Le ore dell’attesa per il verdetto della Cassazione sul processo Mediaset spiegano con perfetta sintesi come siamo arrivati a questo punto e perché.
Dei fatti accertati per via documentale e testimoniale che ricostruiscono, correttamente secondo la requisitoria del procuratore, la mole impressionante della frode fiscale ultradecennale ideata e gestita in prima persona, anche da presidente del Consiglio, da Silvio Berlusconi interessa meno di niente alla politica dei partiti che probabilmente considera, mutatis mutandis, anche quei “ritocchi” ai diritti tv per costituire la galassia offshore una declinazione dell’evasione “per sopravvivenza”. E poi come urla Formigoni, portandola come prova dirimente dell’innocenza di Berlusconi, “cosa volete che siano per lui 2 milioni di euro di evasione” (veramente 7 in due anni), per lui che è il massimo contribuente del fisco italiano?
Bisogna in fondo riconoscere che Franceso Boccia dice la verità quando sostiene che, in fondo, di nuovo la sentenza della Cassazione non porterà nulla e che sottinteso loro, come rappresentanti del Pd, Berlusconi l’hanno sempre conosciuto, gli è sempre andato bene come massimo interlocutore per le riforme, e ora che si tratta “di fare il bene per gli italiani” non si faranno condizionare dalle sue vicende giudiziarie. Quasi un’anticipazione delle dichiarazioni di Brunetta mentre l’inedito duo difensivo Coppi-Ghedini sta per prendere la parola davanti alla Corte: ” Più la situazione è difficile, più Berlusconi dà il meglio di sé. L’alternativa a Berlusconi è Berlusconi” con il corollario sul Pd appeso più che mai alle sue sorti.
Ma in queste ore “sospese” è forse l’altra metà del cielo di questa cosiddetta politica che dà, in parte, senza rendersene minimamente conto il meglio di sé.
Il verdetto di legittimità, sui processi di merito in cui Berlusconi è stato condannato a 4 anni più 5 di interdizione dai pubblici uffici, da parte del supremo organo di giurisdizione le cui sentenze fanno giurisprudenza e costituiscono un precedente interpretativo per i giudici di primo e secondo grado, viene presentato con l’appeal di un sorta di svago dalla noia estiva e contemporaneamente come un giudizio di Dio o un conclave mondano.
Di tutte le amenità “giornalisticamente” più in voga c’è quella di contrapporre alla “fibrillazione” della politica il disinteresse generale “della gente” sostenitori e oppositori di Berlusconi, tutti sullo stesso piano e tutti ugualmente addormentati.
Ma l’accento ovviamente viene posto con compiacimento sul presunto disimpegno e menfreghismo dei giustizialisti, già girotondini e animatori instancabili per vent’anni delle manifestazioni contro le leggi ad personam e l’impunità garantita.
Senza rendersi evidentemente conto dello sproposito, Luca Telese che nel suo appuntamento serale su La7 per compensare la presenza impegnativa di Furio Colombo ha pensato bene di riequilibrare con Formigoni collegato, Fede in studio ed Apicella intervistato, ha paragonato la piazza dinanzi alla Cassazione semideserta di manifestanti con le manifestazioni travolgenti per “l’uscita di scena di Berlusconi”, nel novembre del 2011.
Forse gli deve essere sfuggito, e a molti altri con lui, che noi “giustizialisti” promotori e protagonisti di tante iniziative per contrastare le leggi-vergogna e per la realizzazione dell’ art.3 , non siamo abituati ad appressarci davanti ai tribunali mentre i giudici stanno per decidere o sono in camera di consiglio.
Noi abbiamo manifestato sempre e solo in nome dell’autonomia della magistratura e abbiamo difeso da sempre tutti i magistrati impegnati per loro “sventura” in processi con imputati eccellenti, dai Pm ai giudici di Cassazione e costituzionali, dalle pressioni e dalla delegittimazione di un potere politico senza “onore e dignità”.
Quelli che cercano di condizionare i tribunali e di intimidire i magistrati mentre sono in udienza senza suscitare particolari reazioni dalle pià alte cariche, sono gli stessi rappresentanti delle istituzioni che annunciano come risposta ad una condanna definitiva per il loro capo senza alternative, sfracelli vari, tra i quali l’Aventino per “lesa impunità” del capo.
Speriamo di aver modo di constatare, con la conferma della sentenza di condanna, che questa volta il Pd, come annunciato da Zanda e Gentiloni “non tollererà comportamenti eversivi”.