarietà per le vittime. Sophia Loren ha telefonato ieri sera al sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, per comunicare la sua disponibilità ad aiutare la “sua gente” e rendendosi fin da subito disponibile a dare concretamente una mano dopo la strage di Monteforte Irpino. Una telefonata, quella dell’attrice cresciuta a Pozzuoli, arrivata in serata nel giorno della celebrazione dei funerali.
“Ho ringraziato di vero cuore Sophia Loren per la sensibilità umana e la solidarietà dimostrata alla città di Pozzuoli”, ha dichiarato il sindaco Figliolia. “E’ stata una telefonata dal forte valore simbolico, perché la Loren è rimasta particolarmente scossa dalle immagini di strazio mostrate in questi giorni dalle televisioni italiane e straniere. Il dramma di Pozzuoli e delle sue tante famiglie è diventato lutto nazionale, ma anche occasione di riflessione sulle emergenze in campo infrastrutturale che il nostro Paese deve affrontare e risolvere”.
Dopo aver partecipato ieri mattina ai solenni funerali nel palazzetto dello sport di Monterusciello, alla presenza del premier Enrico Letta e dei ministri Andrea Orlando e Nunzia De Girolamo, il sindaco Figliolia ha fatto visita nel pomeriggio anche ai bambini e alle bambine ricoverate all’ospedale pediatrico Santobono e al Loreto Mare di Napoli.