Certo, in teoria, avrebbe sacrosanta ragione Michele Serra che, nella sua imperdibile Amaca di ieri, annunciava di non voler assolutamente farsi coinvolgere dall’attesa della sentenza della Cassazione, che sarebbe andato “al mare, confuso tra la folla degli ignari”, perché vivere spasmodicamente quell’attesa era come cedere a una malattia, “la malattia di un paese che vive appeso alle faccende personali di un signore che altrove sarebbe un normale riccone, normalmente pacchiano, normalmente tracotante…”.

Il problema sta tutto lì, in quell’altrove. In teoria, vivendo altrove, anche solo a Chiasso o a Mentone, nemmeno io mi sarei fatto coinvolgere dall’attesa della sentenza di un processo per frode fiscale, ma siccome, in pratica, vivo qui, alla fine ho passato un bel po’ del pomeriggio davanti alla tv, aspettando che arrivassero le notizie di cui Serra non voleva sentir parlare. E così non solo mi sono appassionato al contenuto delle notizie, traendone, da cittadino, molti motivi di soddisfazione, ma, alla fine, per evidente deformazione professionale, anche al modo in cui sono state date dalle varie emittenti, che è diventato una sorta di verifica dello stato di salute dei tg italiani. Per esempio, se ancora ce ne fosse bisogno, è apparso evidente lo stato confusionale postminzoliniano che ancora avvolge il Tg1. Approfittando di una pausa pubblicitaria, è stato interrotto all’improvviso il quiz preserale per dare spazio a un’edizione straordinaria, diventata poi normale, in cui un conduttore anonimo, come sono ormai tutti i conduttori della testata, e un’inviata annaspavano nel tentativo di confezionare un’interpretazione comprensibile, credibile e distaccata del pronunciamento dei giudici. Pronunciamento che, nel suo stretto linguaggio giuridico, ha messo in difficoltà anche Sky tg 24, che aveva preparato tutto per bene nel corso del lungo speciale pomeridiano, ma che al momento decisivo è sembrato per un attimo esitante nel cogliere il succo della sentenza.

Forse a complicare le cose ha contribuito l’urlo di gioia sollevato dai componenti dell’esercito di Silvio appena udita la parola “annullamento”, a dimostrazione che da quelle parti ci sono difficoltà di convivenza non solo con l’Italia e le sue leggi ma anche con l’italiano e la sua sintassi. Chi invece ha fatto un figurone è stato ancora una volta Mentana con il suo telegiornale che è stato in grado di cogliere tempestivamente la sostanza, il senso, il valore di ciò che stava avvenendo, grazie alla presenza di un gruppetto di ospiti azzecatissimi tra cui Travaglio, che sarà pure antipatico a molti ma quando si parla di questioni giudiziarie è imbattibile. Peccato che anche su La 7 non si riesca a tenere troppo a lungo uno standard così alto di qualità informativa. A ricordarci qual è il livello comune dell’informazione televisiva italiana, la sua triste normalità, ci ha pensato in prima serata Telese con il suo teatrino pieno di personaggi pittoreschi, di azzeccagarbugli consultati al telefono, di videomessaggi vittimistici trasmessi integralmente e di relative interpretazioni del loro significato politichese, di parole ricercate per esprimere il nulla.             

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