La talpa ha ricevuto i documenti per lasciare l'aeroporto di Mosca e ha ottenuto l'asilo temporaneo dalle autorità nazionali. Fonti locali dicono che ha lasciato l’area transiti dello scalo Sheremetyevo e ha passato i controlli di frontiera
La “talpa” del Datagate, Edward Snowden, ha lasciato l’aeroporto Sheremetevo di Mosca dove era bloccato dal 23 giugno scorso. Secondo quanto riferisce Ria Novosti, la talpa ha lasciato lo scalo internazionale e all’ex analista della Cia è stato concesso un permesso di soggiorno provvisorio per asilo della validità di un anno. Al momento, riporta il suo avvocato Anatoly Kucherena, ha lasciato l’aeroporto dove era atterrato lo scorso 23 giugno in arrivo da Hong Kong per trasferirsi in una località che non verrà resa nota. “Siamo estremamente delusi dalla scelta russa”, ha detto Jay Carney, portavoce della Casa Bianca.
La concessione rappresenta uno “schiaffo a Obama” in vista del G20 in programma a settembre a San Pietroburgo. E rischia di deteriorare seriamente i rapporti tra Washington e Mosca. In attesa di un commento ufficiale della Casa Bianca, i media Usa leggono così la scelta del governo russo di permettere alla ‘talpa’ dello scandalo ‘Datagate’ di lasciare l’aeroporto. Sinora la Casa Bianca ha definito una soluzione di questo tipo “decisamente deludente”, osservando che Snowden è arrivato a Mosca “senza un passaporto valido”. Gli States hanno sempre insistito sul fatto che Mosca avrebbe dovuto rispedire Snowden in patria “per affrontare i capi d’accusa che pendono a suo carico”.
Una visione non condivisa dalla Russia. “Il caso Snowden“, ha commentato il consigliere del Cremlino Iuri Ushakov, “per noi ha carattere non significativo e per questo non deve avere ripercussioni sui rapporti politici con gli Stati Uniti”. E ha aggiunto che Mosca non ha ricevuto per ora alcun segnale sul possibile annullamento della visita di Barack Obama nella capitale russa prima del vertice G20 di settembre in Russia. “Sappiamo quale atmosfera si sta formando intorno alla situazione in America, ma non abbiamo ottenuto dai dirigenti americani finora nessun segnale“.