A un anno di distanza, Londra celebra il primo anniversario delle Olimpiadi 2012 con l’ultimo appuntamento della Diamond League prima dei Mondiali di Atletica che cominceranno il 10 agosto a Mosca. Per ‘festeggiare’ il ritorno dei campioni che hanno reso indimenticabile da un punto di vista sportivo i Giochi londinesi, è stato per l’occasione riaperto lo Stadio Olimpico. L’impianto poi chiuderà definitivamente, per riaprire parzialmente per i Mondiali di rugby nel 2015 e poi nel 2016 come stadio di calcio utilizzato dal West Ham, grazie ai lavori di ristrutturazione pagati dai contribuenti. 200 milioni che si aggiungono agli oltre 600 già spesi per la sua costruzione, per fare in modo che il simbolo dei giochi non rimanga un’immensa cattedrale nel deserto. E non diventi così il simbolo di un disastro economico e sociale. Ovviamente, l’anniversario di Londra 2012 è l’occasione per il governo britannico di magnificare il successo economico-politico del carrozzone olimpico. Un brindisi al quale è però difficile accodarsi.

Basta infatti non ignorare i diversi studi fatti in proposito, per accorgersi che dalle Olimpiadi di Barcellona 1992 i Giochi sono sempre stati un salasso per il paese che li ha organizzati, e il ritorno economico limitato a pochi intimi. Nel caso di Londra il governo britannico ha recentemente dato alle stampe un report celebrativo in cui sostiene che il costo dei Giochi per la nazione sarebbe stato di 8,77 miliardi di sterline: 528 milioni di sterline sotto il budget previsto di 9,29 miliardi. Detto che comunque le spese sono quadruplicate ai 2,4 miliardi previsti all’inizio dei lavori nel 2005, e che diverse analisi hanno portato il costo complessivo fino a oltre 20 miliardi, anche nel report governativo i numeri ballano clamorosamente: per esempio i 6,5 miliardi spesi per i trasporti pubblici e considerati un vanto come parte integrante dell’eredità olimpica, non sono poi inseriti negli 8,77 miliardi spesi. E molti altri esempi possono essere fatti in proposito.

Ma non è finita qui. Lo stesso report governativo, redatto a luglio 2013, annuncia che il paese “ha già beneficiato di 9,9 miliardi d’investimenti privati grazie alla promozione fatta dai Giochi”. Ma queste sono solo prospettive di guadagno, le stesse che il premier britannico Cameron fece nel luglio dello scorso anno alla Lancaster House. E nulla dimostra che queste previsioni si siano realizzate, come diversi economisti hanno spiegato a BBC, The Guardian e The Independent, accusando il governo di fare “finanza creativa”. Anche perché, è bene ricordarlo, i maggiori sponsor beneficiarono di un’esenzione fiscale, grazie ad una ingiustificata legge ad aziendam, che da sola secondo la Tax Research Uk ha fatto perdere allo stato decine di miliardi di sterline. Lo stesso vale per 70 mila posti di lavoro di cui avrebbe goduto Londra. Come spiega The Guardian, ne sono rimasti 6,500 e tra questi meno di 3mila durano da più di un anno. E lo stesso vale per gli 11 mila nuovi appartamenti che secondo il report governativo sono stati destinati agli abitanti del quartiere. In realtà, come aveva già raccontato ilfattoquotidiano.it l’anno scorso, solo il 6% saranno destinati a social housing (le case popolari le cui liste di attesa sfiorano i dieci anni, nella zona intorno all’ex Villaggio Olimpico) e il resto sarà messo sul mercato, a un costo comunque non accessibile agli abitanti del quartiere.

E veniamo al lato sportivo. Svanito l’effetto olimpico, la riduzione del numero di persone che oggi nei sondaggi dice di fare sport, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, raggiunge percentuali altissime. Mentre per quel che riguarda i finanziamenti allo sport di base, l’ex ministro laburista per lo Sport Richard Caborn ha stimato che a causa della scure governativa i vari municipi taglieranno i fondi per l’attività sportiva tra l’80% e il 90%, con conseguenze che tra dieci anni saranno “devastanti”. Qualcuno non ha capito che i campioni, che dovrebbero servire di esempio alle persone per invogliarle a fare sport, non nascono già pronti, ma vanno allevati. Fuor di metafora, se da una parte si continua a celebrare come eroe della patria Jessica Ennis, che da un’infanzia difficile nello South Yorkshire è arrivata a vincere uno storico oro nell’eptathlon femminile, dall’altra si demolisce lo stadio di atletica di Sheffield dove la Ennis si è allenata per diventare campionessa: mancano infatti le 70mila sterline annue per mantenerlo.

Nulla rispetto ai 2,8 milioni di buonuscita che il report governativo spiega sono stati pagati ai massimi dirigenti della London Olympic Authority: per un impiego che si sapeva sarebbe terminato dopo il 2012, e per cui si potevano fare contratti a tempo. Per non parlare poi della presunta eredità paralimpica. Dove il report governativo si limita a sbandierare un sondaggio, in cui l’81% degli intervistati pensa che le Paralimpiadi abbiano aiutato i diversamente abili. E la realtà invece è tragica. Il governo dal prossimo anno taglierà infatti 2,4 miliardi di sterline di benefit sociali per i disabili, lasciando oltre mezzo milione di persone con problemi gravi (un quarto del totale) senza alcun aiuto. E in alcuni casi senza casa. Tra questi anche diversi campioni paralimpici, tra cui le cavallerizze Sophie Christiansen e Natasha Baker, che proprio grazie a quei fondi hanno potuto fare sport, sino a vincere l’oro olimpico. Come spiega Sophie: “Noi atleti paralimpici sono stati usati come il prodotto finale di un immenso e glamour spot pubblicitario, finito il quale viviamo nel terrore”.

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