E’ arrivato. Dopo otto anni e più di 800 milioni di euro spesi per la sua costruzione, il 31 di luglio scorso il rigassificatore “Fsru Toscana” è comparso al largo del versante tirrenico e si è infine posizionato a 22 chilometri dalla costa livornese. Si tratta della terza infrastruttura di questo tipo in Italia. Nel nostro Paese esistono già due: a Panigaglia (La Spezia) e a Porto Viro (Rovigo) mentre nel mondo i rigassificatori operativi sono 80. Quando la fase di collaudo sarà ultimata e il terminale offshore sarà a regime, avrà una capacità di rigassificazione di 11 milioni di metri cubi di gas al giorno, ovvero 3,75 miliardi di metri cubi all’anno, pari al quattro per cento dell’intero fabbisogno nazionale.
Per quanto riguarda l‘impatto ambientale del terminale, dal sito della “Olt offshore Lng Toscana” si legge che: “Tutti gli aspetti legati alle possibili conseguenze sull’ambiente esterno sono stati analizzati e sono state approntate le necessarie misure atte a rendere minimo l’impatto, così come riconosciuto da tutte le autorità competenti che hanno concesso le indispensabili autorizzazioni”. Rassicurazioni che non soddisfano molti livornesi. Il Comitato “No offshore” (di cui fanno parte diverse associazioni livornesi) ha infatti annunciato per domenica 4 agosto un corteo che sarà “il funerale del mare” (foto dal profilo Facebook del comitato).
“Con tristezza annunciamo la dipartita del nostro amato mare. Ucciso da incuria, inquinamento, industrializzazione selvaggia. Ma l’ultimo colpo al suo generoso cuore è stato l’arrivo del mega rigassificatore. Per questo dichiariamo – scrive in una nota il Comitato: il lutto stracittadino di Livorno e Pisa in questo uniti dal dolore”.
Il progetto della “Olt offshore Lng Toscana” (società nata dall’alleanza tra Olt energy Toscana, Golar ing, gruppo Iren e gruppo E.On che detengono entrambi il 46,79 per cento delle quote azionarie della società) ha previsto la conversione di una nave metaniera (la norvegese Golar frost) in un terminale galleggiante saldato al fondale marino attraverso sei àncore in maniera permanente a 22 chilometri dalla terraferma. Le navi metaniere si affiancheranno al terminale “Fsru Toscana” e grazie a dei bracci di carico mobili il gas naturale liquido verrà travasato nei quattro serbatoi della nave gasiera dell’Olt. A questo punto il suo compito sarà quello di rigassificare, ovvero riportare il Gnl (gas naturale liquido) allo stato gassoso. Una volta fatto questo, il gas, tramite un sistema di tubazioni che si trovano a 120 metri di profondità, raggiungerà la terra ferma e la rete nazionale di Snam Rete Gas.
Per quanto riguarda l’impatto che il rigassificatore potrebbe avere sull’ecosistema del “Santuario dei Cetacei“, il fattore che desta maggiore preoccupazione tra le associazioni ambientaliste riguarda gli effetti dell’acqua clorificata sulla fauna e la flora marina. Come spiega Maurizio Zicanu del Comitato “No offshore”: “Per il processo di rigassificazione del Gnl viene utilizzata acqua di mare che permette di riscaldare il gas liquido riportandolo allo stato gassoso. Per evitare che l’acqua di mare danneggi l’impianto di rigassificazione, la Olt utilizzerà cloro che lo “ripulisce”. Una volta utilizzata, l’acqua viene riversata in mare.”. Dal sito della Olt Offshore si legge che: “Le concentrazioni di cloro attivo libero allo scarico saranno significativamente inferiori a quelli previsti dalla normativa nazionale. Le limitazioni allo scarico di cloro attivo libero nell’ambiente marino sono state definite dalle autorità competenti, con il rilascio delle autorizzazioni necessarie. Il rispetto di tali limiti sarà, comunque, oggetto di controllo nel corso delle attività del Terminale da parte delle autorità preposte”.
Ma Zicanu sottolinea che “si tratta di volumi notevoli, dell’ordine di circa trecentomila metri cubi al giorno, sottoposti a choc meccanico, che provocheranno la formazione di schiume come accade all’impianto di rigassificazione di Rovigo e che vengono trattate con cloro attivo e con conseguente rilascio di sostanze tossiche: i cloro-derivati organici. Si tratta di enormi masse d’acqua sterile e quindi incapace di assolvere i compiti eco sistemici che l’acqua di mare normalmente assolve: habitat per il plancton, processi di auto depurazione, regolazione dei cicli biogeochimici, assorbimento di CO2”. E il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi afferma: “Per quanto riguarda il rigassificatore, esprimiamo sia soddisfazione che preoccupazione. Abbiamo chiesto un monitoraggio continuo per quanto riguarda l’impatto ambientale. Nel complesso riteniamo che il progetto sia buono ma ovviamente lo affrontiamo con la preoccupazione che abbiamo sempre avuto verso le imprese industriali sul nostro territorio”.
La Olt Offshore sulle pagine di un dossier sul rigassificatore realizzato dal quotidiano locale “Il Tirreno” dichiara: “Tutto ciò che riguarda la sicurezza del terminale è stato oggetto di verifica da parte delle autorità competenti, sia nella fase di progettazione che in quella di realizzazione. Gli ipotetici incidenti, compreso il rischio di eventuali esplosioni per la presenza di Gnl a bordo, sono stati provati e testati secondo le norme di certificazione riguardanti la sicurezza”.
Di parere opposto il “Comitato No offshore” che fa sapere: “La Commissione internazionale di esperti che la Regione Toscana è stata costretta a istituire per rispondere al vasto movimento di opposizione al progetto ha concluso i suoi lavori nell’autunno 2010 con 66 rilievi e 12 richieste di chiarimenti. Uno dei punti centrali riguardava proprio quello che poteva accadere ai bracci di scarico se durante l’operazione fossero sorti problemi di bilanciamento a causa di onde provocate da un forte vento. La conseguenza di una rottura dei bracci al momento dell’allibo del gas o di un cedimento strutturale dei contenitori del terminale, sarebbe quello di una fuga di gas simile a quella che ha provocato la strage di Viareggio”.
Per i prossimi tre mesi saranno effettuate tutte le operazioni di collaudo del terminale che dovrebbe inaugurare l’attività commerciale entro l’ultimo trimestre dell’anno. Una cosa è certa: le proteste e la richiesta di smantellare il rigassificatore non si fermeranno.