La “vecchia signora in grigio” torna in attivo: gli abbonamenti digitali spingono in nero i conti del New York Times, nonostante il calo inesorabile degli introiti pubblicitari. Nel secondo trimestre del 2013, il giornale newyorkese ha registrato un utile netto di 20,1 milioni di dollari – pari a 13 centesimi per azione – contro la perdita di 87,6 milioni di dollari – meno 58 centesimi per azione – nello stesso periodo dello scorso anno. Il fatturato invece è calato dello 0,9% a 485,4 milioni di dollari. Complessivamente i ricavi generati dalla diffusione del giornale sono cresciuti dello 5,1%, ma il guadagno è stato in larga parte compensato dal calo delle entrate pubblicitarie, che hanno registrato un meno 5,8% (6,8% per quanto riguarda la carta stampata e 2,7% per il digitale).
A spingere in attivo i conti sono invece gli abbonamenti online: nel secondo trimestre 2013 sono cresciuti del 40%, pari a 738 mila unità (699 mila unità per Nyt e International Herald Tribune e 39 mila per Boston Globe). “Stiamo facendo progressi e le nostre iniziative strategiche di crescita sono sulla buona strada”, ha detto l’amministratore delegato Mark Thompson, precisando che “i risultati riflettono la continua evoluzione delle iniziative digitali, l’attenzione alla gestione dei costi e il moderato calo delle entrate pubblicitarie”. Il New York Times continua ad evolversi cercando nuovi modi per far soldi. Ora sta lavorando a nuovi prodotti digitali: prevede di lanciare una offerta per abbonamenti online a basso prezzo che si chiamerà “need to know”, bisogno di sapere, e punterà sul settore alimentare con più attenzione alle notizie sul cibo.
A puntare sul digitale è anche il magnate Rupert Murdoch. Da oggi infatti la versione online del The Sun è a pagamento: si chiama ‘Sun+’ e costa due sterline a settimana. Murdoch aveva annunciato la decisione lo scorso marzo, spiegando che i costi della versione gratuita non potevano più essere sostenuti.