Il pm di Roma Maria Francesca Loi ipotizza che il consigliere di amministrazione abbia fornito ad organi di stampa informazioni privilegiate riguardanti la società. La cui diffusione ha provocato oscillazioni del titolo. E sui timori di nuove svalutazioni e di un semestre in rosso per oltre un miliardo il titolo ha lasciato sul terreno il 6%
Insider trading. Nel mirino della Guardia di Finanza, su ordine della Procura di Roma, è finito l’ex presidente delle Ferrovie Elio Catania. Ufficio e abitazione del consigliere di amministrazione di Telecom Italia sono stati perquisiti da militari del Nucleo speciale di polizia valutaria delle Fiamme Gialle. Il pm di Roma Maria Francesca Loi ipotizza che Catania avrebbe fornito ad organi di stampa informazioni privilegiate riguardanti la società. La diffusione di dati sensibili avrebbe provocato forti oscillazioni del titolo in Borsa. L’indagine fa riferimento ad alcune notizie di stampa riportate dal quotidiano “Il Messaggero” che annunciava nuove svalutazioni in Telecom e, quindi, la necessità di una ricapitalizzazione.
E sui timori di nuove svalutazioni e di un semestre in rosso per oltre un miliardo il titolo ha lasciato sul terreno il 6%. Tornano i rumor di un aumento di capitale, ora che l’ipotesi di un’aggregazione nel mobile è sfumata e l’altra operazione straordinaria, lo scorporo della Rete, ha un orizzonte ancora distante. “Non è all’ordine del giorno” della riunione di giovedì, che invece esaminerà i conti, chiarisce la società ma non basta a fermare la speculazione. Il titolo chiude in calo del 6,27% a 0,5 euro e a Piazza Affari passano di mano oltre 160 milioni di titoli (contro una media mensile di 89,7 milioni). “Siamo in presenza di evidenti manovre speculative e piratesche sul titolo” segnala Asati invitando i piccoli azionisti “a non svendere e favorire la speculazione”. Il mercato non sembra aver dato credito alla smentita sull’aumento di capitale e la Consob segue da vicino e con la massima attenzione la questione, soprattutto in vista del cda di domani.
Ora l’attenzione è tutta puntata sul presidente Franco Bernabè che giovedì porterà in cda i conti dei primi sei mesi e venerdì a mezzogiorno li presenterà alla comunità finanziaria. L’America Latina resta l’ancora del gruppo. Tim Participacoes, la controllata brasiliana ha chiuso il secondo trimestre con ricavi in crescita del 9,7% a 1,64 miliardi di euro, il margine operativo lordo a 417,4 milioni (+4,4%) e un utile netto organico di 134, 4 milioni di euro (+17,9%), l’Argentina cresce a doppia cifra (utile netto +14% e ricavi +22% nel semestre) mentre l’Italia arranca. Le banche d’affari esprimono il loro ‘consensus’ (la media tra le stime di 14 analisti) sui ricavi consolidati, che sono attesi pari a 13,66 miliardi di euro (-7,6%); il mol è atteso pari a 5,3 miliardi (-9,4%). E’ stato possibile raccogliere la stima sull’utile netto rettificato di solo 3 istituti che si allineano intorno a un valore di 916 milioni.
Giovedì però sul tavolo degli amministratori ci saranno anche i risultati del nuovo impairment test sugli avviamenti delle attività domestiche (che come di consuetudine si fa a giugno e a dicembre). Secondo indiscrezioni la forchetta in cui ci si muove è tra 1,5 e 2 miliardi di euro e questo peserebbe portando in rosso il semestre per oltre un miliardo.