La battaglia sulle intercettazioni della National Security Agency (NSA) si trasferisce al Senato USA. Dopo che la settimana scorsa il massiccio programma di spionaggio era sopravvissuto a stento a un voto della Camera, sono ora i senatori, democratici e repubblicani, a dar voce a perplessità e critiche sull’operato della NSA. E mentre l’amministrazione Obama cerca di rassicurare i critici, affermando che le intercettazioni sono limitate e soggette a uno stretto controllo da parte di un tribunale, il quotidiano britannico “The Guardian” pubblica nuovi documenti forniti da Edward Snowden, che mostrano come gli Stati Uniti hanno in questi anni spiato milioni di utenti internet.

Ciò che sta avvenendo nelle ultime ore, nelle audizioni del “Senate Judiciary Committee” sarebbe stato impensabile sino a qualche settimana fa, e rivela un deciso cambiamento di orientamenti nell’opinione pubblica americana sul tema della privacy. Le critiche all’attività della NSA sono venute soprattutto dal chairman del Committee, il democratico del Vermont Patrick Leahy, che ha duramente attaccato l’amministrazione Obama sull’efficacia delle intercettazioni operate dalla NSA sulle telefonate degli americani. “Le telefonate di tutti quelli presenti in questa stanza, di tutti noi – ha detto Leahy, comprendendo con un gesto della mano gli altri senatori – sono state archiviate in un database della NSA. Ho detto più di una volta che il fatto di avere la capacità di raccogliere enormi quantità di dati, non significa avere il diritto di raccoglierli. Se questo programma non è efficace, deve finire. E, per il momento, non sono convinto di quello che vedo”. Le parole di Leahy sono l’atto d’accusa più duro arrivato sinora da un alto rappresentante della politica USA, tanto più significative in quanto arrivano da uno dei democratici più vicini a Barack Obama. Di fronte a John C. Inglis, il vice-direttore della NSA, e a Robert S. Litt, avvocato che rappresenta il direttore della National Agency, il senatore Leahy ha esplicitamente messo in dubbio l’affermazione del governo americano, secondo cui i programmi di intercettazione hanno aiutato a sventare almeno 54 attentati terroristici. Pressato da Leahy, Inglis ha dovuto riconoscere che le intercettazioni sono state “efficaci” soltanto in 12 presunti attentati, ammettendo alla fine che soltanto uno tra questi era giunto a una fase di progettazione avanzata.

Le stesse preoccupazioni di Leahy sono state espresse, all’interno della Commissione Giustizia del Senato, da un collega repubblicano, Charles Grassley, che ha pesantemente criticato il direttore della National Intelligence, James Clapper, per aver “mentito” al Congresso, lo scorso marzo, affermando che il governo USA non spia le conversazioni telefoniche degli americani. Nella politica USA sta dunque montando una marea pesantemente negativa nei confronti delle agenzie di spionaggio e delle strategie antiterrorismo – una marea che rischia di travolgere i tentativi dell’amministrazione Obama di difendere i programmi sinora utilizzati nella ‘war on terror‘.

Proprio per cercare di placare le critiche, l’amministrazione ha portato davanti alla Commissione Giustizia i documenti che il tribunale segreto della Fisa (Foreign Intelligence Surveillance Act) ha preparato per definire le linee guida nella raccolta di dati e informazioni. Secondo le regole fissate dalla corte, soltanto “personale autorizzato e addestrato nella maniera più appropriata” può avere accesso a numeri di telefono, tempo e durata delle telefonate intercettate” (i cosiddetti “metadati”), e che per guadagnare questo accesso i funzionari devono dimostrare che le intercettazioni riguardino il numero di telefono di una persona legata a un gruppo terroristico straniero. Le rivelazioni dell’amministrazione, invece di rassicurare, hanno ulteriormente sollevato critiche tra i gruppi per i diritti civili ma anche tra gli stessi senatori della Commissione Giustizia, che si sono chiesti perché le intercettazioni su presunti gruppi terroristici devono comunque riguardare milioni di persone. La debacle mediatica e politica dell’amministrazione Obama, nelle ultime ore, è stata ulteriormente nutrita dalle rivelazioni del quotidiano britannico “The Guardian”, che ha pubblicato i particolari di un altro programma segreto di spionaggio delle comunicazioni su internet chiamato “XKeyscore” e usato dalla Nsa. Il sistema permette agli agenti Usa di sorvegliare in tempo reale le e-mail, le ricerche sul web e tutte le altre azioni compiute su Internet dagli utenti. Secondo i documenti, “XKeyscore” permette di monitorare almeno 500 server sparsi in tutto il mondo, dalla Russia al Venezuela. Le nuove rivelazioni sono state ancora una volta rese possibili grazie ai documenti consegnati da Edward Snowden al giornalista del “Guardian”, e attivista per i diritti civili, Glenn Greenwald.

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