Notevole lo scenario che i nostri Servizi di sicurezza stanno analizzando in queste ore di attesa della sentenza della Cassazione. Se Silvio Berlusconi venisse definitivamente condannato e se riparasse all’estero – magari a Santo Domingo dal suo amico Marcello Dell’Utri, magari a Antigua dal suo amico primo ministro W.B. Spencer, magari a Mosca dal suo amico Putin – e da lì organizzasse la sua offensiva politica con appelli e proclami, vestendo i panni della vittima, del perseguitato politico che non si rassegna all’ingiustizia, il suo incasso elettorale sollecitato dalla mobilitazione delle sue tv, dei sui giornalisti, dei suoi ministri, degli avvocati, sarebbe sorprendentemente alto.
Alto al punto da riguadagnare la maggioranza, battere il partito democratico che sta già facendo di tutto per auto dissolversi, e consegnare l’Italia a una nuova stagione di massima instabilità politica, sociale, economica. Con l’aggravante delle cancellerie di tutto l’Occidente in allarme, costrette a occuparsi di un leader politico che credevano di avere archiviato per sempre. È solo uno scenario. Il più pessimista. Non per nulla l’intestazione del fascicolo recita: “Sicurezza nazionale”.
il Fatto Quotidiano, 30 Luglio 2013