O la grazia o il voto‘, una minaccia che ricorda nei modi, nei suoni, nello stile, un’altra esclamazione: ‘O la Borsa o la vita’. La sostanza non è, per altro, molto diversa.

Un signore, appena condannato in via definitiva, chiede al Presidente della Repubblica di graziarlo, non perché pentito, ma perché, altrimenti metterà a ferro e fuoco le istituzioni, magari a colpi di videocassette ritrasmesse da reti compiacenti.

Dal momento che la richiesta di grazia è risibile, persino nell’attuale contesto politico, l’obiettivo evidentemente è un altro: ricattare il governo, mettere sotto pressione il Quirinale e strappare un impegno ad una immediata controriforma costituzionale e della giustizia fondate sul presidenzialismo e sulla riduzione drastica della automia dei poteri di controllo.

Questa è la posta in gioco, altro che la grazia!

Mai come in questo momento alla forze politiche e sociali spetta il compito di respingere il ricatto e di mettere insieme quanti hanno davvero a cuore l’ordinamento democratico ed i valori costituzionali. Bisogna respingere il ricatto o la grazia o il voto.

Per farlo occorre un governo che si impegni ad approvare subito pochi provvedimenti e , tra questi, la nuova legge elettorale ed il conflitto di interessi, per poi tornare alla prova elettorale.

Al Pd spetta il compito di porre fine alla esperienza di questa maggioranza, al Movimento 5 stelle l’onere di trattare e concordare un programma ed un esecutivo.

Sel ha già dato una disponibilità piena, Scelta Civica deciderà cosa fare, ma ora il tempo delle attese, delle polemiche pretestuose, degli insulti reciproci va definitivamente messa tra parentesi.

Chi vuole restare abbracciato a questa destra lo faccia pure e ne risponderà ai suoi elettori.

Ci sono momenti, nella vita di una comunità, nei quali sono messi in discussione i valori fondamentali, le ragioni stesse della reciproca convivenza, questo, purtroppo, è uno di quei momenti.

Dar vita ad un governo di “Responsabiltà Costituzionale” non significa rinunciare alle proprie convinzioni e diversità, ma solo anteporre l’interesse generale ad ogni egoismo di parte, di partito di movimento.

Una volta respinto il ricatto e la minaccia, ciascuno tornerà a fare la sua parte, magari anche a litigare aspramente, ma senza più il rischio che uno qualsiasi dei giocatori, presenti e futuri, possa rovesciare il tavolo ed urlare: ‘O la borsa o la vita!’

Domani, a Roma, sfileranno i sostenitori di Berlusconi, risuoneranno le minacce di sempre contro giudici, tribunali, Costituzione, quello che resta della libera stampa.

Sarà il caso di cominciare a preparare una grande Piazza della Costituzione che riunisca quanti non hanno intenzione alcuna di cedere ai ricatti.

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